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    La medicina Siddha, per curare in modo naturale

    Tecniche antiche
    di Stefania D’AmmiccoPubblicato il: 18-08-2020

    Questa disciplina si affianca all’Ayurveda con un intento diverso e più orientato al recupero della salute
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    Sanihelp.it – Molti conoscono l’Ayurveda come principale medicina indiana, ma nel subcontinente è presente anche quella che viene chiamata Siddha, una medicina alternativa che si pratica soprattutto nella parte Sud dell’India.
    Le due scuole di pensiero, seppure spesso simili, si sono arricchite a vicenda nel corso dei secoli, arrivando ad avere forme di applicazione differenti.
    L’origine della Siddha
    La parola Siddha significa Perfezionato, ed indica, quindi, un corpo che abbia avuto la possibilità di liberarsi delle costrizioni e di vivere in pienezza.
    È stata approvata dal Governo Indiano, ed è attualmente praticata come medicina alternativa, soprattutto nelle aree rurali.
    La medicina Siddha si basa, come l’Ayurveda, sul concetto di correlazione tra salute e rapporto tra i cinque elementi.
    Questi compongono i diversi umori del corpo e gli organi, ed è per questo che dovranno essere in equilibrio per assicurare la salute.
    Per arrivare ad un equilibrio l’essere umano dovrà curare l’alimentazione, ma anche il sonno, l’esercizio fisico e gli stessi pensieri.  
     Le cure grazie alla Siddha
    La Siddha, diversamente rispetto all’Ayurveda, si concentra moltissimo sulla cura, più che sulla prevenzione delle malattie.
    All’interno dell’insieme di cure previste da questa medicina si trovano tre grandi gruppi: i rimedi erboristici, quelli derivati dagli animali e quelli inorganici, come accade nel caso in cui si utilizzino minerali.
    I rimedi per le diverse disfunzioni vengono somministrati come delle vere e proprie medicine, sotto forma di polveri, erbe da filtrare e così via.
    Come si può comprendere, quindi, la Siddha ha un impianto che si basa sempre sulla scienza e sulla conoscenza, ma dovrebbe essere affiancata alle cure tradizionali per evitare sia gli effetti collaterali di alcuni rimedi, sia per arrivare ad un risultato efficace, soprattutto per patologie gravi.

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    Nuove linee guida sulla fatigue

    tumori: prevenzione e terapie
    di Elisa BrambillaPubblicato il: 18-08-2020

    La stanchezza da cancro rende più difficile la vita, ora le prime linee guida
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    Sanihelp.it – La stanchezza da cancro, o fatigue, colpisce il 65% dei pazienti oncologici. 
    Il 40% delle persone avverte la fatigue già al momento della diagnosi, si arriva all’80%-90% durante la chemioterapia o radioterapia e nel 20% persiste dopo la guarigione.  
    È proprio la chemioterapia la principale responsabile della comparsa del disturbo, seguita dalla terapia ormonale e dall’immunoterapia.Oggi, dopo 20 anni di studi, nascono le prime Linee Guida Europee sulla diagnosi e il trattamento della Fatigue approvate dall’European Society of Medical Oncology (ESMO). Il primo autore è Alessandra Fabi, Responsabile dell’Unità di Fase 1 e Medicina di Precisione dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena. Il testo aiuta i medici a comprendere e ad affrontare questo sintomo. 
    «La pubblicazione si rivela particolarmente utile in questo periodo – sottolinea Gennaro Ciliberto, Direttore Scientifico del Regina Elena – perché purtroppo assistiamo a un aumento della predisposizione alla fatigue nei pazienti oncologici, in questo periodo significativamente provati dal punto di vista emotivo».Ad oggi non ci sono ancora farmaci specifici in grado di combattere la stanchezza.
    I corticosteroidi si utilizzano solo in alcuni pazienti, mentre molto insoddisfacente, fino a ora, si è dimostrato l’utilizzo di farmaci psicostimolanti e antidepressivi. 
    Le linee guida però raccomandano l’esercizio fisico aerobico, le tecniche di mindfulness, lo yoga e interventi psicosociali.
    «Rimuovere la fatigue durante la terapia vuol dire migliorare l’aderenza alle cure – dichiara Alessandra Fabi – esserne liberi una volta terminate le terapie oncologiche, dà modo di riprendere in mano la vita in maniera totalizzante».

