Psicologia
La cantante ha ammesso di aver sofferto del problema e di aver cominciato ad affrontarlo con successo solo dopo aver chiesto aiuto. Per questo ha deciso di parlarne pubblicamente.
Sanihelp.it – Da papà Zucchero Irene Fornaciari ha ereditato la passione e il talento per la musica, ma anche gli attacchi di panico. Come il padre, infatti, ha fatto i conti con loro e li ha pure cantanti nel brano Grande mistero con cui ha partecipato al Festival di Sanremo nel 2012.
È stata lei stessa a raccontarlo negli ultimi mesi, prima ospite in tv del programma Vieni da me condotto da Caterina Balivo e, più recentemente, in un’intervista rilasciata al settimanale Starbene in cui ha rivelato: «Sono diciassette anni che combatto con gli attacchi di panico. […]A intuire che poteva trattarsi di crisi di panico è stato proprio mio padre, perché ne soffre e mi è stato molto vicino. […] Io non ero più in grado di fare le cose più semplici come la spesa: spesso abbandonavo il carrello in mezzo al supermercato e fuggivo via. Mi davano fastidio le luci forti, gli spazi chiusi. A volte gli attacchi mi prendevano in auto. Iniziavo a tremare e sudare, ancora di più se mi trovavo in galleria, ed era una sensazione tremenda, oltre che un rischio. Dovevo fermarmi sulla corsia di emergenza, riprendere fiato e aspettare che passasse».
All’inizio è stato difficile affrontare gli attacchi di panico, perché si rifiutava di chiedere aiuto. «Mi dicevo che ce l’avrei fatta da sola, ma stavo sempre peggio. Ora ne sono consapevole: questo disturbo dipende dai nodi che ognuno di noi si porta dentro e che da soli difficilmente riusciamo a sciogliere». Quando Irene ha cambiato visione, le cose hanno cominciare ad andare meglio: «Ne sono uscita grazie a una brava dottoressa che mi ha aiutata e continua a farlo. Sto seguendo un percorso di psicoterapia e, in passato, ho seguito una cura farmacologica».
La scelta di parlarne pubblicamente è un po’ parte integrante del suo percorso di cura: «Prima non volevo parlarne, temevo che la gente pensasse che volessi sfruttare questa mia debolezza per avere visibilità. Invece, confrontarsi con gli altri può solo far bene. So che siamo in tanti a soffrirne ed è un modo per aiutare anche chi si vergogna di questa fragilità».