Come movimento Slow Food rivolgiamo questo appello ai governi e alle istituzioni che prendono parte alla COP30, la 30esima Conferenza delle Parti in programma in Brasile dal 10 al 21 novembre. Ci uniamo all’appello rivolto ai leader del mondo affinché pongano al centro dell’azione per il clima una transizione equa dei sistemi alimentari. Le soluzioni alla crisi climatica devono sfamare le persone senza affamare il pianeta e passano attraverso la rigenerazione degli ecosistemi e la difesa delle diversità: non soltanto la biodiversità agricola, ma anche la varietà dei paesaggi e delle culture che hanno a che fare con l’alimentazione e con il cibo.
Oggi i sistemi alimentari sono al tempo stesso causa e vittima della crisi climatica. Siamo però convinti che possano esserne anche la soluzione, a patto che si fondino sui princìpi del buono, pulito e giusto. Al centro dei negoziati della COP30 di Belém va messo chi oggi è ai margini dei sistemi alimentari: chi pratica l’agroecologia, i pescatori artigianali, le donne, i giovani e le popolazioni indigene, le persone afro-discendenti e le vittime di un approccio colonialista che sfrutta, conquista e impone.
Giornata di consapevolezza sulle perdite e gli sprechi alimentari
Perché ancora sprechiamo più di 130 kg di cibo all’anno
26 Settembre 2025
Da Belém vogliamo un segnale di fiducia, il rilancio di una visione multilaterale per affrontare la crisi climatica. La lotta contro il cambiamento climatico è destinata a fallire, se non si agisce in modo determinato per trasformare i sistemi alimentari. È ora di dare voce a chi ha in mano le soluzioni. Ai partecipanti alla COP30 chiediamo di: Promuovere l’agroecologia. I governi devono mettere in cima alle priorità la transizione verso sistemi alimentari agroecologici. Significa: superare il modello di un’agricoltura industriale e di un allevamento e di una pesca intensivi; modificare i meccanismi che assicurano sussidi economici a chi pratica un’agricoltura dannosa per la salute di uomo, ambiente ed esseri viventi; ripensare il modo di produrre, fare ricerca, scambiare beni e conoscenza in linea con i principi dell’agroecologia.
Alimentazione sostenibile
Una dieta “universale” per salvare la Terra: può evitare 40mila morti premature al giorno
03 Ottobre 2025
I milletrecento miliardi di dollari all’anno della cosiddetta Roadmap Baku-Belém, da mobilitare entro il 2035 nell’ambito della finanza climatica verso i Paesi in via di sviluppo per sostenere percorsi di sviluppo a basse emissioni e resilienti al clima, devono essere indirizzati verso l’ambiente e verso chi produce cibo, e non verso i combustibili fossili. Riconoscere la sovranità alimentare come azione per il clima. La resilienza climatica inizia con il diritto delle comunità di decidere come produrre e consumare il proprio cibo. I governi devono sostenere soluzioni che scongiurino fenomeni di dumping (cioè l’export di prodotti sottocosto con l’obiettivo di conquistare mercati esteri) e riducano la dipendenza dalle catene di approvvigionamento globali che, fondandosi su un approccio estrattivo delle risorse, sono responsabili di deforestazione, accaparramento di terra e acqua.
I meccanismi di compensazione delle emissioni di Co2 non rappresentano soluzioni reali al problema della crisi climatica, così come la cieca fiducia nella tecnologia che in verità non fa altro che ritardare l’adozione di soluzioni concrete. Ripensare la finanza climatica. Gli investimenti finanziari in ambito agroalimentare devono essere volti a garantire la sovranità alimentare, non al servizio del profitto. Gli obiettivi in ambito climatico e di tutela della biodiversità richiedono un considerevole aumento dei finanziamenti in ambito alimentare, sia pubblici che privati, in particolare per chi è più colpito dalla crisi climatica. Le risorse devono raggiungere direttamente le comunità, per sostenere progetti di mitigazione e adattamento, proteggere la biodiversità e garantire il diritto al cibo. No alla finanziarizzazione dei sistemi agroalimentari, sì alla tutela dell’interesse pubblico. Garantire il diritto al cibo. Le politiche per il clima devono tenere in considerazione il diritto di tutte e tutti a un cibo buono, pulito e giusto. Tutti devono avere accesso a diete nutrienti, varie, sostenibili dal punto di vista ambientale e legate alla cultura locale.
Biodiversità
Il pesce scorpione e altre specie aliene nei nostri mari: “Attenti a quei 4!”
27 Giugno 2025
Tutto ciò richiede una governance alimentare inclusiva, politiche pubbliche incisive e il perseguimento di eventuali violazioni di diritti umani e norme ambientali. Abbandonare i combustibili fossili. Stop alla dipendenza dei sistemi alimentari dai combustibili fossili. Fertilizzanti sintetici e pesticidi, oltre ad avvelenare l’ambiente e i suoli, sono strettamente legati all’utilizzo dei combustibili fossili per la loro produzione. I governi devono abbandonare questo tipo di prodotti chimici di sintesi, promuovendo soluzioni alternative, a cominciare dalla produzione comunitaria di energia rinnovabile. Difendere i sistemi alimentari locali.
Biodiversità
Gli sgombri stanno scomparendo dall’Atlantico: “Tagliare la pesca del 77% o li perderemo”
03 Ottobre 2025
Le filiere alimentari corte producono meno emissioni e meno sprechi lungo la filiera, rafforzano le economie locali, proteggono la diversità alimentare e il patrimonio culturale delle comunità. I governi devono investire in sistemi alimentari locali, promuovendo e sostenendo i mercati contadini e le iniziative che avvicinano produttori e consumatori, rifornire le mense scolastiche con alimenti stagionali e regionali, anche nell’ottica di educare a un rapporto sano con il cibo. Nel futuro che immaginiamo il cibo ci unisce gli uni agli altri e agli ecosistemi. I governi devono agire con urgenza, saggezza, umiltà e amore per la Terra. Non tenere conto dei sistemi alimentari e della biodiversità nei tavoli di confronto sul clima significa occuparsene in maniera incompleta. Fate sì che la COP30 sia ricordata come il punto di svolta. Il futuro è Slow, non veloce. Il futuro deve nutrire, non impoverire. Il futuro lo vogliamo ricco in diversità, non uniforme. Il futuro deve essere buono, pulito e giusto per tutte e tutti.
*Presidente di Slow Food Italia