Ottobre 2025

Monthly Archives

consigliato per te

  • in

    Svelato il segreto della balena artica. “Può aiutarci a capire come vivere più a lungo”

    Antichissimi arpioni potrebbero essere il primo tassello di un puzzle verso l’immortalità? E c’è davvero – come sognano Putin e Xi Jinping – la possibilità di vivere fino a 150 anni? Domande che di recente trovano risposte incoraggianti dallo studio di uno degli animali più longevi al mondo: la balena della Groenlandia, anche conosciuta come balena artica o polare. Fino a pochi decenni fa si credeva che questa specie, come per altri grandi mammiferi marini, potesse vivere al massimo una settantina d’anni o poco più.Negli anni Novanta però, nell’artico, è avvenuto a più riprese qualcosa di sorprendente: sono state ritrovate balene polari che avevano ancora conficcati all’interno degli arpioni. L’analisi di quegli strumenti da caccia, alcuni creati addirittura a fine Ottocento, hanno portato gli scienziati ad indagare ulteriormente e scoprire che queste balene che vivono in acque ghiacciate possono arrivare addirittura a 200 anni di vita.

    Come fanno dunque questi straordinari animali, capaci di pesare anche 80 tonnellate, a sopravvivere così a lungo? Per comprendere il segreto di questi cetacei un gruppo internazionale di ricercatori, come raccontano in uno studio da poco pubblicato su Nature, è partito da un fatto: pochissime balene sviluppavano forme di cancro.

    Indagando il perché gli scienziati sono arrivati a comprendere quella che in futuro potrebbe essere davvero una chiave per migliorare la longevità umana e anche la prevenzione dalle malattie.Bisogna infatti considerare che tutti gli organismi viventi nel corso dell’esistenza subiscono danni al DNA. Quando ciò avviene le cellule cercano di riparare il danno, non sempre riuscendoci, e l’accumulo di mutazioni nel tempo può aumentare appunto il rischio di cancro o accelerare l’invecchiamento, compromettendo sia cellule che tessuti. In questo contesto però le balene della Groenlandia si comportano diversamente. Le loro cellule infatti appaiono estremamente abili nel riparare i danni al DNA quando i filamenti della doppia elica del DNA subiscono rotture. Una abilità che significa “meno mutazioni. Quello che stiamo scoprendo è che questo tipo di riparazioni sono molto importanti per una lunga vita”, sostiene la professoressa Vera Gorbunova, biologa presso l’Università di Rochester a New York.In particolare il segreto delle balene artiche è racchiuso in una proteina chiamata CIRBP: questa viene attivata soprattutto grazie all’esposizione al freddo, facile da comprendere nel contesto gelato dei poli.

    Sarebbe dunque la CIRBP ad accelerare e permettere le riparazioni del DNA. In media, proprio grazie alle acque fredde, le balene della Groenlandia producono 100 volte più proteine CIRBP degli esseri umani. “Grazie a queste proteine avviene una strategia che non elimina le cellule danneggiate ma le ripara fedelmente e potrebbe contribuire all’eccezionale longevità e alla bassa incidenza del cancro nella balena della Groenlandia”, scrivono i ricercatori su Nature.

    Biodiversità a rischio

    Un silenzio inaspettato e preoccupante: i suoni scomparsi delle balenottere azzurre

    di Giacomo Talignani

    06 Agosto 2025

    Una volta acquisita questa informazione gli scienziati sono passati ai moscerini: un aumento di CIRBP ha mostrato l’allungamento della durata della vita e una maggiore resistenza a radiazioni che possono causare mutazioni. Infine, sempre in laboratorio, è stata la volta delle cellule umane: anche qui l’aumento della proteina ha praticamente raddoppiato la percentuale delle rotture a doppio filamento riparate dalle cellule. Quindi secondo Gorbunova “la prima conclusione che possiamo trarre è che c’è margine di miglioramento negli esseri umani. Si pensava che non potessimo migliorare la riparazione del DNA, che fosse già ottimale, ma invece la balena lo fa meglio di noi”.

    Attualmente nuovi esperimenti sono in corso sui topi. Anche qui, grazie al potenziamento della proteina CIRBP, gli esperti vogliono capire quanto a lungo possono vivere. E poi c’è un ulteriore fatto da comprendere: quanto, passare del tempo in acque fredde (comprese le docce quotidiane), aiuta ad elevare i livelli della proteina? “Dobbiamo verificare se una breve esposizione al freddo sia sufficiente, ma valuteremo anche soluzioni farmacologiche per raggiungere questo obiettivo” spiegano i ricercatori.

