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    La siccità miete vittime e alimenta ingiustizie sociali: l’allarme dell’Onu

    Un “killer silenzioso”. Così Ibrahim Thiaw, segretario esecutivo della Convenzione delle Nazioni Unite per combattere la desertificazione (Unccd) ha definito la siccità. Lo ha fatto presentando i disastrosi dati del report “Drought Hotspots Around the World 2023-2025”, una mappa dei luoghi dove la mancanza di acqua sta pesando di più e delle sue conseguenze sulla popolazione. Un report che deve funzionare da monito per tutti, perché i rischi sono per il mondo intero, hanno ripetuto gli esperti. Ciò detto, il report redatto dall’Unccd in collaborazione con lo U.S. National Drought Mitigation Center (Ndmc), e l’International Drought Resilience Alliance (Idra), si focalizza su alcune aree: sono le zone del Mediterraneo, alcune dell’America centrale-meridionale (come Panama, Messico e Amazzonia), l’Africa orientale e meridionale e il Sud-est asiatico. Sono quelle che, secondo i dati raccolti dall’Ndmc – che comprende tanto rapporti ufficiali che notizie diffuse sui media – sono quelle dove la siccità negli ultimi anni, complice anche il fenomeno del El Niño – ha fatto più danni, e che stanno pagano un prezzo più caro di altri, sottolinea il report.

    Il documento è pieno di numeri che aiutano a fotografare la dimensione del problema. Servono a prendere consapevolezza e misura degli interventi che sono più necessari, e dove, scrivono gli autori. Siccità non significa solo mancanza di acqua. Gli impatti che a cascata questo agiscono praticamente a tutti i livelli: se manca l’acqua, allevatori e agricoltori non possono far crescere capi e colture. I raccolti diminuiscono ovunque, i prezzi di mais, riso ed olio schizzano. Questo li costringe a muoversi e migrare, ma non sempre questo è possibile: spesso le zone colpite sono aree socialmente e politicamente instabili, controllate da gruppi che controllano anche i movimenti della popolazione, come accade in alcune zone dell’Africa, sottolinea il report. E non sempre ci sono fondi per gli aiuti, né le risorse e le possibilità tecniche per distribuirli. La perdita di acqua nei fiumi, inoltre, mette a rischio anche le fonti energetiche, nel caso di impianti idroelettrici, ma anche la vita degli animali che ci vivono o vi dipendono. Ma non solo: senza acqua aumenta il rischio di incendi.

    Biodiversità

    Le mappe del riscaldamento globale: uno studio individua le zone a rischio e i “rifugi climatici”

    di Marco Angelillo

    12 Giugno 2025

    Tutto questo causa malnutrizione, morte, sfollamenti, aumenta il rischio di malattie, di violenze e ingiustizie sociali, come abbandoni scolastici e matrimoni combinati per giovanissime ragazze, spesso forma di scambio per avere sostegno economico, riportano gli autori. Ecco allora qualcuno di quei numeri che fotografano, parzialmente la situazione, solo a titolo di esempio: oltre 90 milioni di persone che soffrono la fame in Africa; perdita del 50% della produzione di olio di oliva in Spagna; perdita del 70% dei raccolti di mais nello Zimbabwe. Le diverse aree coperte dal report soffrono in maniera e con intensità differenti tutti questi effetti dovuti alla siccità. Ma è sbagliato pensarli come un problema locale, non solo perché ogni paese intesse relazioni economiche con altri, ma perché la crisi climatica in atto potrebbe allargare a tutto il mondo il fenomeno, come ha ricordato Mark Svoboda a capo del Nmdc e tra gli autori del report: “Le difficoltà incontrate da Spagna, Marocco e Turchia per assicurarsi acqua, cibo ed energia a causa della persistente siccità offrono un’anteprima sul futuro dell’acqua in un scenario di riscaldamento globale incontrollato. Nessun paese, a prescindere dalla ricchezza o dalla capacità, può permettersi di essere compiacente”. Ecco allora, che accanto ai rinnovati imperativi per arginare la crisi climatica, gli autori raccomandano azioni a più livelli, che prevedano la riduzione dei consumi, dove possibile, e delle perdite; un adeguato sistema di monitoraggio e allerta sulla disponibilità di risorse idriche; e ancora strategie di sviluppo agricolo e urbano che favoriscano la conservazione dell’acqua. E infine, un appello per tutti: queste azioni, con piani contro la siccità, devono entrare nell’agenda politica dei governi. LEGGI TUTTO

