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    Nicoletta Polla Mattiot: “Felice di essere stata scelta per una traccia della Maturità, il silenzio è il lusso della nostra epoca”

    “Il silenzio è un importante strumento della comunicazione e, insieme al tempo, è uno dei grandi lussi dell’epoca contemporanea”. Così Nicoletta Polla-Mattiot, docente del Dipartimento di Comunicazione, arti e media dello Iulm, parlando del suo brano proposto ai maturandi 2024. “Aldilà della felicità per il fatto che sia stato scelto un mio testo, sono molto contenta che questo tema sia entrato nelle tracce della Maturità e che i ragazzi possano cimentarsi con questo argomento”, commenta a Repubblica la giornalista e scrittrice, autrice del libro Riscoprire il silenzio. Arte, musica, poesia, natura tra ascolto e comunicazione (Baldini Castoldi Dalai), dal quale è stata tratta una delle tracce della prima prova dell’esame di Stato.

    Il testo della traccia
    Tipologia B – Testo argomentativo. Proposta B3
    Testo tratto da: Nicoletta Polla-Mattiot, Riscoprire il silenzio. Arte, musica, poesia, natura fra ascolto e comunicazione, BCDe, Milano, 2013, pp.16-17
    “Concentrarsi sul silenzio significa, in primo luogo, mettere l’attenzione sulla discrezionalità del parlare. Chi sceglie di usare delle parole fa un atto volontario e si assume dunque tutta la responsabilità del rompere il silenzio.
    Qualsiasi professionista della comunicazione studia quando è il momento opportuno per spingersi nell’agone verbale: la scelta di «smettere di tacere» è un atto rituale di esiste un pubblico, un ascoltatore. Si parla per impostare uno scambio. Per questo lavorare sull’autenticità del silenzio e, in particolare, sul silenzio voluto e deliberatamente scelto, porta una parallela rivalutazione del linguaggio, la sua rifondazione sul terreno della reciprocità. Dal dire come getto verbale univoco, logorrea autoreferenziale, al dialogo come scambio contrappuntistico dì parole e silenzi.
    Ma il silenzio è anche pausa che dà vita alla parola. La cesura del flusso ininterrotto, spazio mentale prima che acustico. […] Nell’intercapedine silenziosa che si pone tra una parola e l’altra, germina la possibilità di comprensione. Il pensiero ha bisogno non solo di tempo, ma di spazi e, come il linguaggio, prende forma secondo un ritmo scandito da pieni e vuoti. È questo respiro a renderlo intelligibile e condivisibile con altri. Il silenzio è poi condizione dell’ascolto. Non soltanto l’ascolto professionale dell’analista (o dell’esaminatore, o del prete-pastore), ma della quotidianità dialogica. Perché esista una conversazione occorre una scansione del dire e tacere, un’alternanza spontanea oppure regolata (come talk show o nei dibattiti pubblici), comunque riconosciuta da entrambe le parti. L’arte salottiera e colte dell’intrattenimento verbale riguarda non solo l’acuta scelta dei contenuti, ma la disinvoltura strutturale, l’abile dosaggio di pause accoglienti e pause significanti, intensità di parola e rarefazione, esplicito e sottinteso, attesa e riconoscimento. Si parla «a turno», si tace «a turno»”.
    Comprensione e analisi
    Puoi rispondere punto per punto oppure costruire un unico discorso che comprenda le risposte a tutte le domande proposte.
    1. Riassumi contenuto del brano e individua la tesi con le argomentazioni a supporto.
    2. Perché ‘la scelta di «smettere di tacere» è un atto rituale di riconoscimento dell’altro’? Illustra il significato di questa frase nel contesto del ragionamento dell’autrice.
    3. Quali sono le funzioni peculiari del silenzio e i benefici che esso fornisce alla comunicazione?
    4. La relazione tra parola, silenzio e pensiero è riconosciuta nell’espressione ‘spazio mentale prima che acustico’: illustra questa osservazione.
    Produzione
    Commenta il brano proposto, elaborando una tua riflessione sull’argomento come delineato criticamente da Nicoletta Polla-Mattiot. Condividi le considerazioni contenute nel brano? Elabora un testo in cui esprimi le tue opinioni organizzando la tua tesi e le argomentazioni a supporto in un discorso coerente e coeso.
    Le parole dell’autrice
    “Me ne occupo da tanti anni, l’idea è che il silenzio possa essere uno strumento di comunicazione molto potente. Oggi siamo continuamente iperconnessi e ipersollecitati, inserire dei piccoli momenti di quiete nel nostro quotidiano può solo migliorare la qualità della nostra vita”.
    Un silenzio inteso non come ritiro dal mondo o come imposizione, dunque, ma come “mezzo per liberare energie creative, che può rivelarsi molto utile soprattutto per i ragazzi”, spiega Polla-Mattiot, che nel 2010 è stata tra i fondatori dell’Accademia del Silenzio.
    Il silenzio come valore positivo: “Esalta le parole”
    “Siamo abituati a pensare al silenzio come a qualcosa di negativo, di punitivo, ma non è sempre così – prosegue l’autrice – Scegliere di non parlare può essere un potente strumento di comunicazione e di esaltazione del valore delle parole, dell’ascolto e della reciprocità”.
    Perché, come si legge nel brano scelto tra le tracce di testo argomentativo, “la scelta di smettere di tacere è un atto rituale di riconoscimento dell’altro” e il silenzio è anche “pausa che dà vita alla parola. La cesura del flusso ininterrotto, spazio mentale prima che acustico. Nell’intercapedine silenziosa che si pone tra una parola e l’altra, germina la possibilità di comprensione. Il pensiero ha bisogno non solo di tempo ma di spazi e, come il linguaggio, prende forma secondo un ritmo di pieni e di vuoti”.
    L’importanza del silenzio sui social
    Un discorso che vale anche per i social network: “Anche in questo caso, l’obiettivo non è smettere di comunicare, non è uscire del tutto dalla piattaforme ed estraniarsi – precisa Polla-Mattiot – Ma penso che pure all’interno di questi sistemi di comunicazione delle dosi di silenzio possano essere utili per comunicare di più e meglio”.
    “Anche sui social, trovare il giusto ritmo e la giusta capacità di alternare presenza e assenza è cruciale. Come diceva il grande psicoanalista Masud Khan, la mente è come un campo che ogni tanto deve essere lasciato a maggese. Il nostro cervello a volte ha bisogno di qualche momento di pausa”. LEGGI TUTTO

