Plastificanti vietati usati per realizzare oggetti di uso comune. Contenitori per giocattoli, tappetini da bagno, borse dell’acqua calda. Gli ftalati sono sostanze chimiche potenzialmente dannose per la salute e l’ambiente, definiti interferenti endocrini, poiché in grado di alterare il sistema riproduttivo e ormonale umano. Derivati dall’acido ftalico, gli ftalati, sono ampiamente utilizzati nell’industria come plastificanti, perché rendono la plastica, in particolare il PVC, più flessibile, morbido e resistente.
Infatti, gli fatati sono il componente chiave di giocattoli, soprattutto quelli per bambini piccoli, pavimenti vinilici, pellicole alimentari, cavi elettrici. Ma possono essere presenti in cosmetici, profumi, smalti per unghie e spray per capelli, dove agiscono come solventi e fissativi. Ma se sono così diffusi in commercio, per quale motivo in Svizzera è scattato una sorta di allarme? In verità, il problema principale degli ftalati è che non sono legati chimicamente in modo stabile alla plastica e possono essere rilasciati nell’ambiente o migrare nei liquidi e nei tessuti umani. Questo avviene specialmente con il riscaldamento, l’usura o il contatto prolungato, ad esempio, quando i bambini mettono in bocca i giocattoli.
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Ragioni sufficienti per sottoporre qualsiasi oggetto in plastica a controlli più rigorosi, soprattutto sulla merce proveniente dall’Asia. Infatti i laboratori cantonali hanno effettuato una vasta operazione di controllo su oggetti di uso quotidiano in plastica, come viene riportato dal sito svizzero RSI. L’operazione è stata condotta in una prima fase su diversi oggetti usando uno spettrometro a infrarossi portatile, direttamente nei negozi. Uno strumento che permette di individuare rapidamente gli oggetti contenenti ftalati. Dopodiché, i campioni positivi vengono inviati al laboratorio per un’analisi più approfondita, essenziale per distinguere tra ftalati ammessi in commercio e quelli la cui concentrazione è vietata.
I primi dati sull’azione messa a segno in Svizzera mostrano una situazione allarmante. “Finora abbiamo analizzato circa 1.400 prodotti in plastica direttamente nei negozi. Di questi, circa 180 sono risultati positivi e sono stati inviati al laboratorio. Abbiamo già esaminato 80 campioni, e in 51 è stata riscontrata una concentrazione di ftalati vietati superiore al limite consentito” ha sottolineato Yves Parrat, chimico di Basilea.
Stando ai risultati del monitoraggio, emerge che tutti i prodotti che non rispettano le normative vigenti sono importati dall’Asia. Ma non è solo un problema di fabbricazione, piuttosto anche delle aziende importatrici che dovrebbero verificare con maggiore attenzione la qualità dei prodotti che poi vengono immessi sul mercato europeo. “Purtroppo, questo controllo autonomo è un problema ricorrente. Segnaliamo da anni questi prodotti, senza miglioramenti significativi” dichiara ancora il chimico svizzero, che intende richiamare l’attenzione dei consumatori.
Intanto, almeno in Svizzera, i laboratori prevedono di ritirare dal mercato oltre 100 prodotti e solo nell’ultimo mese sono già stati richiamati otto prodotti in plastica per la presenza di ftalati vietati. “Se viene superato il valore massimo consentito, viene imposto il divieto di vendita. Se però non si può escludere un rischio per la salute, allora il richiamo è sicuramente una misura proporzionata”, dice ancora Parrat.
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I richiami sono un campanello d’allarme molto importante, che obbliga il venditore ad informare i consumatori sul rischio per la salute, che in caso di acquisto di prodotti pericolosi sono invitati a restituirli. Anche in Italia, come paese membro dell’UE, vige il Regolamento REACH, che stabilisce regole severe ed estende la restrizione a sei ftalati specifici, noti per la loro tossicità riproduttiva e proprietà di interferenza endocrina.
In particolare quattro ftalati – queste sono le sigle EHP, DBP, BBP, DIBP – sono vietati in tutti i giocattoli e articoli di puericultura, se la loro concentrazione nel materiale plastificato supera la soglia dello 0,1% in peso. Invece altri due ftalati (DINP, DIDP) sono proibiti se superano lo 0,1% in peso solo nei giocattoli e articoli per l’infanzia che possono essere messi in bocca dai bambini. L’applicazione della normativa comunitaria, in Italia, viene garantita dalle autorità di vigilanza, tra cui Asl e Dogane, mentre attraverso il sistema europeo di allerta rapida, Rapex, sono notificate e ritirate dal mercato le merci fuorilegge.