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    Il mar Tirreno è bollente, c’è il rischio di eventi estremi

    Due indicatori, stesso gigantesco problema. Tra fine giugno e inizio luglio l’Agenzia spaziale europea, l’Esa, ha pubblicato sui suoi social una immagine abbastanza eloquente: una sorta di mappa dell’Europa centrale dove tutto è rosso, con però un dettaglio importante in più. In un riquadro di color ancor più scuro viene mostrato come in questi giorni le temperature superficiali dell’acqua nel Mar Tirreno siano arrivate a oltre 28 gradi, una cifra altissima se si pensa che solitamente i valori dei mari, come il Mediterraneo e che impiegano tempo per accumulare calore, sono più caldi soprattutto a ridosso della fine dell’estate. Questo primo importante indicatore, unito alle misurazioni delle temperature del suolo in Europa (con picchi di 54° a Siviglia, 49° a Foggia o 45° a Madrid e Roma) ci raccontano come l’ondata di calore che sta trasformando questo giugno in un mese record per molti Paesi europei, stia contribuendo a scaldare i mari e ad accumulare una pericolosa energia che, molto probabilmente, verrà scaricata in autunno sotto forma di eventi meteo estremi.

    Crisi del clima

    L’Europa nella morsa della prima ondata di calore 2025: temperature sopra i 42°C

    di Fiammetta Cupellaro

    30 Giugno 2025

    Monitorare la temperatura della superficie terrestre così come quella della superficie marina è dunque “fondamentale per comprendere e prevedere i modelli meteorologici e climatici, tenere traccia dei rischi di incendi boschivi, supportare gli agricoltori nella pianificazione dell’irrigazione e orientare la progettazione urbana per mitigare al meglio il calore” scrivono dall’Esa. Parallelamente alle immagini Esa anche Copernicus, con i dati rilevati dal satellite Sentinel-3, mostra in maniera chiara quanto sta accadendo in questa settimana: una intera Europa praticamente senza copertura nuvolosa e con un fortissimo sistema di alta pressione associato a calore prolungato. “Un’intensa ondata di calore è in corso in gran parte d’Europa – scrive Copernicus – causando disagi diffusi, impatti sulla salute e stress ambientale” e gli scienziati ricordano come alcune zone di Spagna, Portogallo e Francia hanno registrato record storici di calore per il mese di giugno, con la Spagna arrivata addirittura a 46 gradi. Ondate di calore e mari più caldi secondo gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) potrebbero dunque portare a decine di migliaia di “morti inutili e in gran parte evitabili”. LEGGI TUTTO

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    Comunità energetiche, via libera ai fondi Pnrr per 7.760 comuni

    Sale a quota 7.760 il numero dei Comuni che potranno beneficiare dei contributi a fondo perduto del Pnnr per costituire una Comunità energetica. Gli stessi incentivi potranno essere riconosciuti ai gruppi di autoconsumo, sia a livello condominiale che nel caso di villette bifamiliari. Si amplia così di molto la platea dei beneficiari e di fatto restano fuori solo le grandi città. È infatti in vigore il nuovo decreto del Ministero dell’ambiente che ha rivisto i requisiti per l’accesso ai fondi, introdotto anticipazioni più elevate e tempi più lunghi per la realizzazione degli impianti. Con l’inclusione dei centri urbani di media grandezza e dei territori con maggiore densità abitativa e potenziale energetico le CER dovrebbero poter finalmente decollare.