    Infine, al di là di sogni di immortalità, lo studio delle proteine delle balene artiche potrebbe portare anche a prevenire il cancro perché, chiosano gli esperti, “l’abbondanza di proteine come la CIRBP potrebbe un giorno consentire il trattamento dell’instabilità del genoma come fattore di rischio modificabile per le malattie. Ciò potrebbe essere particolarmente importante per i pazienti con una maggiore predisposizione genetica al cancro, o più in generale, per le popolazioni anziane a maggior rischio di sviluppare tumori”. LEGGI TUTTO

  • in

    Giada Bernardi, l’avvocato degli animali: “La mia vita per i loro diritti”

    L’avvocato degli animali si chiama Giada Bernardi e con gli animali ha sempre avuto, in fondo, un rapporto privilegiato. “Sì, mia mamma mi racconta sempre che a sei mesi ero in grado di riprodurre tutti i versi. – racconta – Un destino, il mio, segnato dalla nascita: nella mia famiglia ci sono sempre stati animali: cani, tartarughe, gatti, pesci, criceti. Piccoli e grandi amici, compagni del percorso di vita compiuto dalla bambina, dall’adolescente, dalla ragazza e dalla donna che nel corso degli anni sono diventata”.

    Oggi che li difende – tutti, indistintamente – Giada Bernardi è diventata un simbolo, su scala nazionale. “Chiariamo subito una cosa. – dice – Sono un avvocato proprio come gli altri, con tanto di laurea in giurisprudenza e di esame di stato superato, ma i miei clienti non sono né persone che divorziano, né vittime di incidenti stradali, né società che devono rimettere insieme i cocci, né lavoratori insoddisfatti. Hanno peli e piume invece che abiti, zoccoli e cuscinetti al posto delle scarpe, zampe, ali e pinne come braccia. Ecco, io difendo gli animali come fossero persone in un Paese che ancora troppo spesso li considera come cose”.

    E L’avvocato degli animali è anche il titolo del libro, appassionato, che ha appena pubblicato con Edizioni Le Lucerne: parla – tra l’altro – di affidi, separazioni, contenziosi contro allevatori e pensioni, denunce per maltrattamenti e canili lager, ma anche di campagne per la salvaguardia della fauna selvatica. Lei, già fondatrice di “GiustiziAnimale”, studio legale votato alla difesa degli animali e colonna dell’organizzazione di volontariato “Zampe che danno una mano Odv”, che si prodiga per la protezione e il benessere animale, ha deciso anche di diventare divulgatrice.

    Giada Bernardi con il suo libro “L’avvocato degli animali” (Edizioni Le Lucerne, 2025)  LEGGI TUTTO

  • in

    Politica green o crescita industriale? Il falso dilemma

    Dal punto di vista economico la sostenibilità è davvero insostenibile? Secondo Alfredo Macchiati e Simone Mori, entrambi docenti dell’università Luiss, rispettivamente di Economia Politica e Management della transizione energetica, solo in apparenza, le due esigenze sembrano contrapposte. Anzi, guardando al futuro, una buona politica energetica e ambientale farebbero invece bene agli affari. Dalle imprese alle famiglie. E per spiegare tutti i motivi per cui occuparsi della salvaguardia del pianeta, non rappresenta una minaccia per il mercato e la competitività industriale, ma un motico di crescita, hanno scritto un saggio chiaro fin dal titolo “Il falso dilemma” (Luiss University Press, pag. 173, pag.173).

    La copertina del libro di Alfredo Macchiati e Simone Mori  LEGGI TUTTO

  • in

    Algoritmi e analisi del suolo: “Così salviamo l’agricoltura da siccità e alluvioni”

    In tutto il mondo il degrado del suolo si sta diffondendo: cattive pratiche di coltivazione, uso irrazionale dell’acqua, di diserbanti, taglio di alberi, ma anche incendi, siccità, precipitazioni intense riducono la capacità di assorbire carbonio, amplificando la crisi climatica. Non solo. Dagli anni Sessanta, abbiamo perso il 21% della produttività agricola proprio a causa del cambiamento climatico e, ogni anno, spendiamo globalmente 50 miliardi di dollari per i danni causati dalle inondazioni sempre più frequenti. Si parla sempre più spesso di agricoltura sostenibile sostenuta dalle innovazioni tecnologiche e dall’intelligenza artificiale. La ricerca è infatti orientata a cercare soluzioni per coniugare produzione agricola e sostenibilità cercando di promuovere pratiche economicamente vantaggiose proteggendo la biodiversità e le risorse naturali. E se la parola chiave è “prevenzione”, il passo ulteriore da fare oggi è rendere i dati e le analisi per proteggersi dal cambiamento climatico un diritto accessibile a tutti. Si può fare.

