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    Nasce un fondo italiano dedicato alle startup dell’ambiente

    “Investire in tecnologie che affrontano il cambiamento climatico non è solo una scelta strategica per il nostro pianeta e il nostro Paese, ma costituisce anche una straordinaria opportunità per generare valore economico e sociale su scala globale”. A parlare è il team di MITO Tech Venture, nuovo fondo di Venture Capital che investe nelle tecnologie per la transizione ecologica e la decarbonizzazione, verso l’obiettivo di Net Zero, classificato come art.9 secondo la normativa SFDR.

    Il fondo ha raccolto impegni per 55 milioni di euro che sono stati sottoscritti da CDP Venture Capital attraverso il Fondo Technology Transfer e dal FEI (Fondo europeo per gli investimenti). Ai due anchor investor si affiancano IREN S.p.a., player italiano nel settore multiservizi, Inarcassa e diversi Family Office, alcuni dei quali molto attivi negli investimenti impact.

    “La straordinaria capacità che l’Italia esprime nella produzione di tecnologie per l’innovazione sostenibile, se adeguatamente convertita in startup di successo, può proiettarci quali global leader anche in questo campo. MITO Tech Venture si impegna proprio in questa direzione, attraverso il sostegno a founding team tecnologicamente solidi, che sviluppano soluzioni capaci di trasformare le sfide ambientali in opportunità di crescita sostenibile”, ha aggiunto il team per Green&Blue.

    Obiettivo: 25 investimenti in startup climate tech
    La strategia di investimento del fondo avrà l’obiettivo di realizzare circa 25 investimenti in tecnologie mirate a ridurre le emissioni di anidride carbonica in campo energetico e ambientale, nella costruzione di aree ed ambienti, nella mobilità e nell’industria pesante. Gli investimenti saranno concentrati principalmente in Italia, con un’attenzione anche ad alcuni Paesi europei selezionati. Il target di raccolta è fissato a 90 milioni con un hard-cap a 120 milioni di euro. Il carried interest riservato al team di investimento sarà inoltre legato al raggiungimento di obiettivi quantificati di impatto ambientale.

    Il nuovo fondo, è composto da un team dotato di competenze eterogenee e complementari che spaziano dal trasferimento tecnologico, alla finanza per l’innovazione, dalla valorizzazione della proprietà intellettuale al sostegno al business development e allo scaleup di imprese a forte matrice tecnologica.

    Il fondo, infatti, offre alle nuove imprese, sin dalla loro fase embrionale, non solo le risorse economiche necessarie a sviluppare il proprio progetto di crescita, ma anche competenze manageriali e di governance, relazioni con la business e la financial community nazionale e internazionale. Un supporto, quindi, a 360 gradi al fine di convertire i buoni risultati della ricerca scientifica e tecnologica in startup e scaleup di successo.

    Il team di MITO Technology è composto da Andrea Basso, Alberto Calvo, Michele Costabile, Francesco De Michelis, Massimiliano Granieri, Leonardo Massa e Valentina Sesti.

    Le tecnologie per la sostenibilità
    MITO Tech Ventures è il secondo fondo lanciato da MITO Technology. Il primo, Progress Tech Transfer, è stato lanciato nel 2018 con focus sulle tecnologie per la sostenibilità. Il primo fondo ha concluso il periodo di investimento in anticipo rispetto alle previsioni, e molte delle startup partecipate sono ora in fase di scaleup, anche grazie all’attrazione di nuovi capitali da investitori nazionali e internazionali.

    Fra gli investitori che hanno partecipato a questo primo closing, oltre a CDP Venture Capital per il tramite del Fondo di Fondi Technology Transfer, Fondo Europeo degli Investimenti e IREN, vi sono Inarcassa, Marimo Holding, il Family Office della famiglia Di Amato, il Family Office di Luca Larcher e il Family Office di Mirna Marovic.

    Le società green del fondo MITO TECHNOLOGY
    Energy Transition
    WATERVIEW
    Spin-off del Politecnico di Torino, già incubata in I3P e sostenuta in fase seed dai business angel del Club degli Investitori, WaterView ha sviluppato per prima al mondo una soluzione per l’analisi in tempo reale delle condizioni metereologiche contestuali, volte a consentire al gestore dell’infrastruttura stessa informazioni essenziali per un decision-making tempestivo. Attraverso l’utilizzo di algoritmi proprietari, di dati di varia natura e di sensori smart, a partire dalle immagini di telecamere abitualmente già installate su infrastrutture critiche, la società è in grado di fornire ai propri clienti (tra cui enti locali, società che gestiscono reti stradali e infrastrutture telefoniche, gestori aeroportuali, aziende che operano nell’ambito energetico) un’interpretazione sicura delle condizioni ambientali che insistono sull’infrastruttura stessa, fornendo anche indicazioni predittive (es.: velocità di crescita dello strato nevoso su manto stradale, presenza e propagazione di emissioni gassose in prossimità di centri di raccolta di rifiuti, rischio di guasto per formazione dei manicotti di ghiaccio sulle linee di trasporto dell’energia elettrica ad alta tensione). Il fondo Progress Tech Transfer ha realizzato il primo dei propri investimenti entrando nel capitale di WaterView nel 2019.

