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Emissioni a -90% in 15 anni, la Ue continua sulla strada del Green Deal

“Abbiamo approvato sia la legge clima e che l’Ndc europei”. Lo conferma nella mattinata di Bruxelles il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin alla stampa. Dopo un nulla di fatto ieri nel Consiglio straordinario ambiente, la cui conclusione era prevista per le 16, si è lavorato tutta la notte a un testo di compromesso. Il punto di partenza era la proposta della Commissione di presentare a Cop30 un taglio europeo delle emissioni del 90% entro il 2040 (rispetto ai livelli del 1990). E con un limitato ricorso (il 3%) ai crediti internazionali di carbonio. Il testo approvato dai 27 ministri dell’ambiente (dopo un lungo ping pong, che aveva perfino visto la resa dei capi di Stato e di governo lo scorso 23 ottobre) confermerebbe il bersaglio grosso: taglio delle emissioni Ue del 90% entro il 2040 di cui però fino a un massimo del 5% potrà essere acquistato sui mercati internazionali.

Per i contributi determinati a livello nazionale (Ndc) da qui al 2035 resterebbe la forbice di cui Ursula von der Leyen aveva parlato all’Assemblea generale delle Nazioni Unite lo scorso settembre: un taglio delle emissioni compreso tra il 66,25% e il 72,5%, ma comunque su un percorso che dovrà portare a meno 90% tra 15 anni. Per i dettagli e le conferme si dovrà attendere la conferenza stampa conclusiva del Consiglio dei ministri dell’Ambiente. Si tratterà in ogni caso di decisione presa in extremis, mentre la presidente della Commissione europea si sta imbarcando sul volo che la porterà a Belém per il meeting dei leader di domani, preparatorio alla 30esima Conferenza delle parti sul clima (il via ufficiale è il 10 novembre).

Von der Leyen, anche se sul filo di lana, potrà comunque vantarsi di rappresentare il blocco che ha la maggiore ambizione in fatto di limitazione di gas serra, dopo l’abbandono degli Usa di Trump e gli obiettivi decisamente sotto le aspettative della Cina di Xi Jinping. Il 5% di crediti internazionali di carbonio e i numerosi riferimenti al “pragmatismo” contenuti nel testo varato nella notte, permettono, anche ai Paesi più restii a varare politiche climatiche drastiche (Polonia, Italia, parzialmente la Germania), di rivendicare un risultato: “La Commissione ha riconosciuto che le nostre istanze erano rilevanti”, ha sottolineato Pichetto Fratin. Per esempio in una delle ultime bozze notturne del documento si enfatizza “il ruolo dei carburanti a zero, basse emissioni di carbonio e rinnovabili nella decarbonizzazione dei trasporti, compreso il trasporto su strada oltre il 2030, e misure concrete per aiutare i produttori di veicoli pesanti a raggiungere i loro obiettivi, tenendo conto del contesto europeo”. Un chiaro recepimento delle richieste tedesche e italiane in tal senso. Ma al netto di queste concessioni, quella andata in scena a Bruxelles nelle ultime ore sembra l’opposto della demolizione del Green Deal europeo.

“Si prevede una riduzione fino al 5% attraverso l’utilizzo di crediti internazionali di carbonio, esternalizzando così anche ai Paesi poveri e vulnerabili l’azione climatica europea – commenta Legambiente – così si rischia di distogliere importanti risorse finanziarie dalla decarbonizzazione dell’economia europea e compromettere l’ambizione della politica climatica europea”. Mentre per Luca Bergamaschi, co-fondatore e direttore esecutivo di ECCO, il think tank italiano per il clima, si tratta di “un segnale positivo, che chiarisce la posizione europea in vista della COP30. Nessun grande blocco di paesi emettitori ha obiettivi così ambiziosi per i prossimi 15 anni, al netto delle flessibilità. Ma ora è fondamentale che questi impegni si traducano in politiche e investimenti a favore dell’elettrificazione dell’economia e dell’efficienza energetica, senza ritardi o de-regolamentazioni”.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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