La mattanza continua. Altri 285 globicefali sono stati uccisi, secondo l’associazione Sea Shepherd, in un solo giorno alle isole Faroe durante una delle battute di caccia del “grind”, la tradizionale uccisione dei cetacei che da anni si ripete nel territorio del nord Europa. I numeri dell’ultima battuta di caccia avvenuta a a Fuglafjørõur la rendono una delle più grandi dell’anno: il grindadrap, da quando è iniziato a gennaio, ha già visto in dieci diversi eventi un totale di “almeno 1000 uccisioni di globicefali (pilot whales, ndr) e altri cetacei” nel 2025, sostengono le associazioni animaliste. Un numero che supera già ora le stime dello scorso anno (circa 750 cetacei). Le stesse organizzazioni denunciano come anche nell’ultima battuta il branco predato includeva delle femmine gravide e dei cuccioli e sostengono come il bilancio reale delle morti potrebbe essere “molto più alto di quello ufficiale”.
Con più forza e con una campagna internazionale chiamata Stop the Grind dal 2021 Sea Shepherd e altri gruppi – dopo la terribile mattanza del 12 settembre di quattro anni fa in cui morirono quasi 1500 animali in un solo giorno – si battono per chiedere uno stop a questa antica pratica che fa parte della tradizione e della cultura delle Faroe, un tempo nata per il consumo di carne e oggi perpetuata nel tempo per mantenere il rito.
Nonostante l’estate 2025 fosse iniziata con una buona notizia, ovvero la decisione dell’Islanda di chiudere la caccia alle balene, con un messaggio indiretto che suonava d’esempio per gli altri Paesi (Giappone e Norvegia) che insistono ancora sulla caccia, l’uccisione dei cetacei e la sospensione del grindadrap alle Faroe non è mai veramente stata presa in considerazione: ogni anno le acque del mare continuano a colorarsi di rosso sangue e le carcasse vengono allineate lungo la riva. Un’azione “raccapricciante” che non trova sosta nemmeno, ricordano gli ambientalisti, dopo alcuni avvertimenti delle autorità delle Isole Faroe sul rischio di tossicità legato al consumo di carne di globicefali e dopo il fatto che, per eccedenza, alcune autorità hanno rifiutato la carne in eccesso.
Biodiversità a rischio
Un silenzio inaspettato e preoccupante: i suoni scomparsi delle balenottere azzurre
06 Agosto 2025
Quest’anno per dar conto di quanto stava avvenendo tra i fiordi e le acque delle Faroe i volontari di Sea Shepherd hanno girato diverse dirette, diffuse sui social network, che documentavano una caccia “avvenuta per ore”. Mentre i responsabili delle uccisioni hanno parlato della morte di “solo” una settantina di esemplari, i membri dell’associazione hanno sostenuto invece come i numeri fossero decisamente maggiori, con arpioni e coltelli pronti a colpire un branco di almeno 400 esemplari. Una discordanza di numeri che per Sea Shepherd è segnale di “mancanza di monitoraggio” su quanto sta avvenendo. La carne continua poi a essere distribuita fra i locali e anche venduta online: la giustificazione principale del “grind” è infatti ancora legata, oltre alle tradizioni, a motivazioni commerciali.
Per Valentina Crast, direttrice della campagna di Sea Shepherd, “la caccia al Fuglafjørõur mette in luce la crudeltà e l’avidità che animano queste attività. Oltre 285 mammiferi marini sono stati massacrati in un massacro caotico che si è protratto per oltre 90 minuti. Intere famiglie sono state sterminate, non per mettere cibo sulle tavole della gente, ma per lasciare carne ammucchiata sulle isole, con eccedenze rifiutate persino dagli stessi faroesi. Nonostante questo, le uccisioni continuano”.
Negli ultimi 40 anni, in media, nelle isole Faroe ogni anno sono stati uccisi 1150 fra globicefali, delfini e varie specie di cetacei. In un contesto di sempre maggiore difficoltà per la biodiversità, dove i cetacei si trovano a sopravvivere in mari più caldi, acidi e impattati dall’inquinamento da plastica, Sea Shepherd e altre associazioni si sono unite in una coalizione per chiedere la fine, per sempre, dell’inutile uccisione di animali.