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Tumori: cure più efficaci per le neoplasie del sangue

Tumori: prevenzione e terapie

Uno studio conferma l’efficacia dell’associazione di due farmaci per la leucemia linfatica cronica

Sanihelp.it – Lo studio Murano ha arruolato pazienti con leucemia linfatica cronica recidivante/refrattaria e ha confermato l’efficacia dell’associazione venetoclax più rituximab rispetto alla chemioimmunoterapia tradizionale. Circa la metà dei pazienti risulta ancora libera da progressione dopo più di 3 anni dalla sospensione del trattamento. 

Il lasso di tempo che intercorre fino a un eventuale nuovo trattamento è di circa 5 anni più duraturo rispetto ai 2 anni della chemioimmunoterapia, cosa che evidentemente offre anche benefici per quanto riguarda la qualità di vita dei pazienti, in molti dei quali la malattia non è più rilevabile con gli strumenti diagnostici oggi a disposizione.

«La terapia biologica è anche orale, venetoclax è un farmaco che può essere somministrato per via orale, quindi il paziente può assumerlo comodamente a casa senza essere costretto a sottoporsi a infusioni di farmaci chemioterapici in ospedale» afferma Francesca Romana Mauro, professore associato e Dirigente medico presso l’Istituto di Ematologia dell’Università Sapienza di Roma.

La leucemia linfatica cronica, la forma più comune di leucemia nei paesi occidentali, è una forma di leucemia a crescita lenta. In Italia ogni anno circa 1.200 persone ricevono questa diagnosi. Una terapia chemio-free da poter assumere per via orale ha un notevole impatto sulla qualità di vita dei pazienti e dei loro familiari. 

«Oggi è possibile vivere a lungo senza progressione della malattia – spiega Antonio Cuneo, direttore della Sezione di Ematologia dell’Aou Arcispedale Sant’Anna di Ferrara – e senza chemioterapia con evidenti vantaggi per il paziente, per i medici e per il Servizio Sanitario Nazionale. La possibilità di utilizzare un regime terapeutico per un periodo limitato nel tempo, come nel caso di venetoclax, rappresenta un’opportunità unica per la gestione clinica della leucemia linfatica cronica, permettendo al paziente di riprendere la propria vita, nonché di ottimizzare le risorse per il Servizio Sanitario Nazionale».

Molti pazienti con questa patologia sono anziani con altre malattie. Ciò comporta che se si ha necessità di un intervento chirurgico la terapia va interrotta, il che può comportare la ricomparsa della leucemia. Con venetoclax, invece, l’interruzione di trattamento anche fino a 21 giorni non si traduce nel paziente in nessuna modificazione dello stato della malattia, quindi la risposta profonda e il meccanismo d’azione legato al venetoclax di fatto consentono anche interruzioni che possono capitare in un paziente anziano senza che tutto questo debba ricadere negativamente sul controllo della malattia, con evidenti benefici per il paziente stesso.


Fonte: http://www.sanihelp.it/rss/rss_salute.xml

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