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    Detox ascellare, come farlo e perché

    Rimedi alternativi

    di Stefania D’AmmiccoPubblicato il: 21-09-2021

    Come ridurre l’odore e passare dall’uso di deodoranti chimici e antitraspiranti, all’utilizzo di sostanze naturali e meno dannose per l’organismo

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    Sanihelp.it – Le ascelle spesso non sono prese in considerazione quando si parla di detox.
    Eppure sono un’area sulla quale, ogni giorno, applichiamo deodoranti o antitraspiranti.
    Si sa che alcuni ingredienti, come i sali di alluminio, possono non essere adatti ad alcune persone, e come la nostra pelle sia comunque in grado di assorbire tantissime sostanze e di portarle in circolo in tutto il corpo.
    Per questo, sempre più persone si stanno approcciando al detox delle ascelle, sia allo scopo di liberare la pelle sia con l’obiettivo di passare all’uso di deodoranti più naturali e meno aggressivi.
    Ma come eseguire questo detox?
    Si potrà creare una pasta formata da un cucchiaio di polvere di bentonite, da un cucchiaio di acqua e da uno di aceto di mele.
    Si mescoleranno gli ingredienti e si applicherà la pasta a livello delle ascelle. Si lascerà il composto in posa per almeno dieci minuti e poi si risciacquerà.
    Si potrà proseguire con questo detox a giorni alterni, fino a quando sarà possibile notare qualche cambiamento.
    Come ci si accorgerà di aver disintossicato le ascelle?
    Innanzitutto, sarà possibile notare un odore molto meno forte durante la sudorazione. Inoltre, la pelle sarà di colore più chiaro, meno sensibile ed irritata.
    Durante i primi giorni dopo le prime disintossicazioni, molti notano un aumento della sudorazione e anche dell’odore, ma questi sono sintomi passeggeri che verranno meno nel momento in cui il detox sarà stato compiuto completamente.
    Alla fine del processo, quindi, si potrà passare all’uso di deodoranti naturali, che saranno molto più efficaci rispetto al passato.

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    Giornata mondiale della consapevolezza sul linfoma

    Tumori: prevenzione e terapie

    di Elisa BrambillaPubblicato il: 21-09-2021

    Si è tenuta il 15 settembre scorso, per accendere i riflettori su questa malattia

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    Sanihelp.it – Nonostante l’elevata incidenza di casi la conoscenza di questa patologia, che colpisce ogni anno circa 15.000 persone, è spesso frammentata.Tra queste nuove diagnosi, secondo il registro Airtum (Associazione Italiana Registri Tumori), circa 2.150 riguardano il linfoma di Hodgkin, con una sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi pari all’82% nei maschi e 87% nelle femmine, mentre circa 13.200 sono invece le nuove diagnosi riguardo i linfomi non Hodgkin, con una sopravvivenza che, a 5 anni dalla diagnosi, si attesta al 64% nei maschi e al 67% nelle femmine.«Sopravvivenza e guarigione – sottolinea Davide Petruzzelli, Presidente e fondatore de La Lampada di Aladino Onlus – sono concetti molto complessi, perché la qualità della vita non corrisponde alla quantità della vita. La velocità dell’innovazione terapeutica, che sta cambiando positivamente la storia di queste patologie, purtroppo non va di pari passo con la presa in carico della persona. Il dibattito sulla personalizzazione della cura non deve essere semplificato né ristretto al solo ambito terapeutico, ma – continua Petruzzelli – deve comprendere la presa in carico globale della persona. Solo così potremo dare al paziente gli strumenti per essere al centro di un percorso di cura costruito su misura».L’associazione La Lampada di Aladino Onlus, fondata nel 2000 per dare supporto ai pazienti oncologici e ai loro familiari, spiega che guarire da un tumore non sempre significa tornare alla vita normale, per questo il percorso di cura non deve riguardare solo la malattia, ma tutta la persona.Grazie al percorso OSIO (Orientamento e Supporto Individualizzato al paziente Oncoematologico) è stato possibile implementare un percorso di cura personalizzato. L’assistenza è offerta dal Centro PAROLA (Prevenzione Assistenza Riabilitazione Oncologica Lampada di Aladino), un poliambulatorio dove un’equipe specializzata segue i pazienti.