    NEWCLEO
    Startup lanciata nel settembre del 2021 e guidata da Stefano Buono (imprenditore seriale, che ha portato AAA prima alla quotazione al Nasdaq e successivamente all’acquisizione da parte di Novartis), Newcleo opera nel settore dell’energia nucleare pulita e sicura, proponendosi di rivoluzionare la progettazione e la costruzione di reattori modulari di IV generazione, in grado di ridurre la produzione di scorie e di utilizzare come combustibile quelle generate dai vecchi reattori, chiudendone così il ciclo. Con sede legale a Londra, svolge gran parte delle attività di ricerca e sviluppo a Torino. La società ha già raccolto ad oggi oltre 400 milioni di Euro di capitale e genera attualmente un fatturato di 50 milioni di Euro, attraverso l’attività di un team di circa 700 persone. Recentemente, Newcleo ha ricevuto l’approvazione di un investimento significativo da parte del governo francese, leader a livello mondiale riconosciuto nel settore dell’energia nucleare. Nel capitale della società è presente anche Mito Technology, che tramite il fondo Progress Tech Transfer ha partecipato nel 2022 alla prima operazione di aumento di capitale rivolta anche a soggetti istituzionali.

    RISE TECHNOLOGY
    Impresa italiana high-tech operante nel campo della fabbricazione di macchine e linee di produzione per celle e moduli fotovoltaici, Rise Technology ha sviluppato e brevettato iSPLASH (Industrial Selective PLAting for Solar Heterojunction): una tecnologia innovativa applicabile al fotovoltaico e in prospettiva anche nell’ambito dei semiconduttori e del biomedicale, che si pone l’obiettivo di eliminare l’utilizzo delle paste d’argento dal processo di fabbricazione delle celle fotovoltaiche con un abbattimento del costo di produzione di almeno il 30% e del carbon footprint del 90%, mitigando anche i problemi geopolitici connessi all’approvvigionamento delle materie prime critiche. A novembre 2023 ha completato un round di investimento seed, concluso da Tech4Planet e Progress Tech Transfer.

    Green Industry Tech
    MAT3D
    Spin-off delle Università di Modena e Reggio Emilia e di Parma, MAT3D sviluppa e produce materiali innovativi avanzati a base di resina polimerica per procedimenti produttivi di manifattura additiva con elevate prestazioni (es.: termini di resistenza termo-meccanica) e con proprietà funzionali avanzate specifiche per diversi settori applicativi. MAT3D ha il suo principale lavoratorio presso il Centro dell’Innovazione dell’Università di Torino e la sua sede legale e commerciale a Reggio Emilia, da dove serve alcune aziende italiane leader nel mondo della manifattura. PTT è stato nel 2020 il primo investitore istituzionale a entrare nel capitale della società, conferendone anche l’attuale top-management.

    RESPECTLIFE
    Il fondo Progress Tech Transfer a fine dicembre 2019 è entrato nel capitale di Respectlife, startup nata all’interno della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia, che produce tessuti high-tech a base di polipropilene, per la confezione di prodotti altamente performanti con proprietà antimicrobiche e antibatteriostatiche, resistenti allo strappo, all’abrasione, alle macchie e anallergici, che consentiranno enorme risparmio di costi per il loro lavaggio, sterilizzazione e stiratura, un minore impatto ambientale e migliori condizioni di sicurezza nel caso di impieghi in ambienti critici, come quello ospedaliero.

    SQIM (MOGU)
    Azienda basata a Varese, pioniere e leader nell’innovazione dei materiali, trasforma sottoprodotti e residui di basso valore provenienti dall’agroindustria in prodotti funzionali di alto valore aggiunto e a basso impatto ambientale, destinati principalmente all’industria tessile, del lusso, dell’arredamento d’interni. SQIM ha sviluppato processi proprietari unici, basati sulla fermentazione controllata di miceli selezionati, ed è attualmente presente sul mercato con marchi specifici per i verticali della moda e il mercato dell’interior design – rispettivamente EPHEA e MOGU. Progress Tech Transfer ha perfezionato il proprio ingresso nel capitale della società nel 2021 come primo investitore istituzionale; attualmente, oltre a PTT, sono presenti nel capitale investitori istituzionali e investitori corporate di alto profilo internazionale.

    WEMEMBRANEX
    Spin-off del Consiglio Nazionale delle Ricerche (presso l’Istituto per la Tecnologia delle Membrane) la società ha sviluppato una tecnica brevettata per il trattamento superficiale di membrane attualmente già disponibili in commercio per il trattamento di acque reflue industriali, che grazie alle proprietà di anti-fouling del coating applicato sulla loro superficie allunga considerevolmente la vita utile delle membrane stesse. PTT è stato determinante nella costituzione dello spin-off societario a partire dal team originario di ricerca, ed ha individuato il nuovo management della società, apportandolo dall’esterno.

    SMARTGLASSES
    Dynamic Optics, spin-off del Consiglio Nazionale Delle Ricerche – Istituto di fotonica e nanotecnologie con sede a Padova – ha sviluppato delle lenti speciali che, cambiando di forma, potranno supplire alla presbiopia, patologia che si sviluppa intorno ai 40 anni di età nella quasi totalità delle persone. Grazie a questa nuova tecnologia sarà possibile sviluppare occhiali che in modo autonomo ripristinano la messa a fuoco per gli utilizzatori, garantendo un comfort visivo ottimale e facilitando le persone affette da presbiopia nello svolgimento di attività lavorative di precisione.

