Fao: la deforestazione nel mondo rallenta, ma non basta
La buona notizia è che la deforestazione globale rallenta, la cattiva è invece che nonostante ciò le foreste del mondo sono ancora troppo sotto pressione. Mancano poche settimane all’inizio della COP30, la grande conferenza sul clima che si terrà quest’anno a Belem, nel cuore dell’Amazzonia e dove la questione deforestazione sarà centrale. In Amazzonia ci sono infatti ancora preoccupanti segnali legati al disboscamento a cui si aggiungono ora annunci da parte del Brasile, che per paradosso arrivano proprio a ridosso della Conferenza, di concessioni a nuove esplorazioni petrolifere (il cosiddetto blocco M-59) alla Foce del Rio delle Amazzoni. In questo contesto di incertezze la FAO ha però appena pubblicato il secondo Global Forest Global Forest Resources Assessment 2025 (FRA), il rapporto che valuta lo stato delle foreste globali in oltre duecento Paesi. Come annunciato durante la presentazione a Bali in Indonesia la deforestazione “ha subito un rallentamento in tutte le regioni del mondo”.
La conferenza
A un mese da Cop30, cosa fare per evitare un altro fallimento sul clima
di Luca Fraioli
10 Ottobre 2025
Gli ultimi dati mostrano infatti che le foreste, le quali coprono oggi 4,14 miliardi di ettari, praticamente un terzo della superficie del Pianeta, vedono tassi di deforestazione in declino grazie al fatto che oltre la metà delle foreste è oggi tutelata da migliori piani di gestione a lungo termine e un quinto di queste è oggi all’interno di aree protette.
Nel periodo 1990-2000 il tasso di deforestazione era arrivato a 17,6 milioni di ettari all’anno. Ora, tra il 2015 e 2025, si è passati a 10,9 milioni. Va tenuto conto però che anche il tasso di espansione forestale è cambiato: nel periodo 2000-2015 era di 9,88 milioni, mentre negli ultimi dieci anni è stato di 6,78 milioni. Anche per questo il rapporto sottolinea che “gli ecosistemi forestali in tutto il mondo continuano ad affrontare sfide e l’attuale tasso di deforestazione di 10,9 milioni di ettari all’anno è ancora troppo elevato”.
Lo è sia per una questione climatica sia per la sicurezza alimentare dei popoli: le foreste sono infatti l’habitat di gran parte della biodiversità mondiale e contribuiscono al cibo, ai cicli dell’acqua e del carbonio, riducendo rischi di siccità, desertificazione, erosione del suolo o frane. A livello di rigenerazione naturale l’Europa sta dando segnali incoraggianti, di aumento, mentre cali si registrano in Africa e Sud America. Il tasso di perdita delle foreste primarie si è oggi dimezzato rispetto agli anni 2000 mentre sono aumentate, ovunque, le foreste piantate (che rappresentano però appena l’8% della superficie globale).
Tra i dati positivi indicati dal rapporto c’è poi l’aumento dei piani di gestione: “Più della metà delle foreste in tutto il mondo (2,13 miliardi di ettari, ovvero il 55% della superficie totale) sono oggi soggette a piani di gestione, con un aumento di 365 milioni di ettari dal 1990” si legge nel testo e circa il 20% delle foreste è in aree legalmente protette, un aumento di 251 milioni di ettari dal 1990. Per contro, fra le minacce incombenti ci sono gli incendi che ogni anno colpiscono in media 261 milioni di ettari di cui quasi la metà è appunto coperta da foreste. In questo, il 2020 è stato un anno terribile: 41 milioni di ettari sono stati fortemente danneggiati tra eventi meteo estremi, incendi e malattie degli alberi. Il rapporto FAO, stilato da 700 esperti in tutto il mondo, suggerisce dunque di aumentare gli sforzi per la protezione forestale, anche cavalcando l’onda positiva della decrescita dei tassi di deforestazione. Sforzi che finora trovano risultati altalenanti.
Il libro
“La Terra in fiamme” di Sunil Amrith è la nostra storia
dalla nostra inviata Gaia Scorza Barcellona
05 Ottobre 2025
Un altro report, il Forest Declaration Assessment 2024, ci dice per esempio come nel 2023 il mondo fosse ancora lontano da rispettare gli impegni – entro il 2030 – per invertire la deforestazione e ricordava appunto come ciò fosse anche a causa del peggioramento degli incendi. Nel frattempo, poche settimane fa, l’Europa ha nuovamente rinviato i suoi impegni in termini di deforestazione: l’entrata in vigore della normativa europea anti-deforestazione (EUDR) che obbliga le aziende a smettere di usare materie prime prodotte su territori deforestati, infatti è stata posticipata.
Una ulteriore speranza per incrementare le politiche di protezione e veder scendere ulteriormente i tassi arriverà però presto dal Brasile: alla COP30 ci si aspetta infatti che più Paesi contribuiscano a riempire le casse del Tropical Forest Forever Facility (TFFF), un fondo da 125 miliardi di dollari, per ora finanziato solo con un primo miliardo dal governo di Luiz Inácio Lula, che è stato definito come strumento “senza precedenti” sia per salvare le foreste, sia – visto il loro ruolo di assorbimento del carbonio – per per mantenere vivo l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5° rispetto ai livelli preindustriali. Questo perché, ricorda chi lo promuove, investire nelle foreste significa investire nell’umanità. LEGGI TUTTO