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    Sopra l’Antartide aria fino a 35ºC più calda del normale

    Nell’aria sopra il Polo Sud sta succedendo qualcosa di insolito, segnalano gli scienziati, un fenomeno chiamato sudden stratosheric warming. Ossia, un improvviso e anomalo riscaldamento nella stratosfera, a circa 30 chilometri dal suolo. Un evento che è stato ritenuto estremamente raro. Fino adesso.
    Iniziato all’inizio di settembre è ancora in corso: tre impulsi di calore hanno spinto le temperature di oltre 25ºC. Al punto che proprio in questi giorni l’aria sopra l’Antartide risulta fino a 35ºC più calda del normale. Il riscaldamento stratosferico si è verificato per la prima volta il 5 settembre, seguito da un secondo impulso intorno al 14 settembre e dal picco di riscaldamento più forte fino ad ora il 27 settembre.
    “-20°C invece di -55°C”
    Normalmente, i forti venti e la mancanza di sole manterrebbero la temperatura intorno ai -55°C, ma è salita bruscamente a circa -20°C. Eppure siamo nel bel mezzo di un inverno antartico, da marzo a ottobre. Mesi bui e molto freddi, poiché il Sole non sorge fino a settembre. settembre quando in questo strato dell’atmosfera normalmente si registra una media di circa -80°C e alla fine di settembre sarebbe stato di circa -50ºC. Invece le onde atmosferiche che trasportano calore dalla superficie si sono spinte sempre più verso l’alto, entrando appunto nella stratosfera. LEGGI TUTTO

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    Nelle “farm” dove il caffè sostenibile resiste, grazie a donne e giovani

    IBANDA (UGANDA) – Ogni nostra giornata nasce da una rossa ciliegia che racchiude molto più di un seme: per noi è la base del rito, ma in Africa è garanzia di vita, presente e futuro, educazione. Un’ipoteca sul domani che oggi è diventata fragilissima e ha bisogno di cure inclusive e sostenibili. Vi siete mai chiesti, quando preparate la moka al mattino, oppure mentre consumate un espresso al bar, cosa accade alle origini del nostro gesto quotidiano, quel caffè che ogni santo giorno ci beviamo? Chi c’è dietro e come inizia tutto? Ed è possibile coltivarlo in maniera sostenibile, sia sociale che ambientale? LEGGI TUTTO

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    Gruppo di autoconsumo, meno burocrazia e contributo fino al 40%: come funziona

    Ultime settimane a disposizione per richiedere il contributo Pnrr per l’installazione di pannelli solari destinati alle Cer e ai Gruppi di autoconsumo. Il contributo copre il 40% dei costi sostenuti per la realizzazione per gli impianti realizzati in comuni con popolazione inferiore a 50.000 abitanti. Il termine ultimo scade il prossimo 30 novembre e la CER o il Gruppo debbono già essere costituiti per poter presentare la domanda di finanziamento a fondo perduto.

    Anticipo sui costi e contributi cumulabili
    Con le novità scattate dalla fine del mese di luglio i fondi del Pnrr possono essere richiesti in oltre 7.750 comuni italiani (circa il 98% del totale). Per completare i lavori ci sarà tempo fino al 30 giugno 2026, mentre l’impianto dovrà entrare in funzione entro il 31 dicembre 2027. Il contributo viene erogato in tranche a fonte della presentazione delle fatture di costo, ma è possibile ottenere un anticipo fino al 30% per avviare i lavori.

    Per la costituzione delle Cer i tempi sono lunghi, ma per i Gruppi di autoconsumo la burocrazia è ridotta al minimo, per cui chi sta meditando sul da farsi fa a ancora in tempo a prendere una decisione e richiedere il finanziamento. Tra l’altro ora il contributo Pnrr è interamente cumulabile con la tariffa incentivante versata dal GSE per 20 anni, mentre in precedenza l’importo era ridotto in proporzione.

    Fisco verde

    Bonus per le auto elettriche: tutto quello che c’è da sapere

    di Antonella Donati

    25 Settembre 2025

    Gruppi di autoconsumo senza burocrazia
    Per poter costituire un Gruppo di autoconsumo è necessario essere residenti tutti nello stesso edificio. Non si deve trattare necessariamente di un condominio, basta che ci siano appartamenti diversi, anche se di un unico proprietario, con utenze intestate a soggetti diversi. Anche l’impianto di produzione deve essere intestato ad uno dei residenti nello stesso edificio. Possono formare un Gruppo anche le villette bifamiliari, e possono possono partecipare ai gruppi non sono i contribuenti privati ma anche le attività commerciali, i professionisti e le piccole imprese. Non è necessario avere tutti lo stesso gestore di energia né occorrono interventi sul proprio contatore. Il Gruppo si costituisce tramite una scrittura privata. Si deve poi nominare un Referente che ha il compito di presentare la domanda e gestire la pratica con il Gse.