    LITHIUM RECOVERY
    Progetto di proof-of-concept sviluppato con l’Università degli Studi di Brescia e il Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e la Tecnologia dei Materiali (INSTM), punta allo sviluppo di una tecnologia brevettata relativa al recupero del litio e del cobalto da batterie esauste di varia provenienza (dai dispositivi elettronici alle automobili), con processi che garantiscono un minore impatto ambientale e senza l’utilizzo di solventi chimici pericolosi per l’ambiente. Il progetto è condotto da un team di ricercatori di fama mondiale, che può vantare un track-record unico nella gestione con successo di progetti di ricerca finanziati dalla comunità europea. PTT ha finanziato il progetto di sviluppo nel 2023.

    NATURBEADS
    Naturbeads ha l’obiettivo di contrastare l’inquinamento ambientale causato dalla diffusione incontrollabile delle microplastiche di uso industriale. È infatti specializzata nella produzione di microsfere biodegradabili ricavate dalla cellulosa. Fondata nel 2018 da un team di scienziati e ingegneri, la società ha sviluppato un prodotto unico che è già stato testato con successo da grandi clienti industriali per sostituire le microplastiche in molteplici applicazioni (dalla cosmetica alle vernici). Le soluzioni proposte da Naturbeads sono radicalmente sostenibili: esse muovono infatti dall’approvvigionamento di materie prime ricavate da rifiuti forestali o agricoli certificati, e poggiano su un processo di produzione molto più efficiente e meno carbon-intensive degli standard attuali, che evitano tra l’altro il ricorso a solventi chimici aggressivi nel trattamento dei propri semilavorati. PTT ha investito nella società nel 2022; ad oggi, la società ha raccolto capitali presso investitori istituzionali e corporate europei, e si appresta ad andare sul mercato con le prime produzioni su scala industriale.

    WEARABLE ROBOTICS
    Wearable Robotics è un’azienda italiana, già presente sui mercati internazionali, che produce e sviluppa sistemi robotici indossabili ed esoscheletri per la riabilitazione, l’assistenza e l’aumento della potenza di movimento a servizio delle persone. È specializzata in esoscheletri per arti superiori e inferiori utilizzati per migliorare la mobilità, la capacità di forza e il recupero delle funzioni motorie.

    VALUEMATIC
    Valuematic è uno spin-off della Scuola IMT Alti Studi Lucca, che intende portare sul mercato una soluzione per rendere il cloud computing più sostenibile, lavorando sull’ottimizzazione del consumo energetico che consenta un’allocazione ottimale delle risorse di calcolo necessarie, senza comprometterne i livelli di performance. La start-up ha sviluppato una tecnologia per lo scaling automatico delle risorse computazionali in cloud che combina AI e modellazione proprietaria per fornire previsioni di tempi di calcolo migliori e più a lungo termine rispetto alle soluzioni attualmente sul mercato. La tecnologia può essere inoltre adattata su sistemi che utilizzano risorse computazionali in maniera asincrona, come sistemi multiprocessore o i telefoni cellulari, per il risparmio energetico.

    Agro-Food
    FINAPP
    Spin-off dell’Università di Padova, Finapp ha sviluppato un rivoluzionario sensore per la misurazione dei neutroni liberi che può essere utilizzato per la rilevazione della presenza di acqua nell’ambiente, con applicazioni che vanno dalla misura dell’umidità nei terreni agricoli, alla misura delle riserve idriche disponibili nei nevai o nei ghiacciai, o per la localizzazione di perdite delle reti idriche. La società si è aggiudicata un EIC Acceleratore nel 2023, unica società italiana a ottenere in quell’anno un tale riconoscimento. PTT è stato il primo investitore istituzionale ad entrare nel capitale della società nel 2020.

    Carbon Tech
    HTMS
    HTMS ha sviluppato una tecnologia in grado di migliorare l’efficienza energetica e la capacità di scambio termico dei fluidi utilizzati attualmente negli impianti di riscaldamento e raffrescamento installati presso grandi edifici ad uso industriale e commerciale, come stabilimenti produttivi, uffici, ospedali e data center. Maxwell, il prodotto di HTMS oggi sul mercato, consente un innalzamento tra il 15-20% della capacità di trasferimento del calore rispetto agli standard commerciali oggi disponibili nel settore Heating, Cooling & Ventilation. Progress Tech Transfer, nel capitale sociale di HTMS dal 2020, ha già eseguito due round di investimento in HTMS. Oggi la società annovera tra i soci importanti investitori istituzionali non italiani.

    Transport and Mobility
    BLUBRAKE
    Fondata nel 2015 a Milano, è una società che impiega oltre trenta professionisti e conta dodici brevetti con estensione internazionale che riguardano la frenata sui veicoli leggeri, con particolare riferimento al settore delle e-bike. La mission dell’azienda è quella di sviluppare soluzioni innovative che rendano questi mezzi più sicuri e intelligenti, al fine di favorire la transizione verso una mobilità più sostenibile, sia per il trasporto di persone che di merci (cargo-bike). La società si posiziona tra le pochissime al mondo in grado di fornire soluzioni ad alte prestazioni e ad elevata sicurezza, ed è già saldamente proiettata sui mercati internazionali. Progress Tech Transfer ha investito nella società nel 2020.

