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Il Gattopardo alla Maturità, l’italianista Nigro: “Una traccia per stimolare l’intelligenza”

«È una traccia per lavorare di intelligenza, per riflettere sul potere dell’ironia, e dalla quale i ragazzi potranno trarre spunti interessanti anche se hanno una conoscenza approssimativa del romanzo», dice Salvatore Silvano Nigro filologo, critico letterario e storico della letteratura italiana. «Il brano che è stato scelto è molto intelligente, così come le domande per analizzarlo sono ottime e mirate, è evidente che chi lo ha elaborato conosce molto bene il romanzo, cosa che negli ultimi tempi si è rivelata rara».

Nonostante sia un libro molto noto e citato, è la prima volta che il Gattopardo entra nelle tracce per gli esami.

«È un grandissimo romanzo, con una storia editoriale incredibile, attaccato a sinistra e a destra. Roberto Blazen, l’uomo della nuova editoria italiana di allora, quello che ha portato in Italia Freud, la letteratura mitteleuropea e che scoprì Saba, disse: “E’ vero che a me il Gattopardo non piace perché appartengo a un altro mondo culturale, ma la peggiore pagine del Gattopardo vale tutti “I gettoni” di Vittorini”. Ci basta?».

Salvatore Nigro 

Perché proprio questo brano?

«Una lettrice entusiasta del romanzo fu Marguerite Yourcenar, che riconobbe nella lettura “Le memorie di Adriano”, siamo davanti a un diario della morte, del principe e di una classe sociale. E la figura di Angelica ha un ruolo enorme, è il cavallo di Troia della nuova società. Il principe sa che sta morendo, ma sa che dopo la sua morte il futuro non può essere quello del suo mondo borbonico, lui vuole morire Borbone, la storia ha il suo futuro. Quel futuro è Angelica. Grazie al patrimonio accumulato, Sedara è il nome che il Principe suggerisce per far parte del nuovo governo. Il nuovo stato ha bisogno di un cambiamento di classe e il principe lo sa. Nel brano questo passaggio è raccontato con ironia sulle scale».

Secondo lei, i maturandi che hanno scelto questa traccia, hanno letto il libro o hanno visto la serie tv?

«Difficile dirlo. Di sicuro, la scuola italiana è la distruzione dei classici, chi ama “I promessi sposi”? Nei programmi tutto viene semplificato, questa semplificazione ne uccide il fascino. Il Gattopardo non credo sia mai entrato nella scuola, qualche volta grazie a qualche professore illuminato. Né “il Gattopardo” né il “I viceré”. Forse qualche brano antologico che non si spinge mai oltre la morte del principe».

E se hanno visto soltanto la serie potranno lo stesso fare bene?

«Lo stesso potrebbero lavorare di intelligenza, la traccia consente di mettere a frutto la loro capacità, superiore a quella delle generazioni precedenti, hanno un approccio alla letteratura secondo una chiave visiva. Sono sicuro che ci sorprenderanno, non dobbiamo avere pregiudizi sull’intelligenza delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi».

Può avere influito la serie Netflix nella scelta della traccia?

«Amplierei l’orizzonte, sono successe cose molto importanti. C’è una nuova critica del rapporto tra libro di Lampedusa e film di Visconti, il libro di Francesco Piccolo ne è un esempio, o ancora “Operazione Gattopardo: Come Visconti trasformò un romanzo di ‘destra’ in un successo di sinistra” di Roberto Anile e Gabriella Giannicè edito da Feltrinelli, che tra l’altro per i suoi 70 ha ripubblicato il romanzo e altri testi, o Bernardina Rago che analizza il successo del romanzo nella Germania socialista, insomma ci sono tante ragioni per cui il Gattopardo è tornato a far parlare di sé».

Dietro la scelta della traccia potrebbe esserci un messaggio politica?

«Non credo. Ricordiamoci che Tomasi di Lampedusa è nato fascista, ma ha cambiato idea dopo il 1938 condannando il fascismo, la data di morte del principe corrisponde con la data di nascita di Mussolini: “Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene…”».


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/scuola_e_universita/rss2.0.xml


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