Tumori: prevenzione e terapie
Nei soggetti con epatite virale cronica, l’uso di aspirina a dosi ridotte si associa con un rischio più basso di carcinoma epatocellulare
Sanihelp.it – È quanto risulta da uno studio svedese pubblicato sul New England Journal of Medicine.
In particolare, il rischio di carcinoma epatocellulare (HCC) è stato ridotto del 31% e la mortalità epatica in generale è diminuita del 27% con l’aspirina. In particolare, il rischio è più basso per chi utilizza l’aspirina a basso dosaggio da 3-5 anni.
«Abbiamo osservato per la prima volta in una popolazione occidentale e a livello nazionale che l’uso di aspirina a basso dosaggio è associato a una sostanziale riduzione del rischio di sviluppare il carcinoma epatocellulare», ha spiegato Tracey G. Simon, l’autore principale dello studio, del Massachusetts General Hospital e della Harvard Medical School di Boston.
I pazienti con epatite virale cronica sono a rischio HCC, che costituisce la quarta causa di morte per cancro in tutto il mondo.
La patologia è associata nella maggior parte dei casi a epatite B (HBV) e C (HCV). Tuttavia i risultati di questo studio, per ora, non cambiano la pratica clinica in quanto, secondo gli esperti, è prematuro prescrivere basse dosi di aspirina in pazienti con epatite virale per la sola indicazione di prevenzione del carcinoma epatocellulare, senza il supporto di dati prospettici randomizzati.
Sono quindi necessari ulteriori studi, per capire quale sia il momento giusto per iniziare o per interrompere il trattamento con aspirina, per ottimizzare il beneficio e ridurre al minimo gli effetti collaterali.
«Alcuni studi precedenti avevano mostrato un beneficio dipendente dalla durata dell’uso dell’aspirina nella prevenzione del carcinoma epatocellulare in popolazioni più piccole. Questo studio è il primo a confermare una relazione durata del trattamento-risposta con l’uso di aspirina a basse dosi in una popolazione europea non selezionata, con epatite virale confermata», ha specificato Simon.