    Fisco verde

    Rifiuti domestici, sconto sulla Tari per chi fa compostaggio

    di Antonella Donati

    17 Giugno 2025

    Coinvolta la stragrande maggioranza dei Comuni
    Il contributo del Pnnr e pari al 40% dei costi di investimento per la realizzazione degli impianti necessari per la CER o per i gruppi di autoconsumo. Fino allo scorso mese di maggio il contributo era ammesso solo per i Comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti, una restrizione che ha influito negativamente sulla possibilità di costituzione dei nuovi soggetti, considerando anche la minor presenza delle realtà produttive nei Comuni di minor dimensioni. Con la nuova soglia demografica, secondo i dati Istat aggiornati al 31 marzo 2025, si raggiunge il 98,3% del totale salendo da 5.521 a 7.760 Comuni. Restano escluse solo le 136 città maggiori. Tra i comuni ora ammessi dd esempio troviamo: Mantova, Crema, Cologno Monzese, Paderno Dugnano, Rozzano, Bollate, Segrate, Corsico, Civitavecchia, Anzio, Pomezia, Guidonia Montecelio, Tivoli, Fiumicino, Velletri, Acerra, Casoria, Afragola, Pozzuoli, Torre del Greco, Mazara del Vallo, Termini Imerese, Nuoro, Oristano, Porto Torres. Con questa modifica ci saranno maggiori probabilità di trovare operatori e utenti interessati sia sul fronte dei soggetti che gestiscono attività produttive sia per quanto riguarda le altre realtà locali che possono entrare nella compagine delle Comunità.

    Fisco verde

    Transizione energetica inclusiva: in arrivo il Piano Sociale per il Clima

    di Antonella Donati

    10 Giugno 2025

    Possibile avere più fondi in anticipo
    Una ulteriore novità del decreto riguarda la possibilità di ottenere una quota maggiore di fondi in anticipo, in modo da poter più facilmente sostenere le spese per la realizzazione dell’impianto, un vantaggio particolarmente significativo per i gruppi di autoconsumo. Le somme erogabili a questo titolo da parte del GSE salgono infatti dal 10% al 30% del totale. Da ora in poi anche le persone fisiche potranno cumulare questo contributo con altri eventuali contributi in conto capitale, senza perdere nulla.

    Quanto vale la tariffa incentivante
    Il contributo a fondo perduto si aggiunge alla tariffa premio sull’energia condivisa incentivata ed al corrispettivo di valorizzazione, definito dall’Arera, importi erogati per 20 anni. La tariffa, costituita da una parte fissa e una variabile, è rapportata alla potenza dell’impianto e al prezzo di mercato dell’energia. L’importo va da un minimo di 60 euro/mgh a un massimo di 120 euro/mwh. A questa si aggiunge una ulteriore maggiorazione fino a 10 euro/mwh in funzione della localizzazione geografica dell’impianto. Il corrispettivo di Arera è oggi invece pari a circa 8 euro/mwh.
    Più tempo per completare i lavori
    Gli impianti incentivati dovranno essere realizzati entro il 30 giugno 2026, e non più entrare in esercizio entro quella data. Il termine ultimo infatti è di 24 mesi dal fine lavori, entro comunque il 31 dicembre 2027. In ogni caso le quote a saldo saranno erogate al completamento dei lavori, fatta salva la revoca se l’impianto non entra in esercizio. Inoltre è stato specificato che il contributo viene revocato in caso di mancata sottoscrizione del contratto per l’erogazione degli incentivi, ossia delle tariffe spettanti per l’autoconsumo.
    Chi ha già presentato la domanda
    Con il nuovo decreto arriva poi anche per le persone fisiche la possibilità di cumulo del contributo fondo perduto con altri contributi, per cui non ci sarà più il taglio. Fino al maggio scorso questa situazione di vantaggio era riservata a enti locali, religiosi, del terzo settore e ambientalisti. Il decreto prevede l’applicazione retroattiva delle nuove disposizioni ai progetti già presentati prima dell’entrata in vigore del provvedimento. Resta confermata al momento al 30 novembre la data ultima per la presentazione delle domande. Sul portale del GSE è a disposizione un simulatore per calcolare i vantaggi della costituzione di una CER o di un gruppo di autoconsumo. LEGGI TUTTO