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    Fake su neoplasie: nasce il progetto Comunicare il cancro

    Tumori: prevenzione e terapie

    di Elisa BrambillaPubblicato il: 14-09-2021

    Sui social una notizia su tre sui tumori è falsa: bisogna contrastare questo fenomeno

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    Sanihelp.it – Su internet ormai si trova di tutto, ma siamo sempre in grado di discernere ciò che è vero da ciò che è falso? A quanto pare, non sempre. Preoccupa infatti che il 30% delle notizie sul cancro pubblicate sui social sia falso, con possibili gravi conseguenze, come per esempio il ritardo nell’inizio delle cure o, peggio, il ricorso a terapie alternative prive di base scientifica e di efficacia.L’indagine, che è stata pubblicata sul Journal of the National Cancer Institute, ha rilevato che non solo questi articoli sono presenti in internet, ma che ricevono anche un gran numero di condivisioni.Per favorire la divulgazione di informazioni corrette in ambito oncologico nasce così il progetto comunicareilcancro che prevede un portale dedicato (www.comunicareilcancro.it) e l’attivazione di profili social. Comunicareilcancro è un progetto promosso dalla Clinica Oncologica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona – Università delle Marche e da Intermedia, che ha l’obiettivo di promuovere la cultura della comunicazione medico-scientifica in ambito oncologico sia sui media tradizionali che quelli digitali.Comunicareilcancro rappresenta un punto di riferimento per i pazienti, per i caregiver e per chi si occupa di comunicazione, con l’obiettivo di fornire un’informazione corretta e affidabile.«Nei media circolano ancora troppe fake news sul cancro – spiega Rossana Berardi, Ordinario di Oncologia Medica presso l’Università Politecnica delle Marche e Direttore della Clinica Oncologica Ospedali Riuniti di Ancona – E i social network sono i principali responsabili di questo processo di cattiva informazione. Il progetto comunicareilcancro si propone proprio di promuovere l’informazione corretta in questo ambito e attraverso una formazione anche accademica di formare operatori sanitari e divulgatori trasmettendo le regole fondamentali per comunicare non solo il cancro, che rappresenta il paradigma delle malattie anche per il suo grande impatto emotivo, ma più in generale la salute e la medicina».

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    Funghi ai piedi, combatterli con una ricetta fatta in casa

    Cure naturali

    di Stefania D’AmmiccoPubblicato il: 14-09-2021

    Come curare le micosi, e anche prevenirne la ricomparsa, utilizzando pochi e semplici ingredienti naturali

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    Sanihelp.it – I funghi a livello dei piedi e delle dita dei piedi possono essere fastidiosi ma anche difficili da mandare via.
    Inoltre, una caratteristica tipica dei funghi è il loro odore, che può rimanere sui piedi per molto tempo, anche nel momento in cui questi vengano lavati.
    Esistono ovviamente moltissimi trattamenti medici, e nel caso in cui si sospetti di avere un fungo alle dita, alla pelle dei piedi oppure ad una delle unghie, bisognerà rivolgersi al proprio medico.
    Tuttavia, per prevenire, curare e lenire i piedi sarà possibile utilizzare una polvere antifungina fatta in casa.
    Per iniziare si dovranno combinare in una ciotola della polvere di bentonite e del pepe di Caienna. Il pepe, contenendo la capsicina, consente di combattere i funghi e anche di prevenirne la ricomparsa.
    Successivamente si aggiungeranno alcuni oli essenziali: due gocce di olio di cannella, contro le infezioni, due gocce di olio di chiodi di garofano e di olio di incenso.
    Si mescoleranno accuratamente tutti gli ingredienti e poi si potranno applicare sui piedi. Un modo davvero ingegnoso per farlo è quello di mettere un cucchiaio di polvere in ciascun calzino. Si infilerà il piede e si muoveranno i piedi e i calzini in modo da consentire alla polvere di ricoprire tutte le parti necessarie.
    Si utilizzerà almeno una volta al giorno fino a quando i piedi torneranno alla normalità.