    Riciclo

    “Un bioreattore per trasformare lino e canapa in fibra da riusare al posto della plastica”

    02 Novembre 2025

    GreenAnt e le formiche tessitrici
    Su questa traccia prendono vita startup come GreenAnt nata come progetto di agricoltura sostenibile, dedicato all’allevamento di formiche tessitrici, una specie endemica del Sud-Est asiatico capace di proteggere le coltivazioni di mango da parassiti e malattie senza l’uso di pesticidi chimici. In pratica, un potente pesticida naturale. “Nel 2022, con il supporto di uno dei più prestigiosi centri di ricerca thailandesi, abbiamo lanciato un primo programma per promuovere pratiche agricole più sostenibili e ridurre la dipendenza dai prodotti chimici – spiega il ceo di GreenAnt Mario Simmaco – Durante questa fase pilota ci siamo resi conto che molti agricoltori non potevano adottare metodi più sostenibili perché non avevano accesso a strumenti finanziari o assicurativi che li proteggessero dal rischio di perdita del raccolto. In quel momento abbiamo capito che la vera innovazione non era soltanto nella biologia, ma nella connessione tra dati, rischio e finanza. È così che siamo passati da un progetto agricolo a una piattaforma globale per la resilienza climatica, dove tecnologia e finanza lavorano insieme per lo sviluppo sostenibile”. Ma l’idea innovativa È proprio su questo cambio di paradigma che GreenAnt vuole contribuire: rendere la prevenzione e la protezione climatica un diritto accessibile a tutti.

    Startup

    Dalle bucce di patate nasce il packaging sostenibile per frutta e verdura

    di Gabriella Rocco

    28 Ottobre 2025

    Le previsioni e l’agricoltura di precisione
    Oggi GreenAnt costruisce prodotti combinati, in cui dati satellitari, intelligenza artificiale e strumenti finanziari si integrano per creare soluzioni di protezione. “Come? Traduciamo le previsioni meteorologiche in azioni concrete come strumenti assicurativi che si attivano automaticamente prima che un disastro naturale colpisca – spiega ancora Simmaco che con Anya Bégué e Qi Liu hanno fondato la Startup – Un tema cruciale per l’Italia visto che viviamo in un Paese in cui gli eventi climatici estremi, dalle alluvioni in Emilia-Romagna agli incendi nel Sud, stanno diventando frequenti. Ma il sistema di gestione del rischio è ancora concentrato quasi esclusivamente sull’emergenza e poco sulla prevenzione. Per costruire un futuro resiliente servono dati accessibili e strumenti assicurativi inclusivi, che permettano anche a famiglie, imprese agricole e piccoli comuni di proteggersi prima che i danni avvengano”.

    Fondata nel 2021 nei Paesi Bassi GreenAnt ha un obiettivo: rendere il rischio climatico gestibile e assicurabile. Il team opera principalmente tra l’Aia, nei Paesi Bassi, e Boston, dove si concentrano rispettivamente le attività di sviluppo tecnologico e di collaborazione con il mondo accademico e finanziario. “Stiamo inoltre aprendo una nuova sede in Italia, per rafforzare la nostra presenza nel Mediterraneo e contribuire più da vicino alla resilienza climatica del territorio italiano, che negli ultimi anni è stato tra i più colpiti da alluvioni e incendi in Europa”. Tra le sette startup innovative, selezionale dall’acceleratore FoodSeed per ridisegnare in chiave sostenibile il futuro del cibo. FoodSeed è parte della Rete Nazionale di CDP Venture Capital che il 21 ottobre scorso ha presentato i progetti finalisti della terza edizione: Prospecto, Bloxy, AlmaSerum, Kymia, PeelPack, GreenAnt e NOIET.

