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L’alocasia, come prendersi cura delle “orecchie di elefante”

L’alocasia è una delle piante tropicali più amate dagli appassionati di botanica e di design d’interni. Originaria delle foreste pluviali dell’Asia sud-orientale, appartiene alla famiglia delle Araceae e deve il soprannome “orecchie di elefante” alle sue foglie enormi, a forma di cuore o di freccia. In natura può superare i due metri di altezza, mentre in appartamento resta una presenza scenografica e di grande eleganza. Prendersene cura, tuttavia, non è immediato: questa pianta richiede attenzioni precise su luce, umidità, terreno e difesa dai parassiti. Ecco una guida completa per coltivarla con successo.

Coltivazione dell’alocasia: terreno e clima ideali

Per crescere rigogliosa, l’alocasia ha bisogno di condizioni che riproducano il suo habitat tropicale. Predilige temperature comprese tra i 18 e i 25 gradi e non tollera sbalzi termici né correnti d’aria fredde. Sotto i 15 gradi, infatti, la pianta rischia di soffrire e arrestare lo sviluppo. Per quanto riguarda invece il terreno, questo deve essere soffice, ben drenato e ricco di sostanza organica: un mix di terriccio universale, torba e perlite assicura il giusto equilibrio tra umidità e ossigenazione delle radici. Per chi desiderasse coltivare l’alocasia in giardino, è bene ricordare che in Italia può vivere all’aperto solo nelle zone più miti, mentre altrove conviene tenerla in vaso per spostarla facilmente in inverno.

Irrigazione: quando annaffiarla

L’acqua è vitale per questa pianta, che ama l’umidità costante. Ma attenzione: troppa irrigazione può essere dannosa quanto la siccità. Il ristagno idrico, infatti, favorisce il marciume radicale, una delle principali cause di deperimento della maggior parte delle piante. Il metodo migliore per capire se sia o meno ora di irrigare l’alocasia è quello di controllare il terreno con le dita. Se lo strato superficiale appare asciutto, è il momento di annaffiare; in estate la frequenza può arrivare a due volte a settimana, mentre in inverno va ridotta sensibilmente. Un’accortezza in più è nebulizzare le foglie con acqua non calcarea, per ricreare il microclima umido che l’alocasia predilige.

L’esposizione dell’alocasia

La luce è un altro fattore decisivo per la salute dell’Alocasia. Questa pianta tropicale ha bisogno di ambienti luminosi, ma non sopporta i raggi diretti del sole, che possono bruciare le foglie lasciando antiestetiche macchie marroni. Se coltivata in casa, il punto ideale è vicino a una finestra orientata a est o a ovest, dove la luce arriva filtrata e mai troppo aggressiva. In giardino, invece, l’Alocasia va collocata in mezz’ombra, protetta dalle ore più calde della giornata.

Come prendersi cura dell’Alocasia: concimazione

Durante la stagione vegetativa, da aprile a settembre, l’Alocasia beneficia di una fertilizzazione regolare. Un concime liquido per piante verdi, somministrato ogni due settimane, garantisce un apporto costante di nutrienti. In autunno e inverno, quando la pianta entra in riposo, la concimazione va sospesa. Anche le grandi foglie dell’alocasia richiedono una certa attenzione; per mantenerle in salute ed esteticamente appaganti, sarebbe utile pulirle periodicamente con un panno umido per eliminare la polvere e favorire la fotosintesi. Nel caso in cui dovessero comparire foglie ingiallite, nessuna preoccupazione: non è sempre un segno di malattia. Potrebbe essere il normale ricambio vegetativo, perciò niente panico.

Parassiti e malattie: come difendere l’alocasia

Nonostante il suo aspetto vigoroso, l’alocasia è vulnerabile ad alcuni nemici. Afidi, cocciniglie e acari sono i parassiti più comuni: si nutrono della linfa e indeboliscono la pianta. In questi casi è possibile intervenire con sapone insetticida, olio di neem o, nei casi più gravi, prodotti specifici. Tra le malattie più frequenti c’è l’oidio, un fungo che si manifesta con una patina biancastra sulle foglie (e che colpisce molte piante, in realtà). Anche in questo caso, prevenzione e buona aerazione sono fondamentali: se necessario, si può ricorrere a fungicidi mirati. Un ingiallimento diffuso delle foglie, invece, segnala quasi sempre errori di gestione: troppa acqua, luce insufficiente o temperature non adeguate.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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