Qui, un tempo, non c’erano anfibi. Ora le isole Galápagos devono invece fare i conti con la silenziosa invasione delle rane. Centinaia di migliaia, abbastanza – sostengono i ricercatori – per interrogarsi sui loro effetti sugli equilibri, già fragili, dell’ecosistema dell’arcipelago. L’indiziata è una raganella di colore marrone, ventre color crema, con un segno scuro triangolare sul capo: Scinax quinquefasciatus il nome scientifico. Sulle isole sarebbe arrivata alla fine degli anni ’90, viaggiando come “clandestina” sulle navi cargo dall’Ecuador continentale: una dinamica classica, per le specie aliene. Ed è bastato poco perché si insediasse sulle isole Isabela e Santa Cruz. O meglio: proliferasse. Già, perché le popolazioni stanno crescendo talmente rapidamente che gli scienziati faticano a tenerne traccia: si parla di popolazioni nell’ordine delle centinaia di migliaia su ogni isola, nelle aree urbane e agricole, ma anche nel Parco nazionale protetto delle Galápagos.
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Il loro gracidio rappresenta così un sottofondo musicale potente. “Al punto che durante la stagione delle piogge, i loro richiami arrivano dappertutto”, racconta al Guardian Jadira Larrea Saltos, coltivatrice di caffè a Santa Cruz. Confessando che prima, qui, delle rane non c’era traccia. “Esatto, all’inizio è stata una sorpresa vederle, ora siamo circondati”.Il rumore, naturalmente, non è il problema principale: si studia, in particolare, il loro impatto sugli ecosistemi terrestri e acquatici dell’arcipelago. Qui, del resto, non ci sono predatori naturali. E la dinamica non è certo nuova, qui come altrove: sulle Galápagos sono stimate infatti 1.645 specie invasive, molte delle quali stanno seriamente compromettendo la sopravvivenza stessa delle specie endemiche. Due casi emblematici: le invasive mosche vampiro aviarie (Philornis downsi) stanno minacciando sempre più i nidi di uccelli, mentre gli arbusti di more, particolarmente resistenti, hanno già invaso le foreste di Scalesia, endemismo iconico dell’arcipelago.
E dunque le raganelle vanno tenute d’occhio, e le loro popolazioni opportunamente controllate, con strategie più efficaci di quelle – fatalmente naufragate – adottate nei primi anni 2000: del resto uno studio del 2020 documenta la loro voracità nel nutrirsi di insetti, comprese specie endemiche considerate rare, e dunque da proteggere, e ipotizza una minaccia crescente, in termini di concorrenza, anche per gli stessi uccelli. Di più: nutrendosi anche di farfalle, temono i ricercatori, le rane invasive potrebbero persino influenzare l’impollinazione sulle isole. Invasive e, a quanto pare, resilienti: sono in grado di vivere in acqua salmastra, caratteristica insolita per gli anfibi, e hanno un processo di metamorfosi particolarmente variabile, con alcuni girini che si trasformano in rane molto rapidamente e altri che, viceversa, impiegano molto tempo.
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E allora, cosa fare per interrompere l’avanzata di Scinax quinquefasciatus nell’arcipelago? Nel corso degli anni, le guardie forestali hanno provato a catturarne, a mano, grandi quantità ma anche ad aumentare gradualmente la salinità delle lagune. Modesti i risultati. Potrebbe essere d’aiuto, spiegano i ricercatori, spruzzare caffè – sostanza altamente tossica per le rane – La ricerca suggerisce che spruzzare caffè – altamente tossico per le rane – o ricorrere alle scosse elettriche: metodi, questi, considerati poco prudenti per altre specie delle Galápagos. Occorrono finanziamenti (ed è più semplice sostenere la conservazione di una specie, piuttosto che la sua eradicazione, annotazione i ricercatori), ma anche nuovi studi. Prima che sia troppo tardi, naturalmente.