    La storia

    Le scienziate: “Catturiamo le emissioni delle navi per aiutare gli oceani”

    di Paola Arosio

    17 Ottobre 2025

    Una mappa dinamica dei rischi climatici
    Previene i rischi climatici e aumenta le rese, così la startup ha sviluppato Desidera uno strumento di nuova generazione per la mitigazione dei rischi climatici e la gestione di precisione del territorio agricolo. “È un motore di analisi predittiva che combina dati satellitari, meteorologici e ambientali con algoritmi di intelligenza artificiale per creare una comprensione precisa e dinamica del territorio. Grazie a Desidera, siamo in grado di definire le soglie che trasformano la pioggia in alluvione, di stimare il livello di rischio in tempo reale e di tradurre tutto questo in azioni economiche e strumenti di protezione anticipata”. Non è solo una piattaforma di analisi: si può chattare direttamente con la sua AI, ponendo domande e ricevendo risposte personalizzate su rischi, previsioni o condizioni di un’area specifica. È come avere un consulente ambientale e finanziario sempre a disposizione, capace di spiegare dati complessi in linguaggio chiaro e operativo”, spiegano i fondatori. Desidera amplierà le proprie capacità includendo anche analisi sul rischio di siccità e sul rischio di incendio. “Gli agricoltori possono sapere con giorni di anticipo se una pioggia rischia di allagare i campi o se un periodo di siccità si protrarrà troppo a lungo. Queste informazioni permettono di pianificare semine, irrigazioni e raccolti in modo più efficiente, riducendo sprechi e perdite e migliorando la sostenibilità delle produzioni agricole”. LEGGI TUTTO

  • in

    Le zucche possono accumulare inquinanti più di altre verdure

    Popolarissime di questi tempi, sia sulle tavole che negli addobbi per i festeggiamenti di Halloween, le zucche sono ortaggi del tutto particolari. Non tanto sotto il profilo nutrizionale – come verdure, sono ricche di fibre, vitamine e minerali – quanto sotto quello ambientale. Secondo alcuni ricercatori giapponesi, infatti, c’è qualcosa che rende le zucche particolarmente […] LEGGI TUTTO

  • in

    E se le città fossero riprogettate per le persone e per il Pianeta?

    Courbevoie, Francia, è un fiorente centro d’affari a ovest di Parigi. È anche in prima linea negli sforzi per ridurre lo spreco alimentare, riunendo supermercati locali, ristoranti e rivenditori. Invece di lasciare che gli avanzi vadano sprecati, la città li reindirizza ad associazioni di beneficenza e versochi ne ha bisogno. Inoltre, le scuole educano i bambini al valore del cibo e sperimentano il riciclo, invece di limitarsi a smaltire i rifiuti alimentari.

    Come membro della Green Cities Network dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), Courbevoie si impegna a dimostrare che essere una città non significa mettere la sostenibilità in secondo piano. Le città possono diventare soluzioni ad alcune delle sfide più urgenti che il nostro secolo ci pone.

    Entro il 2050, quasi sette miliardi di persone – pari a circa il 70% della popolazione mondiale – vivranno nelle città. Questo non è solo un cambiamento demografico. È una trasformazione massiccia del tessuto sociale, economico e ambientale del pianeta. Le città stanno diventando l’habitat principale degli esseri umani, spesso con conseguenze dannose. PER CHI? Ambiente o salute delle persone?

    Oggi, nella Giornata Mondiale delle Città, dobbiamo ricordare che non possiamo permetterci di lasciare che l’urbanizzazione proceda con il pilota automatico oppure in modo automatico.

    La rapida urbanizzazione spesso porta con sé un modello che conosciamo. Gli spazi verdi lasciano il posto al grigio del cemento. Gli ecosistemi naturali vengono asfaltati. L’inquinamento aumenta e i rifiuti si accumulano. Il costo della vita sale mentre la crisi climatica colpisce le città con aumento delle temperature, inondazioni più gravi e condizioni meteorologiche sempre più irregolari.

    Sebbene tutto ciò faccia pensare che la tendenza alla rapida urbanizzazione globale sia un percorso che porta al disastro, non deve necessariamente essere così. Le città potrebbero – e dovrebbero – fare le cose in modo molto diverso.