    EASYRAIN
    Startup torinese che ha come mission la riduzione degli incidenti stradali provocati dal fenomeno dell’aquaplaning. La società sviluppa soluzioni HW e SW, tra cui il DAI (Digital Aquaplaning Information), una vera e propria piattaforma di detection e calibrazione della dinamica del veicolo su strada, con l’obiettivo di rendere la guida più sicura in condizioni di scarsa aderenza, anche nella prospettiva dell’avvento di sistemi di progressiva autonomia nella conduzione dei veicoli. La società propone soluzioni uniche, con un’affidabilità elevatissima, già riconosciuta da alcuni importanti OEM del settore automotive. Progress Tech Transfer ha sottoscritto il primo aumento di capitale nel 2022, a cui ne sono seguiti altri.

    SEALENCE
    Startup innovativa costituita nel 2017, Sealence ha realizzato DeepSpeed, primo propulsore fuoribordo elettrico a jet per il settore navale. DeepSpeed innova il settore della mobilità in acqua, dal diporto al trasporto, migliorando drasticamente l’efficienza rispetto ai sistemi di propulsione oggi esistenti (elica o idrogetto entrobordo) e riducendo sensibilmente le emissioni connesse agli standard attuali di propulsione navale a elica. Il progetto ha ottenuto un «Seal of Excellence» dal programma Europeo «Horizon2020». La società ha poi integrato nel proprio perimetro anche E-Drive Lab, spin-off dell’università di Parma, che produce sistemi innovativi di accumulo elettrico specificamente pensati per il settore marino. Progress Tech Transfer, è stato lead investor in un round di investimento conclusosi nel 2023. LEGGI TUTTO

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    Il falangio, come prendersi cura della “pianta ragno”

    Il Chloropytum ovvero il falangio è una pianta ricca di fogliame variegato, in grado di impreziosire gli ambienti casalinghi e donare un tocco di eleganza a qualunque stanza o ufficio. Questa sempreverde, che simboleggia la giovinezza perenne, per crescere al meglio deve essere coltivata correttamente.

    La coltivazione in casa del falangio o pianta ragno
    Prendersi cura in casa del falangio non è così complicato, specie se si fa attenzione ad alcuni aspetti. Il primo fra tutti riguarda proprio la posizione in cui sistemare la pianta. L’esposizione della pianta ragno non deve mai essere al sole diretto (specie durante i mesi più caldi), ma è importante selezionare delle aree luminose. In primavera ed estate si può anche decidere di spostare la pianta dalla casa all’esterno, facendo molta attenzione alla posizione che si sceglie. La pianta fiorisce con fiorellini di colore bianco e piccoli, mentre lungo gli steli si sviluppano i ciuffi verdi. Come succede per molte piante d’appartamento, anche il falangio ha la capacità di purificare l’aria. In pratica, rimuove anidride carbonica e sostanze nocive, contribuendo a un ambiente più salutare per l’uomo.

    Il terreno ideale per il falangio
    Il falangio è una pianta che si adatta molto a qualunque terreno, a patto però che sia un terriccio ben drenante, meglio ancora se ricco di humus. Il consiglio è di non preparare un terreno in vaso caratterizzato esclusivamente da un solo tipo di terriccio, bensì di creare un substrato differente, sciolto e fertile.

    L’annaffiatura corretta del falangio
    Gestire correttamente il falangio significa anche innaffiare nel modo corretto la pianta. Questa pianta necessita di annaffiature regolari per crescere rigorosamente. È importante, però, fare molta attenzione alle condizioni del terreno. Nel caso di terreno troppo secco si dovrà intensificare la somministrazione dell’acqua e, al contrario, con terreno eccessivamente umido sarà utile ridurre le annaffiature. Un segno evidente del fatto che la pianta viene annaffiata poco si potrà notare anche sulle foglie, che in punta diventano secche.

    La concimazione del falangio
    Per rendere migliore la crescita della propria pianta si può anche concimare questa sempreverde selezionando un prodotto idrosolubile oppure liquido per piante verdi. In tal caso, è utile dare il concime al falangio ogni 2-3 settimane.

    La potatura del falangio
    La potatura di questa pianta permette al sempreverde di avere maggiore spinta nello sviluppo. Proprio per questo, è importante potarle eliminando le foglie o ramificazioni che non offrono più nulla. In questo modo, il fogliame nuovo sarà stimolato nella crescita e la pianta ragno si manterrà in forma. Il momento migliore per potare la pianta è dall’inizio della primavera fino a inizio autunno. Per quanto riguarda le foglie con punte secche, invece, sconsigliamo di potarle.

    Il falangio in inverno
    Ricordiamo che il falangio, in inverno, è in grado di tollerare fino a 15-13°C, ma non deve mai andare al di sotto dei 7°C. Il rischio è di far morire la pianta o danneggiare in maniera seria il fogliame. Proprio per questo, durante la stagione più fredda dell’anno suggeriamo di tenere la pianta in casa.

    La moltiplicazione della pianta ragno
    Per moltiplicare la pianta si può ricorrere all’uso di una talea della pianta ragno: in pratica, basta tagliare degli stoloni o piccoli cespi, facendo attenzione che vi sia un po’ di fusto. A questo punto, sarà necessario sistemare la pianta direttamente nella terra un po’ umida. La talea la si può fare in primavera: in una settimana circa, la pianta avrà iniziato a sviluppare l’apparato radicale.

