in

Accordo globale sulla plastica: i colloqui si bloccano a poche ore dalla fine dei negoziati

Oggi sapremo che ne sarà della plastica. Ma anche dei suoli e dei mari che ne risultano contaminati. Terminano infatti formalmente a Ginevra i negoziati iniziati il 5 agosto scorso e che avrebbero dovuto portare al primo trattato mondiale contro l’inquinamento da plastica, ma i colloqui si sono bloccati a poche dalla scadenza. Obiettivo dell’appuntamento voluto dall’Onu, redigere un trattato che disciplini alcuni punti fondamentali: la riduzione dei livelli di produzione di plastica monouso, il divieto di alcune delle sostanze chimiche più nocive presenti nella plastica, la definizione di linee guida universali per la progettazione di prodotti in plastica e la garanzia di finanziamenti per queste iniziative.

Divisioni e veti

Ma dopo nove giorni di trattative, le distanze tra i due principali schieramenti (nella città svizzera si confrontano i rappresentanti di 180 nazioni) sembrano ancora incolmabili. Quasi 100 paesi respingono la bozza di trattato definendola “poco ambiziosa” oppure “inadeguata”. A frenare è soprattutto il blocco dei Paesi produttori di petrolio, guidati da Arabia Saudita, Russia e Iran, e di cui fanno parte anche Kuwait, Egitto, Kazakistan e Azerbaigian. I loro delegati si oppongono a qualsiasi misura di tagli alla produzione della plastica, proponendo che invece, per ridurre l’inquinamento, si potenzi il riciclo dei rifiuti. Sulla stessa posizione si collocano anche gli Stati Uniti.

L’81% della produzione mondiale finisce in discarica

Il problema è che, nonostante gli sforzi degli ultimi anni, a livello globale delle 460 milioni di tonnellate di plastica prodotta ogni anno, se ne riesce a riciclare appena il 9%, mentre l’81% diventa un rifiuto a un anno dalla produzione: quasi la metà finisce nelle discariche e più di un quinto viene disperso nell’ambiente.

L’ostinazione dei petrostati (e dei loro sodali) viene spiegata dagli analisti con l’esigenza di conquistare nuovi mercati in previsione di un crollo delle vendite di greggio dovute alla crescente diffusione della mobilità elettrica. L’Arabia Saudita e molti altri Paesi produttori stanno scommettendo sulla plastica, e più in generale sull’industria petrolchimica, per compensare la futura minore richiesta di combustibili fossili.

Inquinamento

Plastica, mozziconi e cotton fioc: sulle spiagge 892 rifiuti ogni 100 metri

02 Aprile 2025

La posizione della Ue

L’Unione europea fa parte del fronte che vorrebbe un drastico taglio della produzione. Ma rischia di predicare bene e razzolare male: nel Vecchio Continente il consumo medio annuo di plastica è di circa 150 kg a persona, più del doppio della media globale che è pari a 60 kg pro capite. E la domanda è destinata a crescere: se nel 2024 l’Europa ha usato 87 milioni di tonnellate di plastica, l’Ocse prevede che nel 2040 verrà sforato il tetto delle 101 milioni di tonnellate.

Giornata Mondiale dell’Ambiente 2025: la plastica è ovunque, alleanza globale contro l’inquinamento

05 Giugno 2025

Il pressing dei Paesi che subiscono la crisi climatica

Più credibile il pressing per il taglio alla produzione esercitato da quelle nazioni che vedono i loro mari e i loro suoli sempre più inquinati dalla plastica: circa l’85% dei rifiuti marini provenienti da fonti terrestri è costituito da plastica, che rappresenta un rischio per la vita marina e la salute umana attraverso la catena alimentare. Ma c’è anche chi sta pagando, prima di altri, il costo dei cambiamenti climatici, per esempio gli Stati insulari del pacifico che rischiano di essere sommersi dall’innalzamento del mare: la produzione di plastica è responsabile di oltre il 5% delle emissioni di gas serra, stando a uno studio realizzato presso il Lawrence Berkeley National Laboratory.

Lo stallo dura ormai dal 2022, quando l’Unep (l’agenzia Onu per la protezione dell’ambiente) propose la stipula di un trattato. L’ultimo smacco nel dicembre scorso in Corea del Sud, quando i negoziati si conclusero con un nulla di fatto. Ora nella città svizzera l’appuntamento decisivo, che ha richiamato ben 234 lobbisti dell’industria chimica e dei combustibili fossili: più delle delegazioni messe insieme di tutti i 27 Stati membri della Ue più la delegazione della stessa Unione europea.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


Tagcloud:

Mulinelli al lago: come riconoscerli e cosa fare in caso di pericolo

Clima, le statue Rapa Nui nell’isola di Pasqua rischiano di essere sommerse