Gli scienziati che da anni studiano il Lough Neagh, la più grande riserva di acqua dolce del Regno Unito e fornitore del 40% dell’acqua potabile per i cittadini dell’Irlanda del Nord, non hanno dubbi: “Servono due decenni per riportare il lago irlandese ad uno stato ecologico buono e solo se interveniamo subito”.
Le immagini del Lough Neagh soffocato dalle alghe tossiche blu-verdi cariche di cianobatteri stanno facendo il giro del mondo diventando, come già accaduto per il lago di Pergusa vicino Enna, simbolo non solo del cambiamento climatico, ma delle scelte sbagliate da parte dell’uomo. In questo caso sotto accusa sono le sostanze chimiche provenienti dai fertilizzanti agricoli utilizzati nelle coltivazioni lungo le sponde, gli scoli di liquame dagli allevamenti, acque reflue e scarichi abusivi. Tutto questo da un lato è diventato “cibo” per le specie aliene – come la zebra mussels che ormai prolifica – dall’altro sta causando la distruzione dell’ecosistema del lago.
Acqua invasa dai cianobatteri
The Guardian ha dedicato al destino del Lough Neagh un reportage ripercorrendo la lunga crisi ecologica che sta vivendo il lago irlandese. Negli ultimi anni, soprattutto dal 2023 in poi, sono apparse su vaste aree dell’acqua, eccezionali fioriture di alghe dal colore blu-verde. Estati più calde, l’aumento delle sostanze inquinanti e delle giornate senza vento forte che hanno reso le acque ferme, le piogge intense seguite dalle temperature più elevate sono le cause, secondo gli esperti, della loro crescita. Oggi le fioriture sono diventate talmente estese al punto da essere visibili perfino dallo spazio, riprese dal satellite. Considerate tossiche perché possono produrre cianotossine, sono un pericolo sia per la salute umana che per l’ambiente. Non solo, quando si decompongono hanno un impatto sul ciclo vitale della fauna lacustre, uccelli compresi.
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Il collasso della pesca
Il rischio, hanno spiegato medici ed esperti sul clima, durante incontri con la popolazione è per chi entra in contatto con l’acqua contaminata e per il pesce che viene pescato. Non a caso le amministrazioni locali hanno già ordinato alcune restrizioni sul consumo ittico invitando la popolazione alla cautela. Sono stati appesi cartelli di avviso nei punti in cui le alghe sono più diffuse, vietando la balneazione e anche solo il contatto con l’acqua, mentre sono state introdotte misure più severe per gli agricoltori e per chi scarica nel lago illegalmente.
“Ci vorranno due decenni”
Quanto potrebbe durare tutto questo? Secondo l’Agenzia dell’Ambiente irlandese (NIEA) potrebbero servire due decenni per riportare il lago in sicurezza. Ovviamente se si riducessero fin da subito e in modo drastico l’immissione degli inquinanti. Il problema è che molte delle sostanze che hanno causato la proliferazione delle alghe tossiche hanno effetti che possono durare nel tempo (ad esempio dando vita a specie invasive che impattano sulla biodiversità del lago) condizionando la ripresa. In ogni, anche se si iniziasse oggi, il miglioramento hanno detto gli scienziati sentiti da The Guardian “sarà graduale e lento”.
Un monito globale
Anche il governo irlandese è intervenuto avviando una serie di azioni che stanno per essere finanziate. Obiettivo: ridurre gli scarichi agricoli, migliorare le infrastrutture fognarie, modernizzare gli impianti di trattamento delle acque. Intanto la popolazione che vive sulle sponde del Lough Neagh è preoccupata. Stanno sorgendo comitati che chiedono di far gestire il lago da una società indipendente. Ma a parte le proteste, la vicenda del lago irlandese varca i suoi confini proprio come accaduto al lago siciliano e quelle immagini fanno riflettere. Appare un monito globale come l’uso del territorio, l’agricoltura intensiva, i cambiamenti climatici e le politiche ambientale arretrate si intrecciano. E segnano inevitabilmente il nostro futuro.