Lisci, idrorepellenti e possibilmente resistenti alla formazione di pieghe: sono le caratteristiche che tipicamente si punta ad ottenere nella fase di finitura dei tessuti, in particolare quando si tratta di tessuti fatti di cotone. A questo scopo vengono spesso utilizzate sostanze come la formaldeide o i Pfas, che però possono presentare rischi sia per la salute che per l’ambiente. Per ovviare al problema, un gruppo di ricercatori e ricercatrici della North Carolina State University (Stati Uniti) sta testando l’olio di semi di cotone modificato chimicamente come possibile alternativa green. E i risultati dei primi esperimenti, presentati al convegno dell’American Chemical Society (Acs) attualmente in corso a Washington, sembrano promettenti.
La ricerca
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Le resine a base di formaldeide tendono a legarsi, grazie alle loro caratteristiche chimiche, alle fibre di cellulosa del cotone, rendendole resistenti alla formazione di grinze e pieghe. Dall’altro lato, le sostanze appartenenti alla classe dei Pfas conferiscono idrofobicità ai tessuti e li proteggono dalle macchie. Come anticipato, però, sia la formaldeide che i Pfas presentano dei rischi sia ambientali che legati alla salute umana. Questi ultimi sono anche conosciuti come forever chemicals, ad indicare il fatto che, una volta introdotti, persistono nell’ambiente praticamente per sempre. La formaldeide, invece, se inalata può causare irritazioni delle mucose del tratto respiratorio, ed è stata classificata come cancerogena per gli esseri umani dalla International Agency for Research on Cancer (Iarc).
Per ottenere un’alternativa più ecologica e ugualmente efficace, il gruppo della North Carolina State University, basandosi su ricerche condotte in precedenza presso la stessa università, ha modificato chimicamente l’olio che si ottiene dai semi del cotone. In particolare, i ricercatori hanno introdotto dei gruppi funzionali che consentono alle molecole di olio di legarsi alle fibre di cotone in modo analogo a quello che succede con la formaldeide. In sostanza, in questo modo il tessuto viene ricoperto da una sorta di polimero che lo rende idrorepellente e anche resistente alla formazione di grinze.
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L’effettiva formazione dei legami fra le molecole di olio così modificate e le fibre di cotone è stata verificata attraverso specifiche tecniche di spettroscopia infrarossa, mentre l’idrorepellenza è stata testata utilizzando una particolare telecamera che consente di misurare l’angolo di contatto che le gocce di acqua formano con il tessuto di cotone. Ebbene, il tessuto trattato con l’olio di semi di cotone modificato ha mostrato un significativo aumento dell’idrorepellenza.
Per il futuro, il gruppo di ricerca si ripropone di valutare altre caratteristiche dei tessuti di cotone trattati in questo modo, come la resistenza allo strappo e la durata. Inoltre, spiegano gli autori della ricerca, l’obiettivo finale sarebbe quello di mettere a punto un processo che richieda l’utilizzo di soli solventi acquosi per l’applicazione dell’olio modificato al tessuto, per evitare del tutto l’impiego di sostanze potenzialmente pericolose.
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“Se riusciremo a raggiungere il nostro obiettivo di modificare le proprietà del tessuto di cotone, rendendolo anti-grinze, anti-macchie e idrorepellente, utilizzando un processo a base acquosa – conclude Richard Venditti, che ha coordinato lo studio ed è docente presso la North Carolina State University -, avremo un metodo ecologico per applicare un materiale biologico sul cotone al posto delle finiture a base di formaldeide e Pfas”.