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    Ancora vip con la Covid-19

    Infezioni
    di Valeria GhittiPubblicato il: 18-08-2020

    Banderas, Gibson, Milano: sono solo alcuni dei personaggi famosi che in queste settimane hanno rivelato di essere stati colpiti dal coronavirus. Mentre Stone e Bosé si schierano (agli opposti) in tema di mascherine.
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    Sanihelp.it – «Sono positivo al coronavirus. Approfitterò dell’isolamento per leggere, scrivere, riposarmi e continuare a fare progetti per iniziare a dare un senso ai miei 60 anni appena compiuti». Così Antonio Banderas, nel giorno del suo sessantesimo compleanno (lo scorso 10 agosto) ha comunicato tramite i propri profili social di essere alle prese con l’infezione.
    Mentre l’attore spagnolo sembra alle prese con una forma sostanzialmente asintomatica, ci sono altri personaggi famosi che invece hanno contratto la Covid-19 in tutta la sua forza e tengono a sensibilizzare i fan, soprattutto in questa fase in cui da più parti si assiste a una sorta di negazionismo. È il caso per esempio dell’attrice Alyssa Milano, che nei giorni scorsi si è spazzolata in diretta i capelli su Instragram, mostrando le ciocche staccate con solo qualche colpo di spazzola: «Ho pensato di mostrarvi cosa faccia il #Covid19 ai vostri capelli. Per favore, prendetelo sul serio» ha poi spiegato.
    La storica protagonista della serie tv Streghe aveva già raccontato, sempre via social, di essersi ammalata, mostrando anche uno suo scatto che la ritraeva con il respiratore: «Questa ero io il 2 aprile dopo essere stata malata per 2 settimane. Non ero mai stata così malata. Mi faceva male tutto. Non sentivo gli odori. Mi sentivo come se un elefante fosse seduto sul mio petto. Non riuscivo a respirare. Non riuscivo a trattenere il cibo dentro di me. Ho perso 9 libbre in 2 settimane. Ero confusa» ha rivelato. «Questa malattia non è una bufala. Pensavo di morire. Mi sembrava di morire. Donerò il mio plasma con la speranza di poter salvare una vita. Per favore, abbiate cura di voi stessi. Per favore abbiate cura di voi, lavate le mani, indossate una maschera e tenete la distanza sociale. Non voglio che nessuno si senta come mi sono sentito io».
    Ad aprile (ma la notizia è trapelata solo nelle ultime settimane) è stato ricoverato con la Covid-19 anche Mel Gibson. «È risultato positivo in aprile e ha trascorso una settimana in ospedale. È stato trattato con il farmaco Remdesivir, mentre era in ospedale. Più avanti è risultato negativo numerose volte e positivo al test per gli anticorpi» ha confermato il suo portavoce.
    In questi giorni di metà agosto non mancano, inoltre, celeb che si espongono sul tema della mascherina. Indubbiamente a favore è Sharon Stone che ammonisce quanti non la vogliono indossare incolpandoli del fatto che la sorella, già affetta dal lupus, è ora ricoverata con la Covid-19. Di altro avviso è invece Miguel Bosè che, pur avendo perso la madre a causa del coronavirus, ha dichiarato di appoggiare la protesta spagnola contro il dispositivo di protezione.

