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I funghi che trasformano i pannolini usati in terriccio

Viviamo immersi nella plastica. Lo sappiamo. Dagli oceani fino alle nanoparticelle nel nostro organismo. Tra i prodotti usa e getta più diffusi, il rifiuto domestico di plastica numero uno al mondo sono i pannolini. Possono impiegare centinaia di anni per decomporsi, lasciandoci un’eredità di miliardi di microplastiche. Da Austin, nel Texas, una coppia con figli, Miki Agrawal e Tero Isokauppila, conosce molto bene questo problema. Ogni bambino, infatti, può utilizzare fino a 6.000 pannolini prima di raggiungere l’età in cui impara ad utilizzare il WC per le sue impellenze fisiologiche. Fino a quel momento, i pannolini sono l’unica opzione disponibile in commercio, che però contiene una combinazione di cellulosa sbiancata e plastiche a base di petrolio.

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Si stima che solo in America vengano smaltiti circa 4 milioni di tonnellate di pannolini, senza un riciclo o compostaggio significativi, (secondo l’Environmental Protection Agency riferiti al 2018). Ebbene la coppia di genitori, era talmente convinta di voler risolvere questo problema planetario da aver impiegato ricerca e soldi per fondare la startup Hiro e sviluppare un prodotto davvero unico: i primi pannolini al mondo micodigeribili.

Cioè? Andiamo con ordine. E prima di capire di cosa stiamo parlando, facciamo un salto indietro di pochi anni, quando nel 2011, furono scoperti per la prima volta nella foresta amazzonica in Ecuador da ricercatori dell’Università di Yale dei funghi mangia-plastica, i Pestalotiopsis microspora, in grado di sopravvivere sulla plastica in ambienti privi di ossigeno, come le discariche. Queste specie fungine sono capaci di secernere enzimi extracellulari potentissimi che agiscono come delle “forbici” molecolari, tagliando i lunghi legami polimerici della plastica in composti più semplici e biodegradabili. Una volta scomposte, queste molecole vengono assimilate dai funghi come fonte di carbonio, trasformando di fatto il rifiuto in biomassa, ovvero, in prezioso terriccio e micelio, la rete di radici dei funghi.

Lo studio

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02 Luglio 2025

Dopo poco meno di 15 anni, i due texani di adozione (in realtà sono finlandesi) hanno pensato di usare quei funghi straordinari per far mangiare i pannolini usati. Il loro team, che include specialisti in micologia, scienza dei materiali e ingegneria, in oltre quattro anni di ricerca e sviluppo ha sviluppato un sistema brevettato. L’idea, del tutto innovativa, andrebbe ad intaccare gli enormi interessi di grandi multinazionali che producono pannolini e prodotti per l’igiene intimo, motivo per cui i due si sono rivolti alla rete per trovare finanziamenti su Kickstarter. Come funzionano? Ogni pannolino realizzato con un morbido strato posteriore di cotone privo di sbiancamento al cloro, progettato per essere delicato sulla pelle, è dotato di una speciale bustina di attivazione fungina. Una volta che il pannolino è stato usato, quindi contiene feci ed urine, basta inserire la bustina e gettarlo via, mentre inizia l’attivazione dei funghi. Questi iniziano a colonizzare e a digerire gli strati di plastica non tessuta del pannolino, trasformandolo in terreno e micelio nel giro di settimane. Secondo i test di laboratorio condotti dall’azienda, la formazione visibile di biomassa fungina e attività enzimatica avviene dopo 12 giorni, con una notevole scomposizione dei campioni di pannolini trattati dopo 21 giorni.

L’ottima notizia è che i pannolini, scrivono da Hiro, contengono 8 tipi di plastiche morbide, che costituiscono circa il 70% di tutti i prodotti in plastica morbida. Questi funghi possono mangiare polietilene tereftalato (PET), polipropilene (PP) e polietilene (PE), e attaccare anche il poliuretano (PUR). Ma non è ancora tutto. L’azienda americana intende espandere questa tecnologia anche ad altri prodotti monouso, come pannoloni per adulti, prodotti per l’igiene femminile, imballaggi alimentari e materiali leggeri per la spedizione. D’altronde “molto tempo fa, i funghi si sono evoluti per scomporre gli alberi, in particolare quel composto difficile da degradare negli alberi chiamato lignina. La sua struttura a catena di carbonio è molto simile alla struttura a catena di carbonio delle plastiche perché essenzialmente sono fatte della stessa cosa”, ha spiegato l’imprenditore Isokauppila.

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Nel 2024, il prodotto ha ricevuto l’Hygienix Innovation Award, che ne riconosce il contributo basato sui materiali all’industria dell’igiene e dei non tessuti. Sebbene i dati dei test sul campo a lungo termine non siano ancora disponibili, i primi risultati indicano che i materiali micodigeribili possono offrire un approccio praticabile per ridurre i rifiuti in discarica associati alle fibre sintetiche. Ma l’azienda vuole avere la certezza che il loro pannolino funzioni davvero, in condizioni reali e con diversi climi. Al momento, nei loro laboratori, dopo circa 9 mesi, un pannolino è diventato simile al terriccio nero, ovvero plastica digerita dal fungo. La ricerca continua.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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