Possono sembrare a prima vista obiettivi modesti, ma risultano passi da gigante se paragonati alla ritirata degli Stati Uniti di Donald Trump. Gli ultimi impegni sul clima Pechino li ha annunciati a settembre alle Nazioni Unite: lo ha fatto direttamente il leader cinese Xi Jinping, lanciando frecciatine nemmeno troppo velate contro l’America. La transizione verso un’economia “verde e a basse emissioni di carbonio” è la “tendenza del nostro tempo” ha detto Xi, criticando poi i Paesi che “agiscono contro” tale transizione. Parole pronunciate all’Onu un giorno dopo quelle scioccanti di Trump, che aveva definito il cambiamento climatico come la “più grande truffa messa in atto da persone stupide”. Il messaggio cinese è chiaro: è Pechino la potenza responsabile pronta a impegnarsi per risolvere le sfide globali come quella del cambiamento climatico appunto, e non gli Stati Uniti, che invece si ritirano dalla lotta.
È sul vuoto di leadership lasciato dagli Stati Uniti in alcune aree – come le questioni climatiche, con Trump che ha di nuovo ritirato gli Usa dagli Accordi di Parigi – che la Cina punta a intensificare le proprie azioni.La Cina si è prefissata l’obiettivo di ridurre le emissioni nette di gas serra del 7-10% nei prossimi dieci anni rispetto ai livelli massimi. Nel 2021 Xi annunciò che la Cina avrebbe puntato a raggiungere il picco delle emissioni entro questo decennio e arrivare alla neutralità carbonica entro il 2060: gli impegni assunti a settembre all’Onu segnano la prima volta che la Cina fissa obiettivi di riduzione delle emissioni effettivi su tale percorso. Xi si è anche impegnato ad aumentare la quota di combustibili non fossili a oltre il 30% del consumo energetico totale della Cina e ad espandere la capacità installata di energia eolica e solare di oltre sei volte rispetto ai livelli del 2020. Per gli esperti, però, la Cina, il più grande inquinatore al mondo, deve fare di più.
Pechino è cauta e Xi segue la tradizione di fissare obiettivi climatici relativamente modesti, per poi superarli in seguito. Esempio: la Cina ha superato l’obiettivo fissato per il 2030 di aggiungere 1.200 gigawatt di capacità solare ed eolica con quasi sei anni di anticipo. “La Cina ha spesso promesso poco e mantenuto molto”, ha osservato Andreas Sieber, direttore associato delle politiche e delle campagne dell’associazione ambientalista 350.org. Un’analisi dell’Asia Society Policy Institute afferma che la Cina dovrebbe ridurre le emissioni del 30% entro il 2035 per rendere raggiungibile il suo obiettivo di neutralità carbonica entro il 2060. “Gli obiettivi annunciati sono deludenti, non sono all’altezza della leadership di cui il mondo ha disperatamente bisogno”, afferma Li Shuo, direttore della ricerca sulla Cina e il clima presso l’Asia Society. “Ma il Paese si è anche affermato come superpotenza delle tecnologie pulite, e questo ruolo dominante potrebbe spingerlo ad andare oltre i suoi impegni”. Sebbene gli esperti non siano del tutto soddisfatti degli annunci fatti da Xi alle Nazioni Unite, si vede plasticamente la crescente divisione tra i due maggiori inquinatori mondiali: l’America che sta facendo retromarcia sulle proprie politiche climatiche, la Cina che sta assumendo il ruolo di leader nell’energia verde. Nonostante rimanga il maggiore produttore mondiale di gas serra e le emissioni del suo settore energetico abbiano raggiunto un nuovo picco lo scorso anno, trainate dall’aumento del consumo di carbone, Pechino è ormai da tempo leader nella produzione di tecnologie verdi. La Cina produce e utilizza più pannelli solari, turbine eoliche e veicoli elettrici rispetto al resto del mondo messo insieme.
Lo scorso anno ha installato 356 gigawatt di energia solare ed eolica, cioè quattro volte e mezzo in più dell’Unione europea nello stesso anno. Le aspettative nei confronti della leadership cinese in materia di clima stanno aumentando in vista della Cop30 che si terrà in Brasile a partire dal 10 novembre. “Non è solo la politica climatica a essere in evoluzione: l’intero ordine internazionale sta subendo una profonda trasformazione. Una questione cruciale è la misura in cui la Cina sta ponendo, e porrà, lo sviluppo a basse emissioni di carbonio al centro di tali sforzi”, sostengono i ricercatori di Chatham House in una recente analisi dal titolo “Si sta formando un nuovo ordine internazionale. La Cina lo renderà ‘verde’?”. È nel suo interesse farlo, sostengono i ricercatori. “La Cina è il principale produttore a livello mondiale nel settore delle tecnologie pulite, con una produzione pari a circa l’80% di tutti i pannelli solari e oltre il 70% di tutti i veicoli elettrici nel 2024, mentre Europa e Stati Uniti sono molto indietro. Le esportazioni cinesi di pannelli solari sono triplicate in cinque anni e la metà è destinata a Paesi non Ocse. La Cina non si limita a esportare prodotti tecnologici puliti all’estero, ma sta anche costruendo fabbriche di tecnologia pulita in altri Paesi. Dal 2022 gli investimenti delle aziende cinesi di tecnologia pulita hanno interessato 54 Paesi in tutte le regioni del mondo, per un totale di almeno 227 miliardi di dollari”. E, concludono: “La transizione globale verso un’economia a basse emissioni di carbonio comporta un probabile aumento della domanda di esportazioni cinesi, a vantaggio dell’economia cinese e della sua influenza geopolitica. Oltre a perseguire la leadership nella produzione di tecnologie pulite, la Cina sta cercando sempre più di plasmare e definire gli standard internazionali relativi all’economia verde”.
“Con gli Usa che si tirano indietro dalla scena climatica globale, la Cina può fare un passo avanti. In quanto maggiore emettitore mondiale (in termini assoluti, non pro capite) e leader nella produzione di energia pulita, la Cina si trova in una posizione privilegiata per portare avanti lo slancio della transizione verde. Non è solo una questione di responsabilità: è nell’interesse della Cina”, scriveva a maggio in un editoriale per il South China Morning Post l’ex segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon. “Le economie in via di sviluppo sono pronte a fare un balzo in avanti verso un futuro basato sull’energia pulita. Tuttavia, non dispongono delle risorse finanziarie e tecnologiche necessarie per farlo in modo rapido e su larga scala. Senza un maggiore sostegno, questi Paesi rischiano di rimanere intrappolati in sistemi ad alta intensità di carbonio proprio mentre il resto del mondo li sta superando. La Cina ha gli strumenti per aiutare a colmare questo divario: una vasta capacità produttiva, un’influenza crescente nelle catene di approvvigionamento di energia pulita e un impegno economico decennale con Paesi in Asia, Africa ed Europa attraverso la Belt and Road Initiative e altri accordi commerciali”. Il leader Xi Jinping ha presentato se stesso – e la Cina – negli ultimi anni come un partner affidabile e costruttivo, in particolare sulla questione climatica. Al meeting dei leader sul clima di aprile disse: “Per quanto il mondo possa cambiare, la Cina non rallenterà le sue azioni a favore del clima, non ridurrà il suo sostegno alla cooperazione internazionale e non cesserà i suoi sforzi per costruire una comunità con un futuro condiviso per l’umanità”.