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    Tumori: il rabdomioma cardiaco

    Tumori: prevenzione e terapie
    di Elisa BrambillaPubblicato il: 11-08-2020

    È un tumore benigno, che riguarda soprattutto i bambini
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    Sanihelp.it – Il rabdomioma origina dal tessuto muscolare del cuore e rappresenta più del 66% di tutti i tumori cardiaci dei bambini. È comunque un tumore raro (0,32% dei nati vivi) e può essere identificato con indagini prenatali oppure non essere riconosciuto per anni e scoperto casualmente in seguito a esami eseguiti per altri motivi.
    Di solito il rabdomioma non causa disturbi, più raramente può dare aritmie o alterazioni della funzione cardiaca fino ad arrivare anche alla morte improvvisa.
    Se ci sono sintomi, è necessario sottoporsi ad accertamenti come una ecocardiografia, una TAC, che di solito viene eseguita quando l’eco indica un sospetto tumore, e una risonanza magnetica per stabilire l’esatta localizzazione del tumore e le sue caratteristiche al fine di pianificare l’intervento chirurgico.
    Il problema può anche regredire spontaneamente (50% dei casi).
    Il rabdomioma cardiaco si associa frequentemente alla sclerosi tuberosa, una malattia genetica rara, che deve essere ricercata anche in ambito familiare. 
    Esistono anche forme maligne di rabdomioma cardiaco, che vengono di solito scoperte in forma avanzata, quando la prognosi non è più molto favorevole.
    Per quanto riguarda la terapia, molti bambini non necessitano di cure particolari e, come accennato, il tumore può anche regredire spontaneamente. I disturbi del ritmo cardiaco possono essere tenuti sotto controllo mediante la somministrazione di antiaritmici.
    Se esistono problemi come riduzione dell’attività cardiaca a causa della compressione esercitata dal tumore, riduzione del flusso respiratorio, rischio di embolia, trova indicazione l’intervento chirurgico.

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    Erisipela: l'infezione di cui soffre Benedetto XVI

    Dermatologia
    di Valeria GhittiPubblicato il: 11-08-2020

    Secondo la stampa tedesca, il Papa emerito è alle prese con un peggioramento dell’infezione batterica al viso che lo ha colpito, l’erisipela. Vediamo di cosa si tratta.
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    Sanihelp.it – Lo scorso giugno, quando è stato fotografato durante il breve rientro in Germania per accomiatarsi dal fratello maggiore malato (poi venuto a mancare lo scorso 1 luglio), il Papa Emerito Benedetto XVI era apparso con alcune chiazze particolarmente arrossate in volto. Secondo il Corriere della Sera, che cita a sua volta le dichiarazioni del biografo ufficiale di Ratzinger, Peter Seewald, riportate dal quotidiano tedesco Passauer Neue Presse, egli starebbe affrontando un’infezione al volto che gli provocherebbe forti dolori: l’erisipela.
    Il biografo avrebbe parlato di condizioni di salute particolarmente fragili, anche se lo stesso Ratzinger si sarebbe mostrato ottimista sulla possibilità di tornare presto a scrivere. Anche dal Vaticano hanno voluto rassicurare: «Secondo quanto riferito dal suo segretario personale monsignor Georg Gaenswein, le condizioni di salute del Papa Emerito non destano particolare preoccupazione, se non quelle per un anziano di 93 anni che sta superando la fase più acuta di una malattia dolorosa, ma non grave».
    Ma esattamente, che cosa è l’erisipela? Si tratta di un’infezione acuta, generalmente di origine batterica (i principali responsabili sono, in particolare, lo streptococco piogene (streptococco β-emolitico di gruppo A) o lo stafilococco aureo), che coinvolge il derma profondo e il sistema linfatico. Colpisce spesso bambini e anziani, e, per quanto possa interessare tutto il corpo, si localizza più frequentemente alle gambe e al viso. L’infezione tende a colpire più spesso chi soffre di diabete o di problemi di cattiva circolazione venosa e linfatica. Può, inoltre, essere favorita da piccole lesioni della cute (anche una ferita da rasatura o punture di insetti) attraverso le quali i germi si fanno strada nell’organismo.
    In genere i sintomi comprendono febbre, brividi, malessere generale, con l’ingrossamento dei linfonodi più vicini alla zona colpita, e la comparsa di una chiazza eritematosa, cioè lucida e rossa, dura, calda e dolorosa, spesso rialzata e ben delimitata rispetto alla cute circostante sana. La malattia viene affrontata con una cura antibiotica, per bocca o, nei casi più seri, per via endovenosa. Ha, però, tendenza a recidivare, cioè a ricomparire più volte.

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:Corriere della sera, Adnkronos, Sidemast, MSD Manuals© 2020 sanihelp.it. All rights reserved.

