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Shefflera, come coltivare la “pianta dell’ombrello”

Pianta sempreverde appartenente alla famiglia delle Araliacee, la schefflera è originaria delle aree tropicali del Sud Africa e delle isole del Pacifico. Il suo aspetto è elegante, la sua coltivazione semplice, il che la rende una pianta perfetta per spazi interni, come appartamenti e uffici. Non importa essere pollici verdi di eccellenza: la Schefflera non richiederà troppe attenzioni. Andiamo alla scoperta della “pianta ombrello”.

Schefflera: la pianta d’appartamento più elegante

Ne esistono oltre 900 specie, sempreverdi e perenni, dal portamento soprattutto arbustivo. Pochi i casi di specie arboree o rampicanti. La schefflera è una pianta dall’estetica semplice, ma bellissima. Le sue foglie, di solito di un numero che va dalle 5 alle 9, sono portate da un picciolo da cui si dispongono a raggiera. Sono di forma ovato-oblunga e il loro aspetto è coriaceo. Il colore? Di solito verde brillante, ma alcune varietà potrebbero presentare macchie bianche o gialle mixate al fondo verde.

Le varietà di schefflera più diffuse

Resistente, elegante e dalla crescita rigogliosa, la schefflera si presenta in diverse varietà. Tra quelle più coltivate in Italia spiccano due specie: la schefflera actinophylla, maestosa e scenografica, e la schefflera arboricola, più compatta e adatta agli interni.

Schefflera actinophylla: la pianta dell’ombrello

Conosciuta anche come “pianta dell’ombrello” o “albero dell’ombrello”, la schefflera actinophylla è originaria delle foreste pluviali dell’Australia settentrionale. In natura può raggiungere anche i dieci metri di altezza, con una chioma ampia e ordinata che ricorda proprio la forma di un ombrello. Le sue foglie lucide, ovali e di un verde intenso si dispongono elegantemente intorno a un fusto centrale. In primavera e all’inizio dell’estate produce spighe di fiori cremisi, lunghi e sottili, che emergono sulla sommità della pianta. Queste infiorescenze, in tonalità di rosso, bianco o rosa, attirano uccelli e pappagalli, rendendo la pianta un piccolo ecosistema tropicale. La schefflera actinophylla cresce meglio all’aperto, in climi miti e umidi, ma non sopporta il gelo intenso. È quindi più adatta a terrazze, giardini o verande luminose delle regioni costiere e meridionali.

Schefflera arboricola: la versione “mini” perfetta per interni

Più compatta ma altrettanto elegante, la schefflera arboricola (conosciuta anche come schefflera nana) è la varietà più comune negli appartamenti. Le sue foglie più piccole e lucide, talvolta variegate con sfumature crema o giallo chiaro, la rendono una scelta raffinata per ambienti interni e spazi di lavoro. Pur crescendo più lentamente rispetto alla sorella maggiore, mantiene la stessa struttura armoniosa e la resistenza tipica della specie. È una pianta che si adatta facilmente alla vita in vaso, richiedendo solo una buona esposizione alla luce diffusa e qualche nebulizzazione nei mesi più secchi.

Coltivazione della schefflera: terreno e rinvaso

Il terreno ideale per la schefflera deve essere ricco e ben drenato, capace di evitare ristagni idrici che potrebbero provocare marciumi radicali. L’ideale è un mix composto per l’80% da terriccio torboso per piante d’appartamento e terra di foglie o d’erica, con un 20% di sabbia silicea per favorire il drenaggio. Ogni 4-5 anni la pianta può necessitare di un rinvaso, preferibilmente in primavera o estate, quando è più attiva. In alternativa, si può rinnovare lo strato superficiale del terriccio ogni due anni. Il vaso in terracotta resta la scelta migliore: favorisce la traspirazione e mantiene stabile il microclima delle radici.

Concimazione: il giusto apporto di nutrienti

La schefflera non è particolarmente esigente, ma una concimazione regolare aiuta a mantenerla vigorosa. Si consiglia un fertilizzante liquido per piante sempreverdi da interno, ricco di azoto, da somministrare due o tre volte in primavera e una in autunno. Questo stimola la produzione di nuove foglie e rafforza la pianta contro eventuali stress ambientali.

Esposizione alla luce: calore, ma senza sole diretto

Originaria delle zone tropicali, la schefflera ama la luce diffusa e le temperature miti, tra 22 e 25 °C. In casa trova facilmente il suo habitat ideale, purché non sia esposta alla luce solare diretta o a correnti fredde. Durante la stagione invernale, l’aria secca dei riscaldamenti domestici potrebbe stressare la pianta: meglio nebulizzare le foglie di tanto in tanto per mantenere la giusta umidità. Temperature inferiori ai 13 °C risultano letali, e i primi sintomi da freddo si notano con l’ingiallimento e il ripiegamento delle foglie. Un consiglio? Avere un occhio di riguardo abituale alle foglie, per capire come e quando agire. In estate, invece, la schefflera può essere collocata all’aperto in mezz’ombra, a patto di rinfrescare il fogliame quotidianamente con nebulizzazioni leggere.

Innaffiatura: il segreto è l’equilibrio

L’acqua per la Schefflera è essenziale, ma non deve essere eccessiva. Nei mesi caldi, ad esempio, il terriccio deve restare uniformemente umido nei primi 4-5 cm; in autunno e inverno, invece, le innaffiature vanno ridotte della metà. Attenzione sempre ai ristagni nei sottovasi, tra le principali cause di marciume e malattie fungine. Anche in questo caso, un controllo a cadenza settimanale di quanto il terreno sia umido va fatto.

Potatura: pochi interventi, mirati

La potatura della schefflera è minima. Basta rimuovere i rami secchi o danneggiati, preferibilmente in autunno. Se la pianta cresce troppo in altezza, si possono effettuare tagli di contenimento per riequilibrarne la forma e stimolare la produzione di nuove foglie.

Malattie e parassiti della Schefflera

Rustica e tenace, la schefflera resiste bene ai parassiti, ma non è immune. Può essere attaccata da cocciniglie cotonose, che spesso favoriscono la comparsa di fumaggine, un fungo che si sviluppa sulla melata prodotta dagli insetti. Altri nemici frequenti sono afidi e tripidi, piccoli insetti che colpiscono le foglie: vanno trattati con insetticidi specifici e, nei casi gravi, eliminando le parti infestate. Nei periodi caldi e secchi, possono comparire anche i ragnetti rossi, facilmente contrastabili mantenendo il terreno umido e nebulizzando l’acqua sul fogliame. Le malattie fungine più comuni, come macchie fogliari o marciumi del colletto, sono quasi sempre conseguenza di un’innaffiatura eccessiva. Prevenire significa bagnare con moderazione, migliorare l’aerazione e non eccedere con i fertilizzanti azotati. A volte pensando di “fare del bene” alla pianta, si rischia di ottenere l’effetto contrario.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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