    Le malattie del falangio
    Il falangio è una pianta che può incorrere nel marciume fogliare: in pratica, le infezioni batteriche iniziano ad intaccare la base delle foglie. Bisogna fare attenzione a non bagnare le foglie o lasciarla all’esterno sotto la pioggia. Anche le bruciature delle foglie cioè la peronospora fogliare colpisce questa pianta, portando alla comparsa di macchie gialle e appassimento. A favorire questa malattia fungina è sempre l’eccesso d’acqua. LEGGI TUTTO

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    Dal fegato allo stomaco, microplastiche nel 66% delle gazze marine trovate morte nel Tirreno

    Le hanno raccolte ed esaminate, approfonditamente. E dalle gazze marine trovate morte nel corso della stagione invernale 2022-2023, in cui un nutrito contingente di almeno 750 individui ha svernato eccezionalmente lungo le coste italiane, è arrivata un’amara conferma: nel 66% dei casi le carcasse contenevano plastica, divisa equamente tra frammenti e fibre. Arriva da un nuovo studio, condotto dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn in collaborazione con il Dipartimento di Veterinaria dell’Università degli studi di Napoli Federico II e l’Istituto portoghese MARE – Centro di Scienze Marine e Ambientali/ARNET e pubblicato sulla rivista “Marine Pollution Bulletin” un quadro non troppo incoraggiante sull’inquinamento da plastica nel Tirreno centrale, potenziale concausa del decesso di molti esemplari dell’uccello marino, tipico del Nord Atlantico, nella cui dieta compare quasi esclusivamente pesce pelagico.

    Ambiente e salute

    Basta bottiglie di plastica, inquinano e contengono inquinanti

    di  Anna Lisa Bonfranceschi

    25 Settembre 2024

    Plastica nello stomaco e nel fegato
    L’esame delle carcasse è stato, a quanto pare, inequivocabile: la plastica era presente soprattutto nello stomaco, seguito dal muscolo pettorale, e alcune fibre plastiche sono state trovate anche nel fegato. Negli animali raccolti, il 38 % degli elementi plastici era al di sopra dei 5 millimetri, mentre il 62% rientrava nel “range” delle microplastiche. Il polimero più rappresentato è risultato essere il polietilene (comparso nel 55% dei casi), seguito dal polipropilene (24,1%). Il primo è generalmente utilizzato per la produzione di sacchetti e bottiglie, il secondo è impiegato soprattutto nella produzione di contenitori per detersivi e yogurt.

    Inquinamento

    Ogni anno bruciamo 30 milioni di tonnellate di plastica

    di Anna Lisa Bonfranceschi

    06 Settembre 2024

    Una minaccia alla biodiversità del Mediterraneo

    Anche se basati su un campione relativamente piccolo, i dati attestano la presenza ed abbondanza di plastiche in quest’area del Mediterraneo per la gazza marina, certificandone l’impatto su una specie particolare di uccello originario dei Mari del Nord, dove invece l’interazione con la cosiddetta marine litter non sarebbe così significativa: studi scientifici analoghi indicano infatti una presenza dello 0-1% su oltre 500 carcasse raccolte fra le coste dell’Inghilterra e dalla Scozia. Altre ricerche – concentrate in un’area di studio compresa tra Irlanda e Norvegia – segnalano addirittura la completa assenza di plastica nelle gazze marine trovate morte. Non è invece nuova l’evidenza per il Mar Mediterraneo, il cui bacino semichiuso rischia fatalmente di rivelarsi un hotspot per le microplastiche: qui le loro concentrazioni risultano circa quattro volte superiori, ad esempio, a quelle dell’Oceano Pacifico settentrionale.

    Inquinamento

    I solventi che purificano l’acqua dalle nanoplastiche

    di Anna Lisa Bonfanceschi

    28 Agosto 2024

    Ed è proprio sull’interazione tra marine litter e biodiversità marina – che nel Mediterraneo si traduce nella presenza di un numero prossimo alle 17 mila specie – che si gioca una partita importante per il futuro dell’intero pianeta.Qui, i primi studi sull’avifauna avevano del resto già ‘fotografato’ le dimensioni del fenomeno: una ricerca realizzata lungo le coste catalane ha evidenziato come 113 uccelli su 171 esaminati (66%) avevano ingerito plastica.

    (foto: Vincenzo Firpo)  LEGGI TUTTO

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    L’auto elettrica non tira più, in crisi la startup delle batterie

    Tempi difficili, in particolare in Europa per le aziende che si occupano di batterie per auto elettriche. Lo dimostra la vicenda Northvolt, startup svedese leader nella produzione di batterie per auto elettriche, nonché prima azienda europea a costruire una gigafactory di batterie in Svezia, che sta vivendo uno dei momenti più difficili dalla sua fondazione. Ma facciamo un passo indietro.

    Il 28 dicembre 2021 a Skellefteå, nel nord della Svezia, Northvolt annunciava la produzione della prima cella per batteria agli ioni di litio per uso automobilistico. L’impresa parlava di “un nuovo capitolo della storia industriale europea” visto che quella cella era la prima completamente disegnata, sviluppata e assemblata in una gigafactory da una compagnia europea di batterie. Il 23 settembre 2024, Northvolt ha comunicato l’avvio di una massiccia ristrutturazione che comporterà un ridimensionamento della forza lavoro con il licenziamento, di circa 1.600 lavoratori su 6mila. Anche l’azienda punta di diamante della produzione di batterie per auto elettriche made in Europe se la deve vedere con il brusco rallentamento delle vendite di veicoli elettrici e l’inarrestabile concorrenza orientale, soprattutto cinese. Il settore è, infatti, storicamente guidato dai colossi asiatici e le fabbriche di batterie già operanti in Europa si occupano principalmente di assemblare le celle per formare il pacco batteria, ma non di produrre l’elemento base.

