È atteso sul tavolo del Consiglio dei ministri di giovedì il decreto maturità che riformerà l’esame di Stato dal 2026.
Cambierà a partire dal nome. E poi altri cambiamenti riguarderanno sia gli scritti che gli orali.
Esame di maturità
Innanzitutto, non si chiamerà più esame di Stato ma, appunto, esame di Maturità. Per restituirgli, secondo il ministro Giuseppe Valditara, quel valore di rito di passaggio tra un’età e l’altra. Ma non si tratta soltanto di un cambio di etichetta. La riforma annunciata dal ministro punta infatti a ridefinire la struttura della prova.
La prova di matematica
Se la prima prova scritta, quella di italiano, dovrebbe rimanere invariata, la seconda prova, specifica per indirizzo, potrebbe subire alcune modifiche. Nel compito di matematica ad esempio potrebbero essere inseriti dei quesiti di logica e ragionamenti di problem solving.
Orale: autonomia e consapevolezza
La nuova formulazione della prova orale dovrebbe essere pensata per valutare con maggiore attenzione l’autonomia, la consapevolezza e la capacità di argomentazione dello studente. Si tratterà quindi di una prova multidisciplinare, che valuterà le competenze acquisite durante il percorso scolastico, nella quale valorizzare anche l’alternanza scuola lavoro (ora Pcto) e l’educazione civica.
Orale obbligatorio
Altro punto centrale, chi si rifiuterà volontariamente di partecipare al colloquio, pur avendo completato le prove scritte – come è avvenuto in alcuni casi durante gli ultimi esami di Stato – dovrà ripetere l’anno scolastico mentre finora era possibile essere promossi, pur non sostenendo gli orali, grazie ai crediti ottenuti e alle prove scritte.
“Nessun confronto con noi”
Ma gli studenti non ci stanno. “Nessun confronto è stato aperto con noi, nessuno ci ha chiesto cosa pensiamo. Il Forum delle Associazioni Studentesche più rappresentative non viene convocato da più di un anno e intanto, chi sceglierà il silenzio per protesta, come accaduto in diversi casi quest’anno, sarà bocciato automaticamente, anche in presenza di buoni risultati nelle prove scritte, rimarcando ancora una volta la repressione del dissenso al centro di questo governo e di questa scuola”, dice Tommaso Martelli, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti.
La prova di obbedienza
Per Federica Corcione, dell’esecutivo nazionale dell’organizzazione, “il ministro si riempie la bocca di “educazione civica”, ma nella pratica spazi di discussione e partecipazione vengono repressi. Parlano di formare “cittadini”, ma poi trasformano la maturità in un interrogatorio. Noi studenti vogliamo una scuola che ci ascolti, una maturità che permetta davvero di esprimersi. Non una prova di obbedienza”.
“Valore al merito”
Secondo la sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti invece «l’esame di maturità del ‘futuro’ “indurrà i ragazzi e ragazze ad affrontare la prova mettendo in evidenza il loro percorso scolastico in modo complessivo e dando così valore al merito».
Fonte: http://www.repubblica.it/rss/scuola_e_universita/rss2.0.xml