    Questa è l’idea alla base della Green Cities Initiative, lanciata dalla FAO nel 2020. L’obiettivo è aiutare le città di tutto il mondo a ripensare come nutrire le persone, come gestire la terra e l’acqua e come sostenere comunità urbane per renderle più sane e resilienti.

    Molte città come Courbevoie si stanno unendo al Green Cities Network della FAO per condividere esperienze e innovazioni, accedere al supporto tecnico della FAO e ottenere assistenza finanziaria. Sempre più città in tutto il mondo sono pronte ad ampliare gli spazi verdi, pianificare abitazioni e trasporti sostenibili, partecipare alla produzione di cibo sano, utilizzare meglio le risorse idriche e collegare tutto ciò alle loro economie.

    L’obiettivo della Green Cities Initiative è generare miglioramenti tangibili nella salute e nel benessere delle persone e del loro ambiente in 1.000 città in tutto il mondo entro il 2030. Questo percorso contribuisce anche all’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 11 (SDG 11) – Città e comunità sostenibili.

    Ma cosa rende esattamente una città “verde”? Una città verde è quella che trova un autentico equilibrio tra le persone e la natura. In termini pratici, significa tre cose.

    Primo, una città verde pone la salute e il benessere umano al centro dello sviluppo urbano. Ciò significa che i sistemi agroalimentari sono progettati per fornire cibo nutriente, prodotto localmente e a prezzi accessibili agli abitanti della città. Il contatto quotidiano con la natura fa parte della vita urbana – nei parchi, nei giardini, nelle strade alberate e lungo i corridoi verdi. Gli spazi pubblici verdi sono sicuri, accoglienti e accessibili a tutti, e sono co-progettati con i cittadini per garantire una distribuzione equa dei benefici.

    Secondo, una città verde protegge, ripristina e gestisce gli ecosistemi come infrastruttura urbana essenziale. La natura urbana è trattata come un sistema di supporto vitale. Alberi, zone umide, suoli e corsi d’acqua vengono ripristinati per regolare la temperatura, catturare l’acqua piovana e filtrare gli agenti inquinanti. Il territorio urbano è pianificato e gestito per fornire simultaneamente benefici come cibo, ombra, svago e habitat, e per connettersi con i paesaggi periurbani e rurali. La resilienza climatica è integrata nella pianificazione per ridurre l’esposizione a inondazioni, ondate di calore e siccità.

    Terzo, essa costruisce economie che riciclano le risorse, riducono i rifiuti e sostengono posti di lavoro sostenibili. I rifiuti organici vengono recuperati dal cibo, trasformati in mangimi per animali o convertiti in biogas e input agricoli. L’acqua viene raccolta e riutilizzata, e materiali rinnovabili disponibili localmente, come il legno proveniente da fonti sostenibili, vengono impiegati per la costruzione e lo sviluppo delle infrastrutture. Gli investimenti nello sviluppo delle capacità e nell’innovazione sostengono le imprese locali, creano posti di lavoro verdi e diversificano le economie urbane.

    Fondamentalmente, gli impatti di una vera città verde si estendono oltre i suoi confini lavorando//interagendo con gli spazi periurbani e rurali che la circondano. Sia attraverso l’agricoltura, le foreste sostenibili o la protezione degli ecosistemi, una città verde è pianificata e gestita in connessione diretta con i paesaggi rurali che la sostengono.

    E questo non è solo un discorso teorico. Molte città stanno già dimostrando che è possibile riprogettare la vita urbana per funzionare meglio per le persone e per il pianeta. Kigali, Ruanda, è impegnata in un’iniziativa di piantumazione di alberi che copre l’intera città. Colombo, Sri Lanka, sta rafforzando l’agricoltura urbana installando serre e attrezzature per giardini. Ulaanbaatar, Mongolia, sta lavorando per migliorare gli spazi verdi esistenti, anche piantando specie arboree autoctone e proteggendo le fonti d’acqua.

    Alla Prima Conferenza Internazionale sulle Città Verdi, tenutasi a Roma questo mese, decine di sindaci, ministri e esperti urbani provenienti da tutto il mondo si sono riuniti per condividere ulteriori soluzioni concrete – dalle fattorie verticali in America Latina e i sistemi di compostaggio in Europa alle cinture verdi in Africa, dove la crescita esplosiva della popolazione urbana e gli impatti sempre più gravi del cambiamento climatico rendono questo lavoro particolarmente urgente. Attraverso la Green Cities Initiative in Azione per l’Africa della FAO, e con il supporto del governo italiano, dieci città in Algeria, Costa d’Avorio, Kenya, Mozambico e Uganda stanno ora sviluppando piani d’investimento dettagliati per ripristinare gli ecosistemi, sostenere gli agricoltori urbani, migliorare i sistemi alimentari e idrici, e garantire che i benefici raggiungano le comunità vulnerabili.