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    Roberta Rei invita a sostenere la ricerca sull'endometriosi

    Iniziative

    di Valeria GhittiPubblicato il: 14-09-2021

    L’inviata de Le iene è la testimonial dell’evento musicale che il San Raffaele organizza per raccogliere fondi per la ricerca sulla patologia che colpisce il 10-15% delle donne in età riproduttiva.

    © comunicato stampa San Raffaele

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    Sanihelp.it – Segnate in agenda: giovedì 16 settembre 2021, alle ore 17, sul tetto dell’Ospedale San Raffaele si terrà Musica sui tetti, un evento musicale in streaming. Flavio Bordin, in arte Flavio Sax, musicista sassofonista professionista, si esibirà con la sua orchestra composta da tre giovani musiciste – due violiniste e una percussionista – con una scaletta di successi, tra cui alcuni brani di Ennio Morricone, Viva la Vida dei ColdPlay e il suo inedito Wind Roof and Love.
    Il concerto, che vede come testimonial l’inviata de Le Iene Roberta Rei, sarà fruibile da tutti i pazienti, dal personale e dal pubblico esterno collegato in diretta facebook sulle pagine social degli organizzatori (@ospedaleSanRaffaele, @Aendoassociazione). L’evento musicale, organizzato dall’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano in collaborazione con Ændo – Associazione Italiana Dolore Pelvico ed Endometriosi e con il supporto non condizionato di Gedeon Richter Italia, vuole sensibilizzare il pubblico sull’endometriosi e sostenere la ricerca scientifica in questo ambito.
    In Italia ci sono almeno 3 milioni di donne con diagnosi conclamata di endometriosi, malattia cronica e complessa, originata dalla presenza anomala del tessuto che riveste la parete interna dell’utero in altri organi, che può dare dolore cronico e infertilità, causando anche invalidità sociale. Purtroppo ancora è poco conosciuta e spesso la diagnosi è tardiva con conseguenze importanti e invalidanti.
    La raccolta fondi collegata a Musica sui Tetti andrà a sostenere Genome-Wide il progetto di ricerca nazionale coordinato dall’IRCCS Ospedale San Raffaele dedicato nello specifico allo studio della componente genetica nell’endometriosi.  «Con questo studio intendiamo ricercare e identificare le varianti genetiche che predispongono alla malattia. L’endometriosi è caratterizzata da una forte interazione tra genetica e ambiente. La quota di ereditabilità, vale a dire la quota di variabilità che è dovuta ad effetti genetici, risulta essere pari al 51%. Utilizzando le attuali tecniche che valutano le varianti dell’intero genoma, sono già state identificate alcune regioni del DNA potenzialmente coinvolte nello sviluppo della malattia ma ancora la strada da fare è lunga e per questo è di fondamentale importanza contribuire alla ricerca scientifica» spiega Massimo Candiani direttore dell’Unità di Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale San Raffaele.
    Per sostenere la ricerca sull’endometriosi basta fare la propria donazione attraverso la piattaforma GoFundMe al progetto Sostieni le donne contro l’endometriosi (https://www.gofundme.com/f/ricerca-endometriosi).

