In epoca di continui sviluppi tecnologici e sociali, quanto riusciamo ancora ad essere fortemente connessi alla natura? E cosa influenza il nostro legame con il “creato”? Domande che secondo un nuovo studio mostrano alcune evidenze importanti: laddove la spiritualità, la fede religiosa, le credenze e le tradizioni sono ben radicate, il rapporto con la natura appare più stretto. Al contrario, nei luoghi in cui c’è una maggiore “facilità di fare impresa”, in pratica nei Paesi più costantemente orientati al business e alle spinte del mercato, i legami con ambiente e natura sono più deboli. Così si spiega per esempio come il Paese al mondo “più connesso con la natura” risulti essere il Nepal, mentre quello meno ravvicinato all’ambiente sia oggi la Spagna con la sua economia in crescita. A raccontarci i dettagli di queste connessioni è un nuovo studio, che fa leva sia su competenze psicologiche, sia economiche ed ambientali, pubblicato su Springer Nature da un team internazionale di ricercatori e a guida britannica.
Gli esperti, attraverso un ampio set di dati e sondaggi che hanno coinvolto in totale 57mila persone, hanno realizzato una classifica sulla connessione con la natura che riguarda 61 Paesi. Al primo posto con un valore superiore allo zero, c’è il Nepal (1.386), seguito da Iran (1.215) e dal Sudafrica (1.200). I meno connessi sono invece Spagna (-0,613), Giappone (-0,391) e Israele (-0.303). Nella classifica si leggono i punteggi in totale di 63 realtà: alla lista dei 61 Paesi esaminati va infatti aggiunta la Gran Bretagna scelta come Paese di riferimento (dal valore 0) e la Palestina.
In questo contesto l’Italia risulta al 44esimo posto come “connessione alla natura”. La prima delle realtà europee che mostra più legami con l’ambiente è invece la Croazia (settima), mentre il Brasile dove si svolgerà a breve la COP30 – la grande conferenza delle parti sul Clima – è all’undicesimo posto, la Palestina è al 12esimo e la Cina, sempre per fare un esempio, è trentaseiesima.
Nello specifico lo studio tenta di indagare come i nostri comportamenti nei confronti della natura siano influenzati dai fattori sociali, economici, ma anche culturali o geografici, sempre partendo però dal concetto psicologico di misura della vicinanza fra la nostra ed altre specie. In generale gli studi mostrano come un’elevata connessione con la natura porti a un benessere maggiore e un aumento del rispetto nei confronti dell’ambiente mentre bassi livelli virano invece verso cause di deterioramento naturale, come la perdita di biodiversità o l’aumento delle disuguaglianze. Come ha spiegato Miles Richardson, esperto di “connessione con la natura” che insegna all’università di Derby ed è fra i primi autori dello studio, questa ricerca evidenzia come la spiritualità delle persone e i popoli sia un indicatore decisivo: più è alta, più società e culture mostrano livelli di connessione maggiore. Laddove prevale la fede i dati mostrano una maggiore connessione, mentre al contrario quando a prevalere sono scienza e interessi economici avviene una sorta di distacco.
A influenzare negativamente il rapporto con la natura sono anche i livelli di urbanizzazione, l’uso di internet e il reddito medio. Per Richardson “la connessione con la natura non riguarda solo ciò che facciamo, ma anche il modo in cui ci sentiamo, pensiamo e diamo valore al nostro posto nel mondo vivente”. Parlando della Gran Bretagna, realtà nella parte bassa della classifica e paese di riferimento dello studio, il professore spiega di non essere stupito dei risultati dato che “siamo diventati una società più razionale, economica e scientifica. Questo ha ovviamente portato alcuni fantastici benefici, ma è importante bilanciarli con i problemi imprevisti. Per esempio dovremmo chiederci come poter reintegrare il pensiero naturale nel nostro mondo altamente tecnologico. È ovviamente molto difficile cambiare le culture, ma si tratta di integrare il valore della natura rendendola parte del nostro benessere, in modo che diventi rispettata e quasi sacra”.
Come si potrebbe dunque migliorare il rapporto dei cittadini con la natura? Fondamentale, per gli autori delo studio, è lo sviluppo dei diritti della natura che devono essere inseriti nelle leggi, ma anche normare ciò che è necessario fare per l’aumento della biodiversità e aggiungere per esempio l’importanza del valore della natura e dell’ambiente anche nei trattamenti di salute pubblica (quella mentale compresa). E per fare questo non si tratta “semplicemente di creare un parco in una città, ma di andare più in profondità nel rafforzare il legame con la natura nelle società urbanizzate” conclude Richardson.
 