    Solo una forte leadership, investimenti e sostegno pubblico possono consentire la trasformazione delle nostre città. Ma molte, contrariamente alle convinzioni più diffuse, sono già sulla buona strada per diventare veri motori del cambiamento sostenibile.

    *Zhimin Wu, Direttore della divisione delle foreste dell’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) LEGGI TUTTO

  • in

    Supereroi con una missione speciale a Lucca Comics: salvare la Terra

    Vecchi paraurti, alettoni, fanali e cavi elettrici. Pezzi di scarto delle auto diventate braccia e gambe, ali e volti di sei robot alti oltre quattro metri. Quest’anno Lucca Comics & Games la più grande manifestazione europea dedicata al fumetto, al gioco e alla cultura pop accoglie una missione speciale: salvare il pianeta. A condurla non solo eroi di carta o dello schermo ma sei giganteschi supereroi dell’ambiente. Sei super robot trasformabili, difensori dell’ambiente, firmati Scart, il laboratorio artistico del Gruppo Hera, e Casa Lamborghini realizzati con gli scarti di produzione delle vetture del Toro. Un progetto che nasce nell’ambito della collaborazione fra le due aziende, finalizzata alla promozione dell’economia circolare nella gestione e valorizzazione degli scarti industriali. Una dimostrazione di quanto anche la cultura pop può essere un potente strumento educativo e quanto l’arte possa ispirare comportamenti virutosi.

    Ambiente

    Polemica per le marmotte di plastica in montagna. Il Cai: “Un simbolo per riflettere”

    a cura della redazione di Green&Blue

    05 Agosto 2025

    Dagli scarti di vecchie auto i sei guerrieri
    La presentazione, in anteprima mondiale a Lucca, in occasione del giorno di apertura di Lucca comics & games. Tre coppie di robot umanoidi – una figura maschile e una femminile – capaci di trasformarsi da supercar a guerrieri difensori del pianeta, e che rappresentano ognuno un elemento vitale per la natura: aria, acqua e terra. La loro missione è chiara: salvaguardate la Terra e ricordare a chi li osserva che i rifiuti possono rinascere come opere d’arte e simboli di cambiamento. Così in piazza San Giusto, accanto alla Lamborghini Revuelto, iconica V12 Hpev della casa di Sant’Agata Bolognese, sono arrivati Gea Stone e Jotun Forge paladini della terra; in piazza San Michele, Skyrenn (la madre dei venti) e Jetron (il navigatore dei venti), protettori dell’aria; nel cortile di palazzo Guinigi, Marixx (la sirena del cambiamento) e Mega Tide (il guardiano del blu), alfieri delle acque. “Abbiamo voluto fondere il linguaggio dei supereroi con quello del riuso creativo – hanno spiegato gli artisti del progetto Scart – per mostrare che anche ciò che consideriamo scarto può trasformarsi in qualcosa di straordinario per la collettività”.

    Arte e attivismo

    Concerto dei Fulu Miziki, la musica che nasce dai rifiuti

    di Fiammetta Cupellaro

    14 Settembre 2025

    Realizzati in Toscana, disegnati da Giuseppe Camuncoli
    I robot, realizzati nei mesi scorsi all’interno dei laboratori Scart di Santa Croce sull’Arno e Pisa, sono nati dalla penna del celebre fumettista Marvel, Giuseppe Camuncoli, che ha ideato il character design di ciascuno in collaborazione con Giacomo Gheduzzi. Gli studenti delle Accademie di Belle Arti di Firenze, Ravenna e del Poli.design (fondato da Politecnico di Milano) hanno poi dato forma alle intuizioni dell’autore, facendosi ispirare dagli scarti di produzione di Lamborghini: cofani, fiancate, alettoni, tubi, volanti, monitor, cruscotti, paraurti, fanali e altri componenti, in gran parte in fibra di carbonio. Fasci di cavi elettrici multicolori, ad esempio, sono così diventati l’apparato cardio-circolatorio degli umanoidi mentre le spazzole dei tergicristalli hanno dato forma ai capelli di Skyrenn. Messaggeri di un messaggio universale quello di difendere la Terra. LEGGI TUTTO