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    Gli autori meno noti e la maturità alla portata di tutti

    L’imperfezione è un tema perfetto. Oh, questa sì che è una prima prova “abbordabile”! Non mi piace l’aggettivo usato dal ministro Valditara, ma in effetti bisogna riconoscere che le tracce della maturità 2024 sono a portata. Difficile semmai non trovarne una che faccia al caso proprio. LEGGI TUTTO

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    Tutti quelli che hanno già fatto la maturità ricordano la traccia che scelsero e quali invece rifuggirono. Chi deve ancora farla è solo spaventato. Chi la sta facendo, ormai ha dovuto fare una scelta (e potrà dircela solo oggi pomeriggio). Ma voi lettori, quale traccia avreste scelto se foste dei maturandi 2024? Leggi le tracce […] LEGGI TUTTO

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    Maturità, come prepararsi al testo di italiano: “Prendetevi il tempo per leggere le tracce, serve a organizzare il pensiero”

    Maturità al via con la prova di italiano. Il toto-tema impazza, ma vale la pena piuttosto, la notte prima dell’esame, leggere i consigli su come impostare il tema, al di là della tipologia che si sceglierà, dal punto di vista della scrittura. Lo abbiamo chiesto a Yahis Martari, docente di Didattica delle lingue moderne all’Università di Bologna.
    Professore, come affrontare lo scritto di italiano?
    “Non è una domanda banale perché, rispetto a due anni fa, si sta facendo largo l’idea che si può far realizzare un testo ben strutturato all’intelligenza artificiale e cioè che non sia più necessaria una competenza di scrittura autonoma. Tanto è vero che chi insegna traduzione in questo momento comincia a interrogarsi sul fatto se sia più utile insegnare traduttodologia in modo tradizionale o a usare bene gli strumenti di traduzione automatica”.
    Però il 19 giugno tocca ai maturandi scrivere.
    “Il problema è proprio questo: domani tocca a loro dimostrare di essere in grado di scrivere. Ci sono alcuni aspetti interessanti per aiutare i ragazzi a realizzare un buon testo scritto. Ma la questione principale è il rapporto tra scrittura e universo digitale. Oggi scriviamo tantissimo, più di quanto facevano i nostri genitori, e lo facciamo in modo informale, spontaneo. Ma quello che si chiede all’esame di Maturità è la capacità di fare uno scritto sorvegliato”.
    Cosa significa?
    “Vuol dire organizzare il testo curandolo negli aspetti strutturali e anche formali, cosa che non siamo abituati a fare nella scrittura quotidiana digitale, su Whatsapp per esempio. Dunque, bisogna allontanarsi dal registro dell’oralità e recuperare regole di formalità e di controllo di un testo che non sono scontate e sono diverse da quelle del parlato ma anche dalla scrittura digitale da chat. Attenzione però, la scrittura sorvegliata non significa una scrittura scolastica che occulta molto spesso l’identità dello scrivente, rendendo stereotipata la voce dello scrivente”.

    Maturità. Che ne sarà di noi

    di Luigi Gaetani, hanno collaborato Sara Bernacchia, Marta Borghese, Claudia Brunetto, Valentina Lupia

    18 Giugno 2024

    Può fare un esempio?
    “Io eviterei formule del tipo: i giovani d’oggi, al giorno d’oggi. Gli studenti non devono prendere le distanze dal testo come se loro non vivessero in questo presente e non fossero i giovani di oggi. Queste formule imitano un adulto che scrive, è un errore da non fare. L’invito è a scrivere con personalità usando strutture e forme discorsive che appartengono al reale patrimonio espressivo degli studenti, premia la personalizzazione di un testo, non la presa di distanza”.
    Altro aspetto da considerare per prepararsi?
    “I ragazzi hanno molte ore a disposizione, dunque la prima cosa da fare è lavorare sulla lettura: leggere bene la traccia, prendersi il tempo necessario per costruire prima un pensiero su quello che poi scriveremo. E’ la famosa scaletta a cui non siamo più abituati perché scriviamo tantissimo tutti i giorni, ma pianifichiamo sempre meno. E’ molto importante quindi la lettura come strumento di pianificazione, gli studenti si devono muovere in maniera un po’ controintuitiva rispetto alla loro abitudine di scrittura molto veloce ed efficace perché imitando contesti dell’oralità punta tutto sulla simultaneità o quasi, sul botta e risposta con l’interlocutore. Ma l’efficacia in questo caso ha un’altra faccia: ci vuole più organizzazione e più cura degli aspetti formali, grafici e ortografici”.

    Il professor Yahis Martari  LEGGI TUTTO

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