    Quanto si può ottenere con l’autoconsumo
    La tariffa premio versata dal Gse varia tra da 60 a 120 euro per ogni MWh di energia elettrica condivisa tra i membri della comunità in base alla potenza dell’impianto e al prezzo di mercato. È pevista poi una ulteriore maggiorazione fino a 10 euro per MWh a seconda della localizzazione geografica dell’impianto. A queste somme si aggiunge una ulteriore quota a titolo di corrispettivo di valorizzazione per l’energia autoconsumata, definito dall’Arera, Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente, pari a circa 8 auro al Mwh. Le somme spettanti sono versate tutti i mesi dal Gse, sulla base dei consumi del Gruppo comunicati dai gestori. Il Referente ha poi il compito di dividerle tra tutti i partecipanti. Ad esempio, nel caso di un Gruppo di sei partecipanti in Centro Italia, con un impianto fotovoltaico da 20 kW e energia condivisa annua: 15.000 kWh (circa 2.500 kWh a famiglia), gli incentivi annui sono: premio Gse: circa 1.560 euro (0,104 €/kWh, maggiorata per Centro Italia), corrispettivo Arera circa 156 euro (0,0104 €/kWh), per un totale annuo di 1.716 euro, che si somma ovviamente al risparmio in bolletta per l’energia autoconsumata. Il simulatore per fare tutti i conti Per sapere quanto può convenire davvero fare un Gruppo il Gse mette a disposizione un simulatore. Inserendo i dai dei consumi e la localizzazione sarà possibile avere tutte le indicazioni necessarie. LEGGI TUTTO

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    In Alaska si vota l’orso più grosso, ma è questione di sopravvivenza

    Come ogni anno torna negli States la Fat Bear Week, il concorso che dal 2014 nel Katmai National Park dell’Alaska dedicato agli orsi. Un contest tra i più discussi d’America, visto che chiunque voglia partecipare può votare online (entro il 30 settembre) scegliendo l’orso bruno tra i tanti che si preparano al letargo. Ma per comprendere a pieno perché la pinguedine dei plantigradi venga sottoposta al giudizio del web bisogna conoscere l’importanza che questa rappresenta per superare i mesi più duri.

    Ambiente

    Biodiversità, cosa vuole dire oggi proteggere la natura

    di Piero Genovesi*

    26 Settembre 2025

    Alla fine della bella stagione gli orsi sono costretti a prepararsi per il letargo stagionale, durante il quale entreranno in un sonno profondo interrompendo alcune funzioni corporali tra cui nutrirsi ed eliminare liquidi e solidi, mentre la frequenza cardiaca e il metabolismo subiscono un brusco rallentamento che durerà mesi. Si tratta di un cambiamento radicale in funzione dell’adattamento, soprattutto se consideriamo che alcuni orsi in Alaska come in Scandinavia possono trascorrere anche sette mesi nelle loro tane durante l’inverno.

    La dieta prima del letargo
    Il letargo è una forma di adattamento fondamentale che permette agli orsi di conservare a lungo le energie durante i mesi più freddi, quando le condizioni meteorologiche sono avverse e il cibo in natura scarseggia. Per questo il peso corporeo è un aspetto indispensabile per la loro sopravvivenza. Alle femmine questo grasso è anche necessario per portare a termine la gravidanza ed allattare la prole. Questa fase di riposo è preceduta da una iperfagia, un periodo cioè di alimentazione vorace durante il quale gli orsi mangiano spesso per poter accumulare la massa grassa necessaria per superare l’ibernazione. In questa fase il fabbisogno calorico può raggiungere picchi molto elevati, fino a 20 mila kilocalorie al giorno, portando l’animale a ingrassare notevolmente e a minimizzare i dispendi energetici.

    Il reportage

    Viaggio nella città degli orsi: la ricetta rumena per la convivenza fra umani e plantigradi

    di Eleonora Dragotto

    10 Settembre 2025

    In Europa d’estate gli orsi cambiano la loro dieta per nutrirsi di frutta (soprattutto bacche), ghiande e noci, andando anche a caccia di prede. Ma è in Alaska che l’orso bruno diventa un campione di massa grassa, visto che alcuni esemplari possono raggiungere i 650 kg, più del doppio di quella dei loro cugini europei.

