Dovremmo seriamente cominciare a ripensare al concetto di vacanze estive? La crisi climatica ci sta dicendo di sì. L’estate 2025, ancor più di altre in passato, ci sta fornendo una informazione importante: le attuali vacanze nei mesi estivi, soprattutto in Europa ma anche Nord America, stanno diventando estremamente diverse da quelle che in passato associavamo a momenti di relax, tranquilli bagni al mare e passeggiate in montagna, escursioni in famiglia all’aperto o viaggi culturali all’interno di città dal clima mite. Incendi, ondate di calore, aumento della temperatura del mare e intensificazioni delle tempeste e dei fenomeni meteo, oltre a siccità e cambiamenti delle condizioni in quota, mai come quest’estate ci stanno infatti mandando un segnale su come la crisi del clima innescata dalle nostre emissioni sta stravolgendo in pieno il concetto di vacanza estiva, trasformandola in un periodo dove aumentano i rischi di stress, sicurezza e salute. E se a questo aggiungiamo l’aumento dei prezzi e le criticità dell’over tourism, secondo esperti come Stefan Gössling, allora vuol dire che stiamo ormai entrando nell’ “era del non turismo”.
Ovunque andiamo ci sarà un incendio
Gli incendi sono forse uno degli elementi più lampanti: da inizio anno in Europa sono bruciati oltre un milione di ettari. Una cifra enorme, un record da quando abbiamo le rilevazioni Ue del 2006. Oltre due terzi di questa cifra è rappresentata da quanto accaduto soltanto in Spagna e Portogallo. Solo nella penisola iberica, dice Copernicus European Forest Fire Information System (EFFIS), da inizio anno al 26 agosto sono andati in fiamme più di 400.000 ettari e la maggior parte di questi sono bruciati nei mesi estivi, soprattutto in due settimane di fuoco estremo. Tra Portogallo e Spagna ad andare a fuoco, talvolta anche per cause dolose ma pur sempre in territori molto secchi a causa del nuovo clima, a bruciare sono state aree boschive della Galizia, Asturie, Castiglia e Leon ma anche diverse aree decisamente turistiche. Per esempio sono state colpite aree protette come il Parco nazionale Picos de Europa e diversi itinerari di pellegrinaggio del Cammino di Santiago, un percorso che solitamente attrae in estate oltre 100.000 visitatori. Nell’estate degli incendi da record in Europa sono state però colpite anche località turistiche della Grecia, Turchia e di Cipro, tutte aree dove è stato in più occasioni necessario evacuare i turisti. E come non dimenticare, in Italia, le immagini dei bagnanti in fuga aiutati dai soccorritori a lasciare la spiaggia di Punta Molentis in Sardegna assediata dalle fiamme? Una società specializzata in gestione del rischio e sicurezza, International Sos, racconta come praticamente qualunque destinazione scegliamo nel sud Europa sia a rischio roghi e ha persino stilato una classifica dei luoghi più a rischio incendio per i vacanzieri nel 2025, mettendo al primo posto la Grecia, seguita da Turchia, Cipro e Spagna. I giornali britannici, rilanciando la classifica, hanno espressamente detto di fare attenzione ai cittadini del Regno Unito quando si recavano in questi paesi.
Nel frattempo, alcuni studi di attribuzione, come quelli del World Weather Attribution dell’Imperial College di Londra, durante questi mesi estivi hanno stimato come il peggioramento dei roghi nel Mediterraneo sia collegato direttamente al cambiamento climatico, concludendo con una certezza: in futuro gli incendi in Europa saranno probabilmente più frequenti e gravi. Più ettari di territorio bruciano, più viene rilasciata CO2 in atmosfera, avviando così un circolo vizioso che non fa che peggiorare le cose (solo in Spagna quest’anno la CO2 rilasciata dagli incendi ha raggiunto la cifra record di 17,68 milioni di tonnellate).
Con le ondate di calore anche la “coolcation” è incerta
Spesso, gli incendi più complessi da domare, quest’estate si sono verificati in periodi estremamente caldi e intensi. Europa e Nord America, dove si concentrano moltissime delle mete estive, hanno subito almeno quattro diverse ondate di calore. Difficile dimenticare quella tra fine giugno e inizio luglio che, anche in Italia, ha portato spesso la colonnina di mercurio oltre i 40 gradi. Le temperature estremamente elevate che hanno colpito praticamente tutta l’Europa non solo sono state motivo di forte stress termico per i turisti e di condizioni difficili da sopportare durante le vacanze, ma sono anche state la causa di molti decessi. Una stima precisa delle vittime verrà stilata a fine estate ma nel frattempo uno studio dei ricercatori del World Weather Attribution indica come la crisi del clima stia triplicando i decessi per calore nelle città del Vecchio Continente. Secondo la ricerca le ondate di calore, in questo 2025, sono state fino a 4 °C più calde nelle città rispetto a un mondo senza crisi climatica o con effetti minori, come quelli di quarant’anni fa. Gli esperti sostengono che il riscaldamento globