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Quanto è blu il cielo? Ce lo dice il cianometro

A volte appare pallido, altre vibra di un celeste brillante, altre ancora assume sfumature che vanno dall’indaco al viola. Da oltre due secoli è possibile misurare il colore del cielo grazie a uno strumento chiamato cianometro, che trasforma la poesia del firmamento in numeri.

Inventato nel Settecento

Il primo dispositivo di questo tipo fu creato nel 1789 dal fisico e naturalista svizzero Horace-Bénédict de Saussure. Appassionato alpinista, osservò, durante le sue ascensioni, che la tonalità del cielo diventava via via più intensa con l’aumentare dell’altitudine.

Per studiare il fenomeno ideò un disco di carta suddiviso in tasselli, ciascuno con una diversa sfumatura di azzurro. La scala comprendeva 53 toni numerati progressivamente: il bianco corrispondeva al grado 1, ossia un cielo quasi privo di saturazione, velato o lattiginoso, mentre il blu profondo era associato al grado massimo, il 53, equivalente alla massima intensità cromatica percepibile a occhio nudo. Confrontando il cielo con questi campioni, l’osservatore poteva attribuirgli un valore numerico preciso.

Grazie a questo metodo, lo scienziato evidenziò, per esempio, che sulla vetta del Monte Bianco il cielo appariva pari al grado 39 della scala. Fu anche tra i primi a ipotizzare che l’intensità del colore dipendesse dalla quantità di umidità e di particelle sospese nell’atmosfera.

Tecnologia

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La versione contemporanea

Il cianometro attuale riprende l’idea del suo inventore, ma utilizza tecnologie avanzate per misurare e visualizzare la tonalità della volta celeste con maggiore precisione. Nel 2016 a Lubiana, nominata Capitale verde d’Europa, è stato installato un monolite in vetro e acciaio alto circa tre metri, ideato dal designer Martin Bricelj Baraga, in collaborazione con l’Agenzia slovena per l’ambiente e con il Museum of Transitory Art. Grazie a fotocamere e sensori digitali, cattura a intervalli regolari le immagini del cielo e le confronta, tramite software, con il campione cromatico di Saussure. Parallelamente, integra i dati delle centraline ambientali e delle stazioni meteorologiche collegate.

Sul pannello dell’installazione compaiono, perciò, sia il colore del cielo in tempo reale sia un indicatore della qualità dell’aria, rappresentato da una scala cromatica che va dal verde (aria pulita) al rosso (aria molto inquinata) e affiancato da numeri che evidenziano le concentrazioni di Pm10, ozono, biossido di azoto e altri inquinanti. Icone aggiuntive segnalano la fonte prevalente di contaminazione, che può derivare da traffico, attività industriali o riscaldamento domestico.

Lo strumento possiede, inoltre, pannelli solari, il che lo rende autosufficiente dal punto di vista energetico, in modo che possa funzionare senza bisogno di elettricità.

Innovazione

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La diffusione in Europa

Sull’onda del successo di Lubiana, altre città hanno attuato il progetto. Nel maggio 2017 un cianometro è stato posizionato a Breslavia, in Polonia: questo dispositivo è connesso in rete con quello sloveno, permettendo un confronto diretto dei dati tra le due città. Negli anni successivi lo strumento è stato collocato anche altrove. Nel 2022, per esempio, sono stati realizzati nuovi allestimenti, seppur temporanei, in altre due città europee: Dresda, in Germania, e Ginevra, in Svizzera.

Ovunque l’installazione è stata concepita come un efficace mezzo di sensibilizzazione ambientale. In un’epoca in cui l’inquinamento atmosferico è spesso un problema invisibile, visualizzare la qualità dell’aria aiuta il pubblico a comprendere in modo semplice concetti astratti e complessi.

Oltre a essere utili dal punto di vista divulgativo, i cianometri raccolgono anche dati rilevanti: tutte le misurazioni vengono, infatti, inviate a un archivio online consultabile da esperti e cittadini. Nel tempo, questa banca dati consentirà di documentare l’evoluzione della qualità dell’atmosfera urbana, mettendo in evidenza variazioni correlate a politiche ambientali e a cambiamenti climatici.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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