    Uno degli orsi in concorso (foto: Fat Bear Week)  LEGGI TUTTO

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    Sheyna, a 14 anni crea un gel che elimina oltre il 90% delle microplastiche nell’acqua

    Appassionata di materie STEM – Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica – e di tutela ambientale, Sheyna Patel, 14 anni studentessa delle scuole medie a Longwood in Florida, ha ideato un idrogel innovativo e non tossico, capace di catturare e distruggere oltre il 93% delle microplastiche presenti nell’acqua. L’idea è nata osservando l’enorme diffusione di plastica nei mari e la difficoltà di rimuoverla in modo efficace.

    Queste minuscole particelle, invisibili a occhio nudo, rappresentano una minaccia sempre più crescente per gli oceani e la biodiversità marina. Attraverso test di laboratorio, il gel ha dimostrato un’efficacia superiore al 93% nella rimozione delle microplastiche PET. L’idrogel creato da Sheyna funziona come una spugna, intrappolando e rimuovendo le microplastiche, offrendo così una soluzione concreta a un problema ambientale globale. La sua invenzione è tra le dieci finaliste al concorso 3M Young Scientist Challenge 2025, la principale competizione scientifica per le scuole medie degli Stati Uniti, che si svolgerà a St. Paul, Minnesota, a fine ottobre.

    Per sviluppare il progetto, Sheyna ha collaborato con la scienziata Deborah Isabelle, i ragazzi finalisti della competizione vengono infatti affiancati da esperto che li segue e lavora a stretto contatto con loro durante tutta l’estate, per trasformare la loro idea da concept a prototipo. La giovane inventrice ha spiegato come la sua mentore l’abbia aiutata a credere maggiormente nella sua capacità e soprattutto a superare gli ostacoli nella messa a terra del progetto. Questo affiancamento ha permesso a Sheyna di affinare la sua idea, trasformandola in un prototipo funzionante e sicuro, pronto per essere testato in contesti reali. A chi le ha chiesto dove si vede tra 15 anni, Sheyna ha risposto “Con un ruolo di leadership in un campo che mi appassiona, promuovendo l’innovazione climatica, facendo da mentore ad altri e contribuendo a progressi scientifici significativi che avvantaggiano la tutela del nostro martoriato Pianeta”. LEGGI TUTTO

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    In Europa c’è meno smog, ma l’ambiente ancora soffre

    Sono stati compiuti progressi significativi nella riduzione delle emissioni di gas serra e dell’inquinamento atmosferico, ma lo stato generale dell’ambiente in Europa non è buono, soprattutto per quanto riguarda la natura, che continua a subire degrado, sfruttamento eccessivo e perdita di biodiversità. Anche gli impatti dell’accelerazione dei cambiamenti climatici rappresentano una sfida urgente, secondo il rapporto più completo dell’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) appena diffuso sullo “stato dell’ambiente” in Europa. Le prospettive per la maggior parte delle tendenze ambientali “sono preoccupanti e pongono gravi rischi per la prosperità economica, la sicurezza e la qualità della vita in Europa”, avverte Aea.

    Il rapporto sottolinea che i cambiamenti climatici e il degrado ambientale rappresentano una minaccia diretta per la competitività dell’Europa, che dipende dalle risorse naturali.
    Aggiunge che il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 dipende anche da una gestione migliore e responsabile del territorio, dell’acqua e di altre risorse. Proteggere le risorse naturali, mitigare e adattarsi ai cambiamenti climatici e ridurre l’inquinamento rafforzerà la resilienza delle funzioni sociali vitali che dipendono dalla natura, come la sicurezza alimentare, l’acqua potabile e la difesa dalle inondazioni.

    Il rapporto sollecita l’accelerazione dell’attuazione delle politiche e delle azioni a lungo termine per la sostenibilità già concordate nell’ambito del Green Deal europeo. Tali azioni sono in linea con le priorità della commissione europea in materia di innovazione, decarbonizzazione e sicurezza, definite dalla bussola della competitività.

