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No, il Green deal non è stato bocciato dal Consiglio europeo

“Cosa è successo nel Consiglio europeo di ieri riguardo alla crisi climatica? Stando ai resoconti di molti media l’Unione europea avrebbe ridimensionato il Green deal. Ma c’è una versione secondo cui le cose sarebbero andate il modo molto diverso. “I colloqui sul clima, una delle questioni più spinose in vista del vertice, sono stati affrontati sorprendentemente senza intoppi”, ha scritto per esempio Politico. E in effetti, dalla lettura delle Conclusioni del Consiglio europeo non emerge alcuna bocciatura del Green deal né un no esplicito all’ambiziosissimo obiettivo della Commissione di tagliare il 90% delle emissioni di CO2 entro il 2040.

Non solo, la decisione finale sull’ammontare del Ndc europeo (i contributi determinati a livello nazionale in fatto di tagli alle emissioni, previsti dall’Accordo di Parigi) è stata rimandata al Consiglio straordinario dei ministri europei dell’Ambiente, che si terrà il 4 novembre, appena 48 ore prima la passerella dei leader mondiali a Belém, sede della 30esima conferenza dell’Onu sul clima. Si spiega anche così il silenzio del Commissario europeo al Clima Woepke Hoekstra: “Non ha senso che io rilasci interviste prima del 4 novembre”, ci aveva detto qualche giorno fa. E cosa accadrà quel giorno? Ci sono buone probabilità che passi il target del 90% al 2040. Perché, mentre nel Consiglio europeo le decisioni si prendono all’unanimità, nei vertici tra ministri si vota a maggioranza. E la proposta di Ndc presentata dalla Commissione von Der Leyen (e appoggiata dalla Presidenza di turno danese) può contare sull’appoggio di nazioni popolose (e quindi pensanti in termini di voto) come Francia, Germania, Spagna e Polonia. In cambio sono state concesse, nel documento approvato ieri, alcune formule linguistiche rassicuranti.

Regno Unito

Londra accelera sulla riduzione delle emissioni: giù dell’81% rispetto al 1990 entro 10 anni

30 Gennaio 2025

Nel testo tornano spesso i termini “pragmatismo” e “revisione”, proprio per lasciare ipoteticamente aperta la possibilità di un ripensamento. “Il premier polacco Donald Tusk”, scrive Politico, “ha definito il vertice un punto di svolta nell’approccio europeo alla politica verde, aggiungendo di essere riuscito a inserire una clausola di revisione nel piano della Ue relativo all’estensione del suo sistema di scambio di quote anche alle emissioni del riscaldamento e dei trasporti”. Ma resta il fatto che i capi di Stato e di governo non si sono pronunciati sull’Ndc, rimandando la decisione finale al 4 novembre.

Assemblea Onu

Meno emissioni più energia pulita: gli impegni (insufficienti) della Cina

25 Settembre 2025

Erano stati proprio i ministri dell’Ambiente, a inizio settembre, a ritenere la questione troppo delicata, e quindi da sottoporre al Consiglio europeo. Il risultato era stato l’imbarazzo della presidente della Commissione che si era dovuta presentare all’Assemblea generale dell’Onu di poche settimane fa (occasione ufficiale per la formalizzazione degli Ndc) senza un numero, ma con una dichiarazione di intenti (puntiamo al 90% entro il 2040) e una “forbice” per i tagli al 2035: da un minimo di 66,25% a un massimo di 72,5%. Ora Ursula von der Leyen spera di incassare il 4 novembre il sì definitivo al suo target del 90% e di potersi quindi presentare alla Cop30 di Belém come la rappresentate del blocco che sta facendo di più per il clima (gli Usa di Trump si sono tirati fuori e la Cina di Xi Jinping ha annunciato un modesto taglio del 7-10% rispetto ai picchi di emissione da qui al 2035). Salvo sorprese: se qualcuno dei Paesi che hanno garantito il loro via libera al -90% si tirasse indietro, sarebbe un durissimo colpo d’immagine per la Ue a poche ore dalla passerella di Belém.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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