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    Self Talk positivo, cos'è e a che cosa serve

    Rimedi alternativi
    di Stefania D’AmmiccoPubblicato il: 04-08-2020

    Come invertire la tendenza della mente a produrre critiche e pensieri negativi in modo progressivo

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    Sanihelp.it – 
    Tutti noi, anche solo ogni tanto, abbiamo quello che potrebbe essere definito come un dialogo interiore, che riempie la nostra mente e che, in molti casi, ci porta a percepire la nostra vita e le nostre azioni in modo negativo.
    Eppure, esiste un modo diverso per utilizzare la mente e anche questa sorta di dialogo, un modo che è stato chiamato Self Talk Positivo.
    Questa tecnica, che viene usata anche a scopi realmente terapeutici, utilizza il nostro dialogo interiore in modo positivo, allo scopo di ridurre l’impatto di alcuni disturbi e di aumentare la nostra sicurezza e l’autostima.
    Il metodo si basa sul presupposto per il quale i nostri pensieri possono avere un effetto positivo o negativo su di noi, e che cercare di aumentare le parole positive che diciamo a noi stessi possa essere un’ottima pratica, anche nel caso in cui si soffra di disturbi specifici.
    Ecco quali sono gli effetti positivi legati al Self Talk:
    ·       Riduzione dello stress
    Avendo un dialogo interiore positivo sarà possibile affrontare nel modo giusto anche le difficoltà di ogni giorno, senza farsi sopraffare e senza incolparsi per qualsiasi cosa.
    Questo consentirà anche di avere una maggiore chiarezza mentale, che darà la possibilità di affrontare i problemi nel modo giusto.
    ·       Riduzione dell’ansia
    L’ansia è spesso auto alimentata dai nostri pensieri. Andando ad invertire la tendenza alla negatività nei propri pensieri quotidiani sarà anche possibile ridurre l’impatto dell’ansia sulla nostra vita quotidiana.
    A dimostrare l’efficacia di questa tecnica sono stati anche alcuni studi.
    ·       Aumento dell’autostima
    Anche l’autostima risente spesso del dialogo interiore negativo che tanti iniziano ad ingaggiare fin dal risveglio.
    Il Self Talk positivo, invece, può portare a migliorare l’autostima, a sentirsi più sicuri nella vita di tutti i giorni e anche nello svolgimento delle proprie attività, come accade sul posto di lavoro.
    Ma come poter iniziare un percorso di inversione di tendenza rispetto al Self Talk negativo?
    Come prima cosa bisognerà identificare i propri pensieri negativi, individuandoli e cercandone le radici.
    Pian piano si dovrà imparare a concentrarsi su ciò che di positivo ci circonda, sulle nostre qualità e su ciò che ci rende felici.
    Si dovranno, quindi, cercare di sostituire i classici pensieri negativi con ciò che, invece, possa portare a maggiore serenità, felicità e sicurezza.
    Ovviamente, il percorso non sarà immediato, ma potrà portare a grandi risultati.

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    Tumori: cure oncologiche personalizzate

