Edifici green grazie a un enzima che arriva dai globuli rossi (dei bovini), capace di guidare lo sviluppo di un nuovo, rivoluzionario, materiale da costruzione. È quello che arriva da Worcester, negli Usa, si realizza mangiando anidride carbonica, e a detta dei suoi ideatori è economico, resistente e piuttosto versatile. Motivo per cui potrebbe diventare un vero competitor del calcestruzzo usato oggi, aggiungendosi alla lista delle alternative in via di sviluppo per ridurre gli impatti ambientali in città.
Il bisogno di soluzioni green per le costruzioni è piuttosto cocente. Come spiegano infatti in apertura del loro articolo su Matter, dove presentano il nuovo materiale “mangia CO2”, circa un terzo delle emissioni di gas serra è dovuto all’edilizia. Di queste, una buona parte è dovuta alla produzione stessa del calcestruzzo, e in particolare del cemento, che richiede di raggiungere temperature elevatissime. “Il calcestruzzo è il materiale da costruzione più utilizzato al mondo e la sua produzione è responsabile di quasi l’8% delle emissioni globali di CO2 – spiega Nima Rahbar dal Worcester Polytechnic Institute, a capo dello studio – Quello che il nostro team ha sviluppato è un’alternativa pratica e scalabile che non si limita a ridurre le emissioni, ma cattura anche il carbonio. Produrre un singolo metro cubo di Esm [materiale strutturale enzimatico, nda] cattura oltre 6 chilogrammi di anidride carbonica, rispetto ai 330 chilogrammi emessi dal calcestruzzo tradizionale”. Come ci riesce?
Città sostenibili
Dalle chiese agli hotel, i vantaggi degli edifici mangia-smog
La ricerca di oggi parte da lontano. Il team di Rahaber è impegnato già da tempo nello sviluppo di materiale da costruzione attenti all’ambiente sfruttando un processo enzimatico. In particolare l’enzima da loro utilizzato è l’anidrasi carbonica, presente in natura in diversi organismi, e nei globuli rossi. Questo enzima utilizza e converte l’anidride carbonica per formare acido carbonico, ma i ricercatori la utilizzano da tempo come catalizzatore in grado di formare, a partire da calcio e anidride carbonica, cristalli di carbonato di calcio. Questi vengono quindi miscelati e lavorati con particelle di sabbia per creare un materiale finale idrofobico, che i suoi ideatori definiscono resistente, a ridotto impatto ambientale (utilizza anche temperature più basse) e che si può riparare, aumentando il profilo di sostenibilità. Possibili utilizzi – laddove i nuovi studi nel campo ne permetteranno di confermare la possibilità di produrlo su larga scala e le proprietà meccaniche – potrebbero essere per esempio nella realizzazione di coperture di edifici, concludono gli esperti.
Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml

