Il marimo, nome scientifico Aegagropila linnaei, è un’alga d’acqua dolce che nelle acque calme e fredde di alcuni laghi del Nord (dal Giappone all’Islanda, passando per Estonia, Scozia e Australia) assume una forma sferica perfetta grazie al moto costante delle correnti. In Giappone la sua storia si intreccia con il mito: al lago Akan, dove è considerato tesoro naturale nazionale, la leggenda narra l’amore tragico di due giovani che, ostacolati dalle famiglie, scelsero di unirsi per sempre nelle profondità del lago, trasformandosi in queste sfere verdi, simbolo di fedeltà e prosperità. Ancora oggi il marimo è un portafortuna che si regala alle coppie e che spesso passa di generazione in generazione. Negli ultimi anni questa alga ha conquistato anche l’Occidente per via del suo aspetto morbido e quasi “animato”, della facilità di gestione e della capacità di adattarsi ad ambienti domestici ridotti. Una pianta slow, dalla crescita minima (sono pochi millimetri all’anno) che richiede un’attenzione lieve ma costante.
Marimo, esposizione e luce: dove posizionarlo per mantenerlo sano
La prima regola per un marimo sano riguarda la luce. L’alga palla vive bene in condizioni di luminosità soffusa: luce naturale filtrata, mai diretta, che le consenta di fotosintetizzare senza surriscaldarsi. L’esposizione al sole, soprattutto in estate, rischia di far salire rapidamente la temperatura dell’acqua oltre i 25 gradi, un limite che il marimo tollera male. In abitazioni particolarmente calde conviene spostare il contenitore nella zona più fresca della casa e, nelle giornate afose, non è raro che gli appassionati ripongano il vaso in frigorifero per qualche ora, simulando le temperature dei laghi d’origine.
Cura quotidiana e manutenzione dell’acqua
La qualità dell’acqua è determinante. Il marimo vive esclusivamente in acqua dolce e non ha bisogno di particolari additivi: è sufficiente usare acqua di rubinetto lasciata decantare per almeno 24 ore, in modo che il cloro si disperda. La manutenzione ruota attorno al cambio d’acqua, da effettuare ogni una o due settimane. Questa semplice operazione garantisce ossigenazione, rimuove eventuali impurità e previene l’insorgere di torbidità. Durante la pulizia, l’alga va estratta con delicatezza, risciacquata sotto acqua fredda corrente e poi “strizzata” leggermente, come una spugna soffice, per eliminare detriti e bolle d’aria. Infine, la si modella tra le mani per recuperare la sua forma originaria: un gesto quasi meditativo, che ricorda il lento rotolare naturale nei laghi nordici. Per un risultato efficace, dunque, è bene ricordarsi di: utilizzare contenitori trasparenti per favorire il passaggio della luce, evitare l’acqua troppo calda e maneggiare il marimo con cura e sempre con movimenti morbidi.
Scegliere il contenitore per il marimo: materiali, dimensioni e convivenze
Un barattolo di vetro, una piccola boccia o un acquario di almeno mezzo litro sono più che sufficienti. L’importante è che il materiale sia trasparente, così da lasciar filtrare la luce e da permettere l’osservazione del movimento naturale dell’alga. Decorazioni come pietre, sabbia fine, ciottoli o piccoli legni sono ammesse e non disturbano il marimo; anzi, ne valorizzano la presenza. La convivenza con altre specie è possibile ma selettiva; i pesci rossi, ad esempio, potrebbero scambiarlo per un boccone invitante. Molto diversa è invece la situazione con alcune specie di gamberetti d’acqua dolce, che usano l’alga come appoggio o rifugio senza danneggiarla.
Usare acqua frizzante? Il “trucco” per fare galleggiare il marimo
Una delle caratteristiche più affascinanti del marimo è il suo movimento (chiamato anche “la danza del marimo”): quando fotosintetizza, rilascia microbolle d’ossigeno che possono farlo salire in superficie per poi ridiscendere con calma. È un comportamento naturale che racconta molto sulla salute dell’alga. Esiste un curioso metodo per farlo galleggiare più rapidamente: aggiungere un piccolo quantitativo di acqua frizzante, ricca di anidride carbonica. Questa CO2 extra favorisce la formazione di bolle che, intrappolate nella struttura dell’alga, la spingono verso l’alto. Tuttavia, si tratta di un espediente da usare raramente e con parsimonia; un eccesso di CO2 può infatti stressare il marimo, come se fosse sottoposto a una sorta di “doping”. Se invece galleggiasse per troppo tempo senza scendere, potrebbe essere intrappolata più aria del necessario: basta comprimerla delicatamente sotto acqua pulita per riportarla al fondo.
Problemi comuni e soluzioni: come riconoscere i segnali del malessere del marimo
Un marimo che ingiallisce o diventa marrone sta comunicando un disagio, spesso legato a eccesso di luce, acqua stagnante o temperatura troppo alta. Di solito è sufficiente cambiare l’acqua, spostare il contenitore in una zona più fresca e procedere con una pulizia accurata per ripristinare la situazione. Le parti scure, una volta risciacquate e strizzate, tendono a regredire. Un altro scenario piuttosto comune riguarda la “trasformazione” del marimo. Infatti, può capitare anche che l’alga si apra o si divida in due: non è un evento irreversibile. Se ciò dovesse accadere, con un filo sottile e meglio se di nylon, è possibile ricongiungere le parti e poi modellarle di nuovo. Il marimo, lentamente, recupererà la sua struttura tondeggiante. Altre volte smette semplicemente di muoversi. Non è un problema: spesso le sfere più grandi faticano a galleggiare per la loro massa o perché l’acqua non è abbastanza mossa. Ruotarle di tanto in tanto aiuta a mantenere uniforme la crescita e a evitare che assumano un lato piatto.Avere un marimo in casa è simbolo di fortuna e di tranquillità. Prendersene cura non è poi così complesso, motivo per il quale è diventata presenza fissa nelle case. Suggestiva nella sua estetica e affascinante nella sua simbologia, questa alga giapponese ha fatto breccia nel cuore di tutti.
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