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Il paradosso di Belém: come è alimentata tutta la Cop30? A gasolio

BELÉM (BRASILE) – Piove sul bagnato a Belém. Ieri, durante l’inizio ufficiale della Cop30 nel cuore dell’Amazzonia, a un certo punto delegati, politici e giornalisti fra le migliaia di persone presenti non riuscivano più nemmeno a parlare. Un temporale tropicale, in una città a 30 gradi e dai tassi di umidità altissimi, si è abbattuto sui grandi tendoni gonfiabili e sulle strutture montate apposta per la Conferenza: il risultato è stato un rumore assordante, con la pioggia che cadeva perfino dentro in alcuni punti. Quel rumore però è diventato impossibile perché mescolato da un altro suono costante di sottofondo: l’aria condizionata che viene sparata senza sosta.

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Il paradosso dei paradossi, nella grande conferenza sul clima che prova a trovare soluzioni per arginare la crisi del clima alimentata dalle emissioni antropiche, è che quell’aria condizionata, così come tutta l’elettricità della Cop30, è alimentata a gasolio. Già, perché nonostante il Brasile di Luiz Inácio Lula da Silva sia ancora fortemente ancorato ai combustibili fossili – nuove trivellazioni sono appena state autorizzate sul Rio delle Amazzoni – e nonostante le solite polemiche per le emissioni di jet privati e navi giunte a Belém per permettere una migliore logistica ai delegati, si sperava che per la prima, simbolica e storica Conferenza delle parti nel cuore dell’Amazzonia, ci fosse decisamente più attenzione all’ambiente.

Passi il fatto che i menù – al contrario di quanto chiedeva Sir Paul McCartney non siano affatto vegani (e carissimi) – ma l’idea di alimentare a diesel l’energia di uno spazio grande come 16 campi da calcio è difficile da digerire nella prima Cop che si tiene, dopo tre anni, fuori da petrol-stati. Mentre il “transition away”, l’abbandono graduale delle fonti fossili concordato due anni fa a Dubai, resta un elefante nella stanza, dato che nessuno dei Paesi più industrializzati si sbilancia a chiedere un immediato abbandono del fossile, fuori dai padiglioni della Cop30 i camion cisterna carichi di diesel fanno avanti e indietro per garantire carburante ed elettricità prodotta da 160 generatori. Un paradosso svelato da BBC Brazil che ha visionato i contratti di appalto i quali prevedevano priorità a sistemi alimentati da combustibili differenti al fossile ma che evidentemente, anche per questioni di costi e logistica, non è stato pienamente rispettato. Va detto che sebbene larga parte del carburante sia diesel di Petrobas è prevista una parte di biocombustibile e l’azienda sostiene che il gasolio ha un contenuto “da fonti rinnovabili” di circa il 25% (ma doveva essere almeno biodiesel al 100%).

Eppure, nello stato del Parà dove si trova Belém, ci sono alcune delle centrali (come quella di Belo Monte) idroelettriche più grandi del Brasile, per cui si pensava a formule alternative per la Conferenza o per lo meno più green. Oppure si ipotizzava un uso più diffuso di biocarburanti o addirittura di energie rinnovabili come il solare, soprattutto perché per i trasporti cittadini – per esempio – proprio per questa Cop30 sono stati sfoderati nuovi bus e auto elettriche. Lula stesso, in apertura di Cop30, ha ribadito la necessità della transizione energetica e della decarbonizzazione ma ha comunque sempre giustificato i combustibili fossili come tramite per poterla finanziare. In sostanza, fa capire, “ci servono ancora”. Ma mentre Lula è impegnato a contrattaccare contro l’altro grande elefante nella stanza, quel Donald Trump che è assente, che definisce “truffa” la crisi del clima e che ieri ha attaccato il Brasile che “deforesta l’Amazzonia per la Cop”, il peso di una scelta come quella di una Cop a tutto diesel sembra riflettere il modo stesso in cui questa conferenza intende affrontare il problema principale del cambiamento climatico, le emissioni dei combustibili fossili. Più che parlare di questo, il presidente brasiliano ieri si è limitato a dire di voler portare una “sconfitta per i negazionisti” (leggasi Trump) e che è molto più economico finanziare la battaglia al global warming anziché le guerre. Non è sfuggito però il fatto che la “transizione dai combustibili fossili” sia passata sotto traccia anche nell’agenda, quella che bisogna approvare e concordare a inizio Cop30.

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Ieri, dopo scontri iniziali, l’agenda finale è stata adottata ma alcuni punti chiave tra cui la finanza climatica o i sistemi per rimanere entro il limite di +1,5 gradi e anche le discussioni sulla transizione dal fossile sono fuori dall’agenda formale e spostate in quella “d’azione”, un gruppo sperato che potrebbe essere portato avanti a rilento, un po’ come se fosse in secondo piano. Contraddizioni, come quelle di una Cop30 a gasolio nella verde Amazzonia, che tendono a sfiduciare le aspettative e a indirizzare il vertice ad essere, anziché una Conferenza “d’azione”, un altro summit di parole.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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