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Salsapariglia, come coltivare la “stracciabraghe”


Chiamata anche stracciabraghe per via dei fusti spinosi che tendono a impigliare e strappare i vestiti, la salsapariglia è sempreverde, rampicante e molto ornamentale. Questa pianta rustica e perenne è dotata di foglie a forma di cuore, piccoli fiori e bacche rosse raggruppate in grappoli. Oltre che per la sua bellezza, si distingue per le proprietà depurative, la notevole resistenza e la versatilità, potendo essere impiegata anche come pianta da siepe. La coltivazione della salsapariglia è semplice, non richiedendo cure particolarmente impegnative.

L’esposizione della salsapariglia

Parte della famiglia delle Liliaceae, la salsapariglia è originaria di Asia centrale e America meridionale e cresce oggi spontaneamente anche in Italia. Molto comune in Europa, questo arbusto spinoso è chiamato a livello scientifico smilax aspera e può raggiungere 2 metri di altezza. La salsapariglia fiorisce tendenzialmente in estate e va piantata in primavera oppure in autunno in caso di inverni non troppo rigidi. La pianta si distingue per la bellezza ornamentale, l’adattabilità e la resistenza, sopportando gelo, siccità e terreni poveri. Il suo fusto flessibile forma delle liane dotate di spine arcuate e le foglie cuoriformi presentano margini dentati: se queste vengono strofinate nell’acqua formano una schiuma, come se al loro interno fosse presente del sapone. I fiori sono piccoli, bianchi, profumati e a forma di stella mentre i frutti consistono in bacche rosse riunite in grappoli penduli.

La macchia mediterranea è l’habitat della salsapariglia, che si sviluppa velocemente e può diventare invasiva se la sua crescita non viene controllata. I terreni ideali per la pianta sono quelli sciolti e ben drenati pur adattandosi a qualsiasi tipologia di substrato. Per quanto riguarda l’esposizione, la salsapariglia ama la luce filtrata e in mezz’ombra si sviluppa in modo rigoglioso con foglie più grandi e di colore più intenso. In pieno sole cresce comunque bene, ma le foglie schiariscono e in estate nelle ore centrali può soffrire in caso di raggi solari diretti. In generale, predilige il caldo e i climi miti, nonostante resista al freddo, anche a temperature sottozero.

Coltivazione in vaso e giardino della salsapariglia

Nota per la sua resistenza e la valenza ornamentale, la salsapariglia si distingue per la facilità di coltivazione. La pianta può essere interrata in giardino, ponendo i semi a una profondità di 0,5-1 centimetro, in un terreno ben drenato e non troppo compatto, coprendoli leggermente con il terriccio e lasciando tra ciascuno una distanza di 20-30 centimetri. Per quanto riguarda la coltivazione in vaso, è necessario ricorrere a un recipiente profondo 25-30 centimetri da riempire con del terriccio universale e porre sul fondo uno strato di argilla espansa per migliorare il drenaggio. I semi vanno interrati a 0,5-1 centimetro di profondità e a una distanza di 3-4 centimetri: una volta cresciute, le piantine vanno trapiantate in vasi singoli. Il rinvaso va eseguito ogni 2-3 anni, quando le radici riempiono totalmente il recipiente, durante la primavera prima che inizi la ripresa vegetativa. La salsapariglia può essere coltivata anche tramite talea, operazione da effettuare in inverno o a inizio primavera. Si utilizzano talee di nodo o punta da porre in un substrato drenato: le piante giovani vanno mantenute in vaso fino alla primavera successiva per poi procedere mettendole a dimora in piena terra.

Cura della salsapariglia

Mantenere la salsapariglia vigorosa è semplice e non necessita di operazioni complesse. La pianta è resistente alla siccità e si accontenta dell’acqua piovana. Le annaffiature delle piante adulte possono essere poco frequenti. Il terreno deve essere sempre drenato, dovendo prestare attenzione agli eccessi di umidità causa del marciume radicale. Durante la crescita delle piante, invece, le irrigazioni devono essere costanti per mantenere il substrato sempre leggermente umido.

Un intervento importante è la potatura, necessaria per assicurare un aspetto ordinato alla pianta ed evitare che si aggrovigli oppure diventi troppo vigorosa. Da effettuare dopo la fioritura, quando si trova in riposo vegetativo, l’operazione consiste nel tagliare i rami malati, secchi oppure troppo lunghi. L’intervento migliora l’aerazione tra i rami, favorisce la fioritura e stimola nuovi germogli. Nel caso si coltivi come rampicante, la potatura permette di guidare la salsapariglia sul supporto, facendo in modo che sia ordinata. La concimazione va effettuata ogni 3-4 settimane, dalla primavera fino all’estate, ricorrendo a del fertilizzante liquido equilibrato, permettendo una crescita sana, mantenendo la pianta vigorosa e stimolando la produzione di nuovi germogli.

La manutenzione della salsapariglia

Nella cura della salsapariglia possono presentarsi diverse problematiche, tra cui il marciume radicale suo principale nemico. L’umidità in eccesso e i ristagni d’acqua comportano foglie ingiallite e crescita stentata: quando si annaffia la pianta è importante non bagnare le foglie e non bisogna esagerare con le irrigazioni, garantendo al substrato un buon drenaggio. Tra le altre malattie fungine può comparire l’oidio, che si riconosce per la patina bianca sulle foglie: in questo caso è necessario rimuovere le foglie colpite, migliorare la circolazione dell’aria tra i rami e intervenire, se necessario, con prodotti antifungini. La salsapariglia può essere soggetta all’attacco di diversi parassiti tra cui i lepidotteri, che possono rosicchiare le foglie. Inoltre, può essere colpita da afidi, che la deformano e indeboliscono, cocciniglia, responsabile della formazione di una patina cerosa su foglie e fusti, e ragnetto rosso, causa di ingiallimento delle foglie soprattutto in condizioni di caldo. In questi casi è necessario intervenire tempestivamente, ricorrendo a soluzioni naturali, come sapone molle o prodotti a base di piretro, oppure a insetticidi specifici se la situazione è grave.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml

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