    Europe’s environment 2025 è l’analisi più completa sullo stato attuale e le prospettive per l’ambiente, il clima e la sostenibilità del continente, basata su dati provenienti da 38 Paesi. Il rapporto evidenzia che l’Unione europea è leader mondiale negli sforzi per il clima, riducendo le emissioni di gas serra e l’uso di combustibili fossili e raddoppiando la quota di energie rinnovabili dal 2005. Negli ultimi 10-15 anni sono stati compiuti notevoli progressi anche nel miglioramento della qualità dell’aria e nell’aumento del riciclaggio dei rifiuti e dell’efficienza delle risorse. Anche i progressi su una serie di fattori che consentono la transizione verso la sostenibilità, come l’innovazione, l’occupazione verde e la finanza sostenibile, danno motivo di speranza.
    “Non possiamo permetterci di abbassare le nostre ambizioni in materia di clima, ambiente e sostenibilità – avverte Leena Ylä-Mononen, direttrice esecutiva dell’agenzia europea dell’ambiente – il nostro rapporto sullo stato dell’ambiente, co-redatto con 38 Paesi, espone chiaramente le conoscenze scientifiche e dimostra perché dobbiamo agire. Nell’unione europea disponiamo delle politiche, degli strumenti e delle conoscenze, oltre a decenni di esperienza nella collaborazione per il raggiungimento dei nostri obiettivi di sostenibilità. Ciò che facciamo oggi plasmerà il nostro futuro”.

    “Questo rapporto è un duro monito che l’Europa deve mantenere la rotta e persino accelerare le proprie ambizioni in materia di clima e ambiente- dice la vicepresidente esecutiva della Commissione Ue per una transizione pulita, giusta e competitiva, Teresa Ribera – i recenti eventi meteorologici estremi mostrano quanto fragili diventino la nostra prosperità e sicurezza quando la natura si degrada e gli impatti climatici si intensificano. Ritardare o posticipare i nostri obiettivi climatici non farebbe altro che aumentare i costi, approfondire le disuguaglianze e indebolire la nostra resilienza. Proteggere la natura non è un costo. È un investimento nella competitività, nella resilienza e nel benessere dei nostri cittadini. Intensificando gli interventi ora, possiamo costruire un’Europa più pulita, più equa e più resiliente per le generazioni future”.

    Il caso

    Amazzonia in crisi: tra deforestazione e una COP30 piena di guai

    di Giacomo Talignani

    05 Settembre 2025

    “Nonostante i progressi compiuti, lo stato del nostro ambiente è un chiaro invito ad agire per continuare a ridurre l’inquinamento, ripristinare la natura e proteggere la biodiversità – dice la commissaria ue per l’ambiente, la resilienza idrica e un’economia circolare competitiva, Jessika Roswall – dobbiamo ripensare il legame tra ambiente ed economia e considerare la protezione della natura come un investimento, non come un costo. Una natura sana è la base per una società sana, un’economia competitiva e un mondo resiliente, ed è per questo che l’Ue si impegna a mantenere la rotta sui propri impegni ambientali”.
    “Questo rapporto ribadisce l’urgente necessità per l’Ue di mantenere le sue ambizioni in materia di clima. Essendo il continente con il riscaldamento più rapido, l’Europa ha assistito in prima persona all’impatto devastante del cambiamento climatico, più di recente attraverso i gravi incendi boschivi che hanno devastato l’estate. I costi dell’inazione sono enormi e il cambiamento climatico rappresenta una minaccia diretta alla nostra competitività. Mantenere la rotta è essenziale per salvaguardare la nostra economia”, conclude il commissario ue per il clima, le emissioni nette zero e la crescita pulita, Wopke Hoekstra.

    La biodiversità sta diminuendo negli ecosistemi terrestri, d’acqua dolce e marini in Europa a causa delle persistenti pressioni dovute a modelli di produzione e consumo non sostenibili, come dimostra in particolare il sistema alimentare, rileva il rapporto Aea. Guardando al futuro, si prevede che il deterioramento dello stato della biodiversità e degli ecosistemi europei continuerà, con obiettivi politici concordati che difficilmente saranno raggiunti entro il 2030, afferma il rapporto.

    Cosa succede al pianeta

    Perché sul riscaldamento globale neghiamo l’evidenza dei fatti

    di Paola Arosio

    14 Agosto 2025

    Analogamente, le risorse idriche europee sono sottoposte a forti pressioni, con uno stress idrico che colpisce un terzo della popolazione e del territorio europeo. Mantenere sani gli ecosistemi acquatici, proteggere i bacini idrografici e garantire il ripristino delle falde acquifere è fondamentale per garantire la futura resilienza idrica dell’Europa, afferma il rapporto.

    Per quanto riguarda i cambiamenti climatici, l’Europa è il continente che si sta riscaldando più rapidamente del pianeta. Il clima sta cambiando a un ritmo allarmante, minacciando la sicurezza, la salute pubblica, gli ecosistemi, le infrastrutture e l’economia. La crescente frequenza e portata delle catastrofi legate al clima, nonché la consapevolezza che il clima continuerà a cambiare nonostante gli ambiziosi sforzi di mitigazione dell’Ue, sottolineano l’urgente necessità di adattare la società e l’economia europee, garantendo al contempo che nessuno venga lasciato indietro.

