Mare trasparente? Non ovunque e non sempre. Inquinamento, cattiva depurazione delle acque reflue, scarichi abusivi e crisi climatica minacciano mare e laghi italiani. L’edizione 2025 di Goletta Verde e Goletta Laghi la storica campagna estiva di Legambiente fotografa anche quest’anno la realtà delle coste italiane. Dalla Sicilia alla Liguria, dalla Campania alla Toscana i volontari dell’associazione ambientalista hanno monitorato decine di punti critici tra metà giugno a metà luglio. I risultati parlano chiaro. Nell’estate 2025 su 388 campionamenti effettuati nelle acque costiere e lacustri in 19 regioni dagli oltre 200 volontari e volontarie di Legambiente, il 34% è risultato oltre i limiti di legge, ossia 1 campione su 3. In particolare, il 34% dei punti campionati con Goletta Verde è risultato “inquinato” o “fortemente inquinamento” con una media di un punto ogni 80 km, mentre per i laghi il 30% dei punti campionati è risultato oltre i limiti di legge.
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Anche quest’anno le foci dei fiumi, canali e corsi d’acqua che sfociano a mare o nel lago sono risultati i punti più critici: 101 su 188 aree controllate sono risultate “inquinate” o “fortemente inquinate”. Sulla questione, Legambiente denuncia che il 56% di quelle monitorate da Goletta Verde, non controllate dalle autorità competenti e di conseguenza non balneabili, risultano essere in prossimità una spiaggia libera. Un dato preoccupante se si pensa che oltre 220 chilometri di costa sabbiosa ad oggi non sono monitorati dalle autorità competenti (sui 3.346 km di costa bassa), ovvero il 6,6%, e alle poche spiagge libere rimaste nella Penisola, soprattutto in alcune regioni.
I numeri dell’emergenza
In Campania su 31 punti campionati il 52% è risultato oltre i limiti di legge, così come in Calabria dove su 23 campioni prelevati 13 sono risultati inquinati, di cui 9 “fortemente inquinati”. Complicata la situazione sia in Toscana con il 60% dei campioni oltre la soglia che in Liguria: su 21 punti, più delle metà non è rientrato nei parametri di balneazione di cui 9 “fortemente inquinanti”. In Sicilia su 25 punti monitorati 11 (il 44%) hanno superato i limiti, la maggior parte localizzati nei pressi delle foci di fiumi e torrenti.
Mare: “Spiagge libere considerate zone di serie B”
Su 263 punti campionati lungo gli oltre 7.500 km di costa italiana, l’8% è stato giudicato inquinato e il 27% fortemente inquinato. I problemi principali si sono avuti alle foci dei fiumi, dove il 58% delle analisi (69 su 119) ha avuto esito negativo risultando inquinato (15) o fortemente inquinato (54). Balza agli occhi come il 71% delle foci monitorate nella campagna Goletta Verde (85 su 119) corrisponda a tratti di costa non campionati dalle autorità competenti e di queste ben 47 siano risultate oltre i limiti di legge.
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“Un’anomalia – spiega Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – che viene spesso giustificata dalle autorità competenti con il fatto che le foci dei fiumi non sono balneabili e che si dia per scontato che siano inquinate. È questa la reale differenza tra i campionamenti eseguiti dalle autorità competenti per stabilire la balneazione di un tratto di costa, e quelle eseguite da Legambiente che hanno come obiettivo individuare le criticità dovute ad una scarsa o assente depurazione che minaccia la qualità del mare. Ma dietro questa mancanza di campionamenti alle foci dei fiumi, si cela anche un’altra criticità, spesso si trovano nei pressi delle spiagge libere oggi sempre più relegate a zone di serie B mentre i numerosi cittadini che vogliono fruirne meriterebbero di trovarle almeno in luoghi monitorati e balneabili”.