    Storia e crisi di Northvolt
    Northvolt è stata fondata nel 2016 dall’ingegnere italiano Paolo Cerutti e dall’imprenditore svedese Peter Carlsson, attuale amministratore delegato, entrambi con un passato in Tesla. La startup nasce con l’obiettivo di produrre batterie agli ioni di litio sostenibili per veicoli elettrici, e fin da subito è stata considerata uno degli attori chiave nella sfida europea all’egemonia asiatica nel mercato delle batterie. L’azienda cresce rapidamente, tanto da ricevere una serie di finanziamenti corposi da istituzioni bancarie europee, per un totale di 15 miliardi di dollari. L’ultimo investimento a gennaio 2024. Prende 4,6 miliardi di euro per l’espansione della sua gigafactory Ett (aperta ufficialmente nel dicembre del 2021 a Skelleftea, nel nord della Svezia, principale hub minerario del paese nordico) per la produzione di catodi e celle per batterie, oltre all’ampliamento di un impianto adiacente per il riciclo delle batterie, Revolt Ett. Il recupero degli scarti di produzione e delle batterie a fine vita risulta significativo per l’azienda, che utilizza un processo di trattamento chimico multi-stadio per processare materiali critici come nichel, cobalto, manganese e litio, e così essere riutilizzati nelle sue linee di produzione. Dalla sua nascita Northvolt si conferma l’unico attore europeo attivo nella produzione di celle per batterie al litio, ottenendo anche il via libera da Bruxelles per la costruzione di un impianto in Germania con circa 1 miliardo di euro di aiuti di Stato dal governo tedesco. Partecipata al 21% da Volkswagen, la startup svedese ha inoltre la maggior parte delle forniture destinate proprio al Gruppo tedesco e a BMW.

    Mobilità green

    Northvolt avvia la produzione, dallo stabilimento svedese la prima batteria europea per auto elettriche

    di Andrea Tarquini

    30 Dicembre 2021

    Tuttavia, lo scenario muta rapidamente, e a causa della concorrenza asiatica diventata sempre più aggressiva nella produzione e del rallentamento delle vendite dei veicoli elettrici, a giugno 2024 è proprio BMW a cancellare un ordine da 2 miliardi di euro, adducendo come motivazione che Northvolt non sia stata in grado di rispettare i tempi di consegna. Da quel momento, le riflessioni interne dei vertici e la decisione dell’azienda svedese di rivedere i suoi piani strategici.

    Elettrico in crisi, Northvolt rivede le sue strategie
    Lo scorso 23 settembre Northvolt ha annunciato l’avvio di una revisione strategica che comporterà un significativo ridimensionamento delle sue attività e della sua forza lavoro. L’azienda ha comunicato in una nota come la decisione arrivi a causa del “mutato contesto macroeconomico e della necessità di nuove priorità a breve termine”. Questo cambiamento porterà a una riorganizzazione delle operazioni aziendali, che prevede il licenziamento di 1.600 unità lavorative (su un totale di circa 6000 dipendenti), la messa in manutenzione dell’impianto Northvolt Ett Upstream 1, situato in Svezia, la chiusura del programma Northvolt Fem e la vendita del sito produttivo di Kvarnsveden. Allo stesso tempo, saranno aperti tavoli con gli investitori per garantire la sostenibilità delle attività in Polonia e sarà integrata la sussidiaria americana Cuberg all’interno delle operazioni svedesi.

    Tutte queste operazioni, secondo quanto ha spiegato l’amministratore delegato Peter Carlsson, non pregiudicheranno l’impegno a lungo termine di Northvolt nella transizione globale verso l’elettrificazione, né la solidità delle prospettive future. Il presidente del consiglio Tom Johnstone ha peraltro confermato che il successo dell’azienda scandinava continuerà a dipendere dall’evoluzione del mercato dei veicoli elettrici e dal sostegno dei principali stakeholder. “Nonostante le attuali difficoltà, Northvolt non abbandona i suoi ambiziosi piani di espansione”. L’azienda ha infatti dichiarato che i progetti futuri in Svezia, Germania e Canada proseguiranno come previsto, anche se ha lasciato aperta la possibilità di modifiche alle tempistiche, in base all’evoluzione del contesto economico globale.

    Un sostegno fondamentale per il futuro dell’azienda potrebbe arrivare dalla Commissione Europea, che ha già dimostrato un forte interesse nel garantire il successo della startup svedese. Lo scorso 8 gennaio, Bruxelles aveva autorizzato la Germania a fornire un aiuto di Stato pari a 902 milioni di euro, destinati alla costruzione di una fabbrica di batterie per veicoli elettrici sul suolo tedesco. Questa misura è stata giustificata con la necessità di mantenere la produzione di batterie in Europa, evitando che Northvolt fosse attratta dalle agevolazioni fiscali offerti dagli Stati Uniti nell’ambito dell’Inflation Reduction Act, iniziativa per incentivare gli investimenti in tecnologie verdi. LEGGI TUTTO

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    Eventi meteo estremi, scattano le polizze obbligatorie per le imprese

    Eventi estremi sempre più frequenti e obbligo di polizze catastrofali in vista per le imprese, a partire dal 1° gennaio del prossimo anno. Già varato il decreto con le norme attuative. Nella manovra per il 2025 potrebbero esserci novità anche per i privati, ma al momento il governo è ancora diviso su questo, Per chi volesse assicurare la casa anche senza obbligo di legge, comunque, già oggi è prevista la detrazione del 19%. Detrazione che arriva al 90% se sono stati fatti lavori di Superbonus.