    Tumori: prevenzione e terapie
    di Elisa BrambillaPubblicato il: 28-07-2020

    L’analisi del DNA tumorale è la chiave per cure oncologiche personalizzate
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    Sanihelp.it – Un recente articolo su Nature Medicine spiega l’importanza del Molecular Tumor Board Portal (MTBP), un sistema di supporto per le decisioni cliniche che colleziona, organizza e analizza i risultati delle analisi genomiche dei tumori da pazienti curati presso i singoli Istituti del Cancer Core Europe (CCE), nell’ambito della medicina di precisione.
    Il Cancer Core Europe rappresenta un Consorzio europeo costituito da 7 centri oncologici di eccellenza di tutta Europa, tra cui l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. 
    Il principale obiettivo consiste nel tradurre i progressi di conoscenza derivanti dalle ricerche oncologiche nella pratica clinica, mettendo i risultati delle scoperte scientifiche al servizio del paziente. 
    In pratica, si tratta di un e-hospital internazionale, dove i casi clinici vengono valutati alla luce delle più recenti acquisizioni scientifiche, con l’obiettivo di somministrare la terapia con le maggiori probabilità di successo per ciascun paziente.
    «Il MTBP è un sistema di supporto per le decisioni cliniche che colleziona, organizza e analizza i risultati delle analisi genomiche di tumori da pazienti curati presso i singoli Istituti del Consorzio» commenta Claudio Vernieri, medico oncologo presso la Breast Unit dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e coautore dell’articolo. «L’obiettivo che abbiamo sottolineato nell’articolo è di ottimizzare la raccolta, l’analisi e l’interpretazione di un sempre più crescente numero di informazioni inerenti alla biologia del tumore, al fine di migliorare l’efficacia delle cure oncologiche e di ridurre i costi legati all’utilizzo di farmaci associati a minore probabilità di fornire un beneficio clinico».
    «Sono attualmente in corso numerosi sforzi per comprendere il significato delle alterazioni genetico-molecolari del tumore e per migliorare le nostre capacità di diagnosi, prognosi e selezione della terapia» spiega Giovanni Apolone, Direttore Scientifico dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano «L’obiettivo è doppio: da un lato, i rapporti che il MTBP genera assicurano che il medico curante possa prendere le sue decisioni sulla base della migliore interpretazione dei dati secondo le attuali conoscenze; dall’altro, l’uso di un sistema standardizzato per annotare e raccogliere i dati di questi tumori genererà una ricchezza di nuove informazioni che serviranno a guidare meglio queste decisioni nel futuro». 

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:Istituto Nazionale dei Tumori di Milano© 2020 sanihelp.it. All rights reserved.

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    Sinusite estiva, i rimedi naturali per combatterla

    Cure alternative
    di Stefania D’AmmiccoPubblicato il: 28-07-2020

    Come liberare il naso e tornare a respirare bene grazie all’uso di tecniche che non hanno effetti collaterali
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    Sanihelp.it – Naso chiuso, dolore alla testa e sensazione di non poter respirare. Questi sono i sintomi della sinusite, un’infiammazione che coinvolge i seni nasali e paranasali, e che può verificarsi anche in estate.
    Infatti, un banale raffreddore può trasformarsi in sinusite in quanto i virus o i batteri che l’avranno causato possono arrivare ad infiammare i seni nasali aumentando ulteiromente la produzione di muco.
    Questo provoca l’occlusione dei seni nasali e paranasali e comincia a dare il via ad un circolo vizioso.
    Nei casi di sinusite si raccomanda sempre di rivolgersi al medico, ma per la sinusite estiva, spesso causata anche dall’uso sconsiderato dell’aria condizionata, si potranno provare anche alcuni rimedi naturali come quelli indicati di seguito.
    L’agopuntura
    L’agopuntura può aiutare a risolvere la sinusite in quanto può portare alla riduzione della pressione e al successivo drenaggio naturale di quelli che sono i seni nasali e paranasali.
    Il vantaggio è costituito non solo dall’assenza di effetti collaterali, ma anche dalla velocità di efficacia.
    Compresse calde
    Le compresse calde, come gli asciugamani bagnati in acqua calda o anche gli appositi cuscini riscaldabili, si potranno appoggiare sui seni nasali, coprendo anche la fronte e gli zigomi.
    Si applicherà la compressa calda per dieci minuti, anche diverse volte al giorno.
    Pulizia dei seni nasali
    Esiste una pratica ayurveda, detta Jala Neti, che consente di decongestionare i seni nasali e di liberarli dal muco.
    Per eseguirla si potrà sciogliere un pizzico di sale in acqua tiepida, e se possibile si potrà utilizzare la Neti Lota, una piccola teiera che si può acquistare nei negozi di alimentazione biologica e nei negozi etnici.
    Si farà entrare l’acqua da una narice per farla uscire da quella opposta. Per eseguire correttamente la pratica bisognerà trovare la giusta inclinazione per la testa, e per evitare di far andare l’acqua verso le orecchie, si userà, all’inizio, pochissimo liquido.

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:Dr Andrew Weil© 2020 sanihelp.it. All rights reserved.

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