in

Non solo spazzatura: dai rifiuti elettronici possiamo estrarre materie prime critiche

I rifiuti elettronici europei non sono solo spazzatura, ma anzi una miniera dalla quale poter recuperare le materie prime critiche, spesso molto difficili da reperire ma cruciali per lo sviluppo tecnologico ed economico dell’Unione europea. A sottolinearlo è il nuovo rapporto Critical Raw Materials Outlook for Waste Electrical and Electronic Equipment, redatto dal consorzio FutuRaM e finanziato dall’Unione Europea, che, in occasione dell’International E-Waste Day, che si celebra oggi 14 ottobre, evidenzia appunto come le materie prime critiche disponibili nella “miniera urbana” di rifiuti elettronici europei potrebbero raddoppiare entro il 2050, e che con il riciclaggio si potrebbe ridurre la loro domanda, isolando l’Ue dai rischi per la sicurezza dell’approvvigionamento, creando posti di lavoro e, al contempo, promuovendo l’agenda climatica.

Le materie prime critiche

Le materie prime critiche (in inglese critical raw materials, Crm) sono materiali come per esempio rame, alluminio, silicio, tungsteno e palladio, che, però, presentano alti rischi di approvvigionamento, perché difficili da reperire e dipendenti da pochi Paesi fornitori. Sapere quali prodotti e componenti contengono quali materie prime critiche è quindi il primo passo per recuperarli. Sono presenti, per esempio, in molti dispositivi di utilizzo comune: il rame in cavi e schede, l’alluminio in involucri e telai e metalli del gruppo del platino nei display. Piccole quantità di palladio, neodimio, disprosio, tantalio, gallio e altre terre rare vengono invece utilizzate in laptop, touchscreen, asciugacapelli, trapani elettrici, controller di gioco e dispositivi medici.

“È difficile immaginare la civiltà moderna senza materie prime critiche”, ha commentato Pascal Leroy, direttore generale del Waste Electrical and Electronic Equipment Forum, l’organizzazione che promuove l’International E-Waste Day. “Senza di esse, non possiamo costruire le batterie, le turbine, i chip e i cavi che sostengono il futuro verde e digitale dell’Europa. Sfruttando i nostri rifiuti elettronici anziché il pianeta, gli europei hanno una grande opportunità di costruire le proprie catene di approvvigionamento circolari, ridurre l’esposizione agli shock globali e garantire i mattoni del nostro futuro“.

I dati sul riciclo

Dal nuovo rapporto, che ha analizzato i dati completi in tutta l’Ue che tracciano le Aee dalla prima vendita fino al recupero a fine vita, è emerso che sono state generate 10,7 milioni di tonnellate di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee), pari a circa 20 kg a persona, nel 2022, di cui 1 milione di tonnellate di materie prime critiche. Il 54% del totale (5,7 milioni di tonnellate) è stato gestito in conformità alle normative Ue, e ciò ha permesso di recuperare circa 400 mila tonnellate di materie prime critiche, nonostante ne siano andate perse circa 100 mila tonnellate. Il rimanente 46% dei totale, invece, è stato gestito al di fuori dei canali conformi e ciò ha causato perdite ingenti: 3,3 milioni di tonnellate mescolate a rottami metallici, 700 mila tonnellate di rifiuti elettronici smaltite in discarica o incenerite e 400 mila tonnellate esportate per il riutilizzo.

Le previsioni

Entro il 2050, si prevede che il volume totale di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche aumenterà da queste 10,7 milioni di tonnellate a una quantità compresa tra 12,5 e 19 milioni di tonnellate all’anno e che la quantità di materie prime critiche aumenterà da circa 1 milione di tonnellate a una quantità tra 1,2 e 1,9 milioni di tonnellate all’anno.

A seconda delle scelte politiche, dei tassi di raccolta e dell’efficienza del riciclo, l’Europa potrebbe recuperare una maggiore quantità di materie prime critiche, compresa tra 0,9 e 1,5 milioni di tonnellate all’anno. Ma per farlo, dovrà ampliare la raccolta con più punti di ritiro, migliorare la progettazione per lo smantellamento e aumentare la capacità di riciclo dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche.

“L’Europa dipende da paesi terzi per oltre il 90% delle sue materie prime critiche, eppure ne ricicliamo solo una piccola parte, pari all’1%”, ha commentato Jessika Roswall, commissaria Ue per l’ambiente, la resilienza idrica e l’economia circolare competitiva. “Abbiamo bisogno di un vero cambiamento di mentalità nel modo in cui l’Europa raccoglie, smantella e trasforma questa montagna di rifiuti elettronici in rapida crescita in una nuova fonte di ricchezza. Le perturbazioni commerciali, dai divieti di esportazione alle guerre, mettono a nudo la vulnerabilità dell’Europa. Il riciclo è sia un imperativo ambientale che una strategia geopolitica”.

“I rifiuti elettronici europei non sono spazzatura, sono una risorsa multimiliardaria che aspetta solo di essere sbloccata”, ha aggiunto Kees Baldé, coordinatore scientifico del progetto FutuRaM e ricercatore principale del Global e-Waste Monitor. “Ogni chilogrammo che recuperiamo e ogni dispositivo che ripariamo rafforza la nostra economia, riduce la nostra dipendenza e crea nuovi posti di lavoro. Avere le informazioni giuste è fondamentale per il processo decisionale e lo sviluppo di politiche volte a migliorare la gestione delle risorse”.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


Tagcloud:

Ravanelli e ortaggi si coltivano a 400 km di altezza

Le scie degli aerei sono responsabili di un effetto serra indiretto