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    Tumore esofago: approvato nivolumab come trattamento

    Tumori: prevenzione e terapie

    di Elisa BrambillaPubblicato il: 07-09-2021

    La Commissione Europea ha approvato nivolumab per il trattamento adiuvante del tumore all’esofago

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    Sanihelp.it – Il tumore dell’esofago si forma nei tessuti che rivestono l’esofago, organo cilindrico che si trova tra la gola e lo stomaco, ed è dovuto alla crescita incontrollata delle cellule che fanno parte dello strato di mucosa o alle ghiandole che la costituiscono. Questo tipo di tumore è piuttosto frequente, se si considerano entrambi i sessi è l’ottavo nel mondo, ma è più comune negli uomini oltre i 60 anni. I due tumori esofagei che si riscontrano con maggiore frequenza sono il carcinoma a cellule squamose e l’adenocarcinoma, che rappresentano rispettivamente circa l’85% e il 15% dei tumori esofagei.La Commissione Europea (EC) ha approvato nivolumab per il trattamento adiuvante di pazienti adulti con tumore esofageo o della giunzione gastroesofagea con malattia residua dopo una precedente chemio-radioterapia neoadiuvante.L’annuncio è stato dato dall’azienda Bristol Myers Squibb.Questo sulla base di uno studio che ha dimostrato che il trattamento con questo anticorpo monoclonale, dopo le terapie e l’intervento chirurgico, raddoppia il periodo di sopravvivenza libera da malattia rispetto ai soggetti trattati con placebo.«Abbiamo dimostrato che l’uso dell’immunoterapia negli stadi iniziali del tumore ha il potenziale di prevenire la recidiva in alcuni pazienti», ha dichiarato Ian M. Waxman, M.D., development lead, gastrointestinal cancers, Bristol Myers Squibb. «Bristol Myers Squibb è stata la prima azienda a portare gli inibitori di checkpoint nel setting adiuvante per il trattamento dei pazienti con melanoma e ora siamo soddisfatti di essere i primi a portare la terapia adiuvante ai pazienti europei con tumori dell’esofago o della giunzione gastro-esofagea che continuano ad affrontare un importante bisogno clinico non soddisfatto».

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    Monacolina K, la sostanza che riduce il colesterolo

    Rimedi alternativi

    di Stefania D’AmmiccoPubblicato il: 31-08-2021

    Come riportare i valori di LDL alla normalità aiutando il corpo con un componente naturale e senza controindicazioni

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    Sanihelp.it – Una sostanza che può aiutare le persone che soffrano di colesterolo alto a tenerne sotto controllo i valori.
    Si tratta della Monacolina K, un componente che si trova all’interno di alcuni preparati, tra i quali il più famoso è il riso rosso fermentato.
    La Monacolina K viene prodotta grazie all’azione realizzata da diversi ceppi del lievito Monascus purpureus, e viene utilizzata da secoli all’interno della medicina tradizionale cinese.
    Per controllare la produzione del così detto colesterolo cattivo LDL sarà necessario assumere un livello sufficiente di Monacolina K.
    Come si è già detto, un primo preparato che contiene questa sostanza è il riso rosso fermentato. Si potrà trovare sotto forma di integratori in polvere o in pastiglie, così da essere sicuri di assumerne la quantità richiesta.
    Oltre al riso rosso fermentato ci sono altri tipi di componenti che contengono la Monacolina K.
    I primi sono i semi di Baobab, che si potranno trovare in erboristeria, sempre sotto forma di polvere oppure di estratto.
    Inoltre, tutti gli integratori che contengano una miscela di Vitamina B6 e acido folico porteranno anche nel corpo la quantità giusta di Monacolina K.
    Per quanto riguarda le quantità di Monacolina che dovranno essere assunte, si raccomanda un’assunzione che può andare dai 2 ai 48 milligrammi al giorno.
    Tuttavia, il Ministero della Salute raccomanda un dosaggio medio di 10 milligrammi al giorno.
    Non si dovranno assumere i preparati che contengono la Monacolina K in caso di gravidanza, allattamento e nel caso in cui si assumano già dei farmaci che abbiano come effetto quello di abbassare il colesterolo.

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