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Risparmio energetico, cosa ci spinge a migliorare?

Consumare responsabilmente. Dovrebbe essere un mantra di tutti, in tutte le case, in tutto il mondo. Noi italiani ed europei, poi, avremmo anche un motivo in più, da quando sono saltati gli accordi commerciali con la Russia, a seguito dell’invasione dell’Ucraina. Eppure il risparmio energetico domestico non è sempre una priorità in molte abitazioni. Come fare perché lo diventi? Per trovare una risposta un team del Northern New Mexico College (Usa) ha condotto un’ampia metanalisi della letteratura scientifica esistente, pubblicata su Cell Reports Sustainability, al fine di identificare i fattori che guidano i comportamenti virtuosi: su quelli – dicono gli autori – dovremmo puntare.

L’analisi

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Psicologia o economia?

I ricercatori statunitensi hanno analizzato 100 studi esistenti che, con diversi approcci (da quello psicologico a quello sociologico, da quello economico a quello ingegneristico), cercavano di capire cosa determini i comportamenti di risparmio energetico. In totale queste indagini includevano il punto di vista di oltre 430mila persone in 42 Paesi. Gli autori della metanalisi hanno preso in considerazione 26 tra fattori psicologici e sociodemografici per valutarne l’impatto sui comportamenti delle persone.

Ne è emerso che sono proprio i fattori psicologici profondi a trainare le buone abitudini di risparmio, molto più della consapevolezza del problema energetico o persino dell’evidenza del risparmio in bolletta.

Ambiente

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Cosa guida i comportamenti virtuosi?

Il fattore più rilevante, secondo gli autori della metanalisi, è l’autoefficacia (self-efficacy), intesa come riconoscere di essere capaci di fare la differenza, di fare la cosa giusta per l’ambiente. Ne consegue un atteggiamento positivo nei confronti del risparmio energetico.

Anche le aspettative degli altri sulle proprie abitudini sembrano incidere. In altre parole, se diamo importanza al fatto che gli altri ci percepiscano come virtuosi in fatto di risparmio energetico, siamo più propensi a esserlo effettivamente.

I comportamenti green, inoltre, sembrano potenziarsi a vicenda, ossia chi fa la raccolta differenziata e utilizza di più i mezzi pubblici per spostarsi tende anche a risparmiare energia in casa.

Gli effetti più deboli

A sorpresa, invece, la visione ecologista del mondo è un fattore meno significativo. La consapevolezza dell’impatto ambientale dei consumi energetici individuali, così come diversi altri indici socioeconomici, come il livello di istruzione e il reddito, non influiscono in modo particolare sull’adozione di buone abitudini.

Puntare sui sentimenti

“Sapere cosa fare spesso non è sufficiente per indurre qualcuno a cambiare effettivamente il proprio comportamento – ha commentato Steph Zawadzki, che ha condotto la metanalisi – Bisogna anche attingere ad atteggiamenti, preferenze e desideri più profondi per motivare davvero le persone a portare a termine le proprie azioni”.

Secondo gli autori, dunque, una possibile chiave per coinvolgere il maggior numero possibile di persone nel risparmio energetico è sfruttare proprio questi fattori psicologici profondi. “La stragrande maggioranza delle persone, indipendentemente dal loro background, desidera generalmente fare la cosa giusta – ha aggiunto Zawadzki – Non stiamo cercando di cambiare i cuori e le menti, ma di attivare sentimenti che le persone già provano”. Di questo i governi e le campagne di sensibilizzazione dovrebbero tenere conto.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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