    Le regole per le imprese
    Il decreto attuativo delle norme introdotte dalla legge di Bilancio 2024, messo a punto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze d’intesa con il ministero delle Imprese e del Made in Italy, prevede l’obbligo per le imprese di stipulare polizze di assicurazione relativamente ai danni causati da calamità naturali ed eventi catastrofali (alluvioni, inondazioni, esondazioni, terremoti e frane). Dovranno essere assicurati terreni, fabbricati, impianti, macchinari e attrezzature industriali e commerciali, iscritti a bilancio. Interessate tutte le imprese con sede legale o stabile organizzazione in Italia. Se le imprese non attivano la copertura assicurativa scatta la decadenza degli incentivi pubblici, tra i quali potrebbero rientrare anche le garanzie sui prestiti bancari.

    Dalle assicurazioni rimborso anticipato del 30%
    Con il ddl ricostruzione, ora all’esame del Parlamento, si introduce poi l’obbligo per le imprese assicurative di corrispondere un anticipo del 30% del danno per i sinistri legati a eventi catastrofali. Una disposizione, spiega il Mimit, volta a garantire maggiore certezza nella liquidazione dei danni alle imprese assicurate, permettendo loro di accedere immediatamente a risorse fondamentali per una rapida ripresa delle attività.

    I premi saranno proporzionali al rischio, tenendo conto delle caratteristiche del territorio e della vulnerabilità dei beni assicurati. Le compagnie hanno l’obbligo di contrarre le polizze: la Sace, il Gruppo assicurativo-finanziario direttamente controllato dal Mef, potrà riassicurare il rischio assunto dalle compagnie mediante la sottoscrizione di apposite convenzioni, a condizioni di mercato.
    Le assicurazioni sulle case
    Per quel che riguarda eventuali obblighi per i privati al momento nel governo prevale la cautela, dopo lo scontro dei giorni scorsi tra il ministro della Protezione civile Nello Musumeci che aveva ventilato la possibilità di un “obbligo” e la netta contrarietà espressa dalla Lega. Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha mostrato prudenza sulla possibilità di un obbligo assicurativo per le case, mentre parla di “riflessioni in corso” il sottosegretario al Mef Federico Freni, secondo cui “è ovvio che non si possa imporre al cittadino” la sottoscrizione.

    Il bonus sugli immobili abitativi
    Per chi sceglie di mettersi al riparo dai questi rischi, comunque, già oggi ha la possibilità di detrarre il 19% della spesa, come accade per le polizze vita. Ai fini del bonus l’assicurazione deve avere espressamente per oggetto il rischio di eventi calamitosi, ossia si deve trattare di una polizza dedicata e non di una assicurazione per rischi generica. La detrazione è riconosciuta su un importo massimo di spesa di 530 euro l’anno. Le polizze sono detraibili anche quando si tratta di assicurazioni condominiali, in questo caso per la quota millesimale pagata. Nel caso di interventi di Superbonus realizzati su immobili che si trovano in zone ad alta pericolosità (zone sismiche 1, 2 e 3), è invece riconosciuta una detrazione con aliquota maggiorata al 90%. LEGGI TUTTO

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    Ispra e gli ecosistemi urbani da ripristinare: ecco la mappa

    C’è la mappa per ripristinare il tesoro. Quest’estate, a giugno, l’Europa dopo un lunghissimo e incerto iter ha approvato la Nature Restoration Law, la legge che impone di ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell’Ue entro il 2030.
    Significa che, in maniera vincolante, i vari Paesi devono attuare misure per recuperare i nostri tesori naturali degradati: gli ecosistemi terrestri, costieri e d’acqua dolce, forestali, agricoli e urbani, comprese le zone umide, le praterie, le foreste, i fiumi e i laghi. Per gli habitat ritenuti in “cattive condizioni” gli Stati dovranno attuare misure per ripristinarne “almeno il 30% entro il 2030, almeno il 60% entro il 2040 e almeno il 90% entro il 2050”.

    Per riuscire in questa impresa non semplice è però fondamentale sapersi orientare, capire come e dove – già dal 2024 – attuare politiche di ripresa per la natura. Uno strumento utile per questa sfida lo mette ora a disposizione l’Ispra: l’Atlante ambientale italiano è stato infatti aggiornato e indica tutti quegli ecosistemi urbani che avranno bisogno di essere curati. LEGGI TUTTO

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    Per il cioccolato del futuro senza cacao, la startup pugliese Foreverland raccoglie 3,4 milioni

    Fondata a Conversano, in provincia di Bari, a maggio 2023 da Massimo Sabatini, Riccardo Bottiroli, Giuseppe D’Alessandro e Massimo Brochetta, Foreverlandè la startup impegnata nel democratizzare il cioccolato creando alternative sostenibili e rispettose del pianeta, senza alcun compromesso sul gusto. Ha infatti creato Choruba, ex Freecao, un ingrediente rivoluzionario a base di carrube italiane, che offre un’alternativa eco-consapevole al cioccolato tradizionale e protetta da due brevetti. Choruba viene venduta in gocce o liquido, in diverse varianti ed applicazioni, ad aziende del settore alimentare e già nei prossimi mesi saranno in commercio prodotti che utilizzano l’ingrediente innovativo. LEGGI TUTTO

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    Green Deal, potrebbe ridurre le emissioni in Europa ma aumentarle altrove

    È il classico caso della coperta troppo corta, che se tirata troppo in qua lascia scoperto di là. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Gröningen e di altri istituti di ricerca ha analizzato i possibili effetti dell’implementazione del Green Deal, il pacchetto di politiche europee per contrastare i cambiamenti climatici e il degrado ambientale, scoprendo che la cosa potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio, che farà diminuire le emissioni di gas serra nel nostro continente, ma raddoppiarle fuori dai confini. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Sustainability.