    “Queste sfide cruciali richiedono la necessità di ripensare i legami tra la nostra economia e l’ambiente naturale, il territorio, l’acqua e le risorse naturali, afferma il rapporto. Solo ripristinando l’ambiente naturale in Europa sarà possibile mantenere un’economia competitiva e un’elevata qualità della vita per i cittadini europei”, segnala Aea.

    Secondo il rapporto Aea, è urgentemente necessario un cambiamento radicale nei sistemi di produzione e consumo – decarbonizzare l’economia, passare alla circolarità, ridurre l’inquinamento e gestire in modo responsabile le risorse naturali. Le politiche dell’Ue, incluso il Green Deal, indicano un percorso chiaro verso la sostenibilità.

    Il rapporto punta in particolare agli sforzi per ripristinare gli habitat attraverso soluzioni basate sulla natura, che rafforzeranno la resilienza e contribuiranno anche agli sforzi di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Aea sottolinea inoltre la necessità di decarbonizzare i settori economici chiave, in particolare i trasporti, e di affrontare il problema delle emissioni provenienti dall’agricoltura. L’aumento della circolarità ha il potenziale per ridurre la dipendenza dell’Europa dalle importazioni di energia e materie prime essenziali.

    Inoltre, investendo nella transizione digitale e verde dell’industria europea, l’Ue può migliorare la produttività e diventare un leader globale nell’innovazione verde, sviluppando tecnologie per decarbonizzare settori difficili da ridurre come l’acciaio e il cemento. LEGGI TUTTO

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    Frane e alluvioni, così l’Italia centrale mitiga il rischio

    “In Italia sono state censite 650 mila frane, due terzi del numero complessivo europeo: questo è un Paese fragile, per morfologia, e la presenza di 50 bacini idrici, con 370 corsi d’acqua minori, rappresenta un costante, potenziale rischio di inondazione per 650 mila cittadini. Non ci sono, complici gli effetti del cambiamento climatico, aree a rischio zero. Per questo, i nostri due nuovi Pai (acronimo di Piano per l’Assetto Idrogeologico) rappresentano una svolta epocale”. Marco Casini è il segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale (Aubac), ente pubblico responsabile della programmazione e della pianificazione territoriale per la gestione del rischio idrogeologico, la gestione e la tutela delle risorse idriche, la difesa delle coste, l’uso sostenibile del suolo dell’Italia centrale per una superficie complessiva di oltre 42 mila chilometri quadrati, 49 bacini idrografici limitrofi, incluse le rispettive acque sotterranee e costiere, all’interno delle regioni Abruzzo, Emilia-Romagna, Lazio, Marche, Molise, Toscana e Umbria.

    Marco Casini, segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale (foto: Renato Franceschin/Aubac)  LEGGI TUTTO

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    Idroponica zero-waste: le piante crescono in un “idrogel” naturale

    L’ultimo miglio mancante per un’agricoltura idroponica davvero sostenibile sta per essere percorso. Finora per il vertical farming, fondamentale per ridurre il consumo di acqua, suolo, pesticidi e fertilizzanti, sono sempre state utilizzate strutture in materiale plastico, quindi inquinanti, ma una ricerca sviluppata dall’università di Bolzano e l’Istituto italiano di tecnologia di Genova ha prodotto un sistema biodegradabile e biosostenibile.

    Le piante crescono in un “idrogel”, una sorta di sacchetto gelatinoso capace di trattenere fino al 7000% di acqua rispetto al proprio peso, realizzato con una materia prima: l’alga rossa, molto presente nei nostri mari e già utilizzata nell’industria alimentare per dare consistenza o stabilità (ad esempio nei latticini, nelle bevande vegetali o nella carne rossa confezionata). La sostanza di base è la carragenina, un polisaccaride ricavato proprio dall’alga e che stimola i processi naturali della pianta migliorandone la resistenza a stress e carenze nutrizionali.

    I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista ACS Agricultural Science & Technology dell’American Chemical Society. “Il nostro obiettivo era sviluppare un materiale biodegradabile che interagisse attivamente con le piante – spiega la ricercatrice di Iit e UniBolzano Camilla Febo– rilasciando acqua e nutrienti in modo graduale. È un passo concreto verso un’agricoltura più resiliente”. Il senso del materiale compostabile è proprio quello di coltivare senza produrre rifiuti: “Quando termina il ciclo di vita della pianta, l’impalcatura può essere riutilizzata o compostata” dice Luisa Petti, docente e responsabile del Sensing Technologies Lab di UniBolzano, dove sono stati svolti gli esperimenti. LEGGI TUTTO