Laghi: il problema delle microplastiche
44 i laghi campionati da Goletta dei Laghi in 11 regioni che hanno portato al prelievo di 125 campioni di acqua sottoposto ad analisi microbiologiche. Il 30% dei campionamenti (38 su 125) è risultato oltre i limiti di legge. Nello specifico 9 sono stati i campioni giudicati inquinati e 29 quelli fortemente inquinati. Oltre alle analisi microbiologiche, nel corso della Goletta dei Laghi 2025 sono state eseguite anche delle analisi chimico fisiche su 7 laghi (lago della Serraia in Trentino-Alto Adige; lago Pertusillo in Basilicata e laghi Arvo, Cecita, Ampollino, Ariamacina e del Passante in Calabria). Tutte entro i limiti le analisi condotte che hanno riguardato i valori di azoto, nitriti, nitrati, fosforo, cloruri e solfati nei laghi calabresi e che risultano tutti nei range delle classi di qualità più elevate. Inoltre, è stata posta nuovamente l’attenzione sulle microplastiche nei laghi grazie alla tappa sul lago d’Orta.
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Isole felici
Ci sono anche isole felici in cui i livelli di inquinamento restano contenuti o assenti. Come tutti i 10 punti monitorati lungo le coste del Friuli Venezia Giulia risultati entro i limiti di legge e il Veneto con il 100 % dei campioni on regola. Situazione migliore anche per i campioni prelevati direttamente in mare o nelle acque del lago, ossia in aree lontane da foci o scarichi, dove solo il 15% è risultato oltre i limiti di legge (30 su 200).
Mediterraneo: mai così caldo dal 2016
Al problema dell’inquinamento e dei pochi controlli, si affianca quello della crisi climatica e dei rifiuti. Al grido “Non è caldo, è crisi climatica”, Legambiente – rielaborando i dati forniti dalle immagini satellitari di Copernicus – ha calcolato che a giugno e luglio la temperatura media delle acque superficiali del Mediterraneo è stata di 25,4°C, la più calda dal 2016 ad oggi, collocandosi al primo posto nell’ultimo decennio, e superando i precedenti record del 2022 (media 25,2°C) e quello del 2024 (25,1°C) e i valori degli anni fino al 2021 che erano intorno ai 24,5°C.
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Un aumento sensibile di circa mezzo grado centigrado che mette a repentaglio la biodiversità marina e che amplifica gli eventi meteo estremi per via di una sempre maggiore evaporazione delle acque marine e dell’energia termica accumulata, in particolare nei mesi estivi. E poi c’è il grande tema dei rifiuti in spiaggia e a mare, affrontato da Goletta Verde quest’anno insieme a Puliamo il Mondo, campagna storica di volontariato di Legambiente, con la pulizia dei fondali e della costa in Calabria, sul lungomare di Tropea.
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“Intervenire subito sugli scarichi non depurati”
“Bisogna intervenire sugli scarichi non depurati e sugli sversamenti illegali nelle acque superficiali. La maladepurazione resta il grande tallone d’Achille del nostro Paese che ha già pagato sanzioni pecuniarie per circa 210 milioni di euro, a cui vanno aggiunti i ritardi ormai cronici rispetto al trattamento delle acque reflue – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – Con la recente approvazione della revisione normativa della Direttiva Acque Reflue, gli impianti del paese dovranno adattarsi ai nuovi requisiti, una spesa che è stata stimata tra i 645 milioni e 1,5 miliardi di euro solo per gli impianti di maggiori dimensioni. Al Governo chiediamo di definire al più presto il Piano nazionale per la tutela di mare e laghi per ammodernare i sistemi di depurazione. Sullo sviluppo delle rinnovabili in mare, dopo l’approvazione del decreto porti, è urgente stanziare le risorse per le infrastrutture dei due hub cantieristici di Taranto e di Augusta, che potranno garantire anche nuova occupazione green a due aree portuali che hanno sempre avuto a che fare con la logistica delle fonti fossili. Una svolta per quei territori”.