    Unione Europea

    Pfas, le nuove regole Ue sulle sostanze pericolose per l’ambiente e la salute

    di  Cristina Bellon

    24 Settembre 2024

    Obiettivo importante
    L’obiettivo principale del Green Deal europeo è la decarbonizzazione totale dell’Europa entro il 2050, da raggiungersi attraverso passaggi intermedi (la riduzione delle emissioni nette a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990) e attraverso l’implementazione di misure specifiche in materia di clima, energia, trasporti e fiscalità. Un obiettivo certamente nobile e condivisibile, ma che, secondo lo studio appena pubblicato, potrebbe rivelarsi anche pericoloso.
    Il rovescio della medaglia
    Gli autori del lavoro, coordinati da Klaus Hubacek, professore di scienza, tecnologia e società nell’ateneo olandese, analizzando le azioni previste del Green Deal hanno stimato che, nella forma attuale, il progetto porterà sì a una riduzione delle emissioni sul suolo europeo, ma contemporaneamente anche ad un aumento delle emissioni nei paesi extra-Ue del 244% circa. Ovvero che, sostanzialmente, non si farà altro che spostare altrove il problema, il che non risolverà la questione dei cambiamenti climatici, che riguarda naturalmente tutto il pianeta.

    L’analisi

    Von der Leyen punta ancora sul Green Deal: lo rivelano gli incarichi dati ai commissari

    di  Luca Fraioli

    19 Settembre 2024

    Restrizioni facilmente aggirabili
    Uno dei settori presi in considerazione dai ricercatori, per esempio, è quello della biodiversità, per il quale il Green Deal prevede di piantare tre miliardi di alberi. “Piantare alberi vuol dire cambiare la destinazione d’uso di grandi porzioni di suolo”, ha detto Hubacek, “che non potranno più esseri usati per la produzione di cibo. Il cibo, quindi, andrà prodotto altrove, il che comporta, a sua volta, la trasformazione di grandi porzioni di suolo in terreni coltivabili e quindi un aumento delle emissioni e una riduzione della biodiversità. In altre parole, in questo modo l’Unione Europea ‘esporterebbe’ le emissioni di carbonio e la perdita di biodiversità nei paesi da cui importerà il cibo, principalmente in Africa e in Sud America”.

    Possibili scenari
    In verità, il Green Deal contiene un paragrafo in cui si proibisce l’importazione di prodotti (per esempio carne o mangime animale) ottenuti convertendo terreni boschivi in terreni agricoli, ma Hubacek e colleghi sono scettici sull’applicazione della norma, che potrebbe essere facilmente aggirata: “I Paesi extra-Ue”, commenta ancora lo scienziato, “potrebbero semplicemente destinare all’esportazione i prodotti ottenuti da terreni agricoli già esistenti e abbattere le foreste per soddisfare la richiesta interna”. Il Green Deal, tra l’altro, prevede anche un aumento dell’agricoltura biologica, il che richiederebbe un aumento dei terreni agricoli in Europa, e “non c’è alcuna informazione sull’impatto che questo potrebbe avere sull’uso del suolo”.

    Il personaggio

    Teresa Ribera, chi è la nuova responsabile dell’ambiente della Commissione Ue

    di  Luca Fraioli

    17 Settembre 2024

    Siamo ancora in tempo
    Oltre a delineare lo scenario appena presentato, gli autori del lavoro hanno presentato anche delle contromisure per rendere efficaci a livello globale, e non solo locale, le politiche di riduzione delle emissioni. La più efficace riguarda l’alimentazione: “Abbiamo mostrato che l’adozione di una dieta più ‘salutare’ sia per l’essere umano che per il Pianeta”, continuano gli esperti, “ossia un’alimentazione basata principalmente sui vegetali, consentirebbe di ‘risparmiare’ un’enorme quantità di anidride carbonica”.
    I biocarburanti
    Un altro punto su cui si può lavorare è l’eliminazione dei biocarburanti a base alimentare all’interno dei confini europei, il che, secondo l’analisi degli scienziati, ridurrebbe la quantità di terreni agricoli necessari alla soddisfazione della domanda e arresterebbe la perdita della biodiversità. Ma anche l’adozione di misure volte ad aiutare le regioni in via di sviluppo ad aumentare la loro efficienza agricola, per ottimizzare l’uso del suolo.Ma prima di tutto questo è necessario fissarsi bene in testa un concetto fondamentale: “Dubitiamo fortemente una ‘crescita verde’ sia realmente possibile”, concludono gli esperti, “perché produrre qualcosa, in qualsiasi modo lo si faccia, comporta l’utilizzo di risorse. Quindi, ancor prima di produrre meglio, dobbiamo deciderci a consumare di meno. Questa è l’unica strada per contenere i cambiamenti climatici, ed è tempo di cominciare a percorrerla”. LEGGI TUTTO