  • in

    Il vero mostro di Halloween è lo spreco. Dalle zucche ai vestiti, è tempo di riciclo

    Il mostro più spaventoso di Halloween è lo spreco. Questa notte milioni di persone nel mondo festeggeranno la festa del “dolcetto o scherzetto” con costumi mostruosi, tante decorazioni e una innumerevole quantità di zucche. Dietro al divertimento, gli scherzi e gli effetti speciali per rendere la celebrazione sempre più “paurosa”, c’è però un lato preoccupante che in anni di maggiore consapevolezza sulla necessità di una migliore impronta ambientale sta emergendo con forza: l’enorme volume di sprechi che vengono generati, per esempio quelli delle celebri zucche in cui inserire le candele, ma anche la grande quantità di costumi e materiali in plastica spesso destinati a finire in discarica.

    Conoscere i volume dell’impatto di queste criticità può aiutarci a ragionare su un Halloween più sostenibile in cui realizzare per esempio costumi con materiale di scarto o riciclato, oppure l’importanza di recuperare, cucinare o usare per il compostaggio le zucche anziché avviarle al macero e a conseguenti emissioni di metano. Una fotografia dell’impronta negativa ambientale di Halloween la restituiscono bene due realtà dove questa ricorrenza è fortemente celebrata, come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti. Nel Regno Unito per esempio si stima che ogni anno vengano prodotte 18mila tonnellate di scarti di zucca. Solo in territorio britannico 22 milioni di zucche vengono gettate, per uno spreco alimentare che è stimato in 32 milioni di sterline. In media, solo una persona su nove cucinerà – dopo averle intagliate e trasformate in simboli della paura – le zucche utilizzate. A livello di costumi si parla invece di sette milioni di capi gettati via dopo Halloween, vestiti che vengono indossati una sola volta da quasi la metà delle persone. Secondo il gruppo Hubbub, che ha condotto uno studio sui rifiuti, buona parte di questi capi, il 63%, contiene poliestere che può impiegare anche due secoli a decomporsi e l’83% dei costumi è fatto in generale con parti di plastica non riciclabile. Per questo le stime indicano una produzione di circa 2000 tonnellate di rifiuti di plastica solo nella settimana di Halloween, tenendo conto anche degli imballaggi delle caramelle usate per il famoso “dolcetto o scherzetto”.

    Negli Stati Uniti gli sprechi diventano esponenziali. Partendo dai dolcetti, la stima è che in media ogni bambino che bussa con il suo contenitore per raccogliere cioccolatini alle porte dei vicini genera in media mezzo chilo di spazzatura. Il numero delle zucche che finiscono al macero poco dopo un solo giorno di festa è poi davvero incredibile: si parla di 450 milioni di chili di zucche. Come costumi, saranno invece 35 milioni i capi che finiranno per essere gettati, secondo FairylandTrust. Infine, un altro spreco da non sottovalutare, è quello dei semi di zucca, che sono considerati una miniera d’oro dal punto di vista nutrizionale dato che contengono proteine, zinco, magnesio e grassi sani. Anche questi potrebbero essere risparmiati nella corsa al consumismo, così come la parte delle zucche intagliate e magari difficili da consumare può sempre essere donata a fattorie locali in grado di riusarle come mangime per gli animali. Tutti numeri, quelli che riguardano Usa e Uk, che ci aiutano a ragionare sull’enorme impatto di una festa che sta crescendo per volumi di consumo anche in Italia. Di recente la Coldiretti ha stimato, per l’Halloween 20225, un valore di circa 30 milioni di euro legato alla “zucca economy”. Quest’anno, dopo forti cali di produzione legati alla crisi del clima, la coltivazione di zucca si è leggermente ripresa e le stime indicano un raccolto totale di quasi 40mila tonnellate, con un prezzo medio al dettaglio intorno a 2 euro al chilo anche se “può arrivare al doppio o al triplo” a seconda di varietà o se già sbucciate, ricorda la Coldiretti. Un prezzo non da poco che, oltre alla questione emissioni e inquinamento da plastica, dovrebbe essere un motivo in più per riutilizzare anziché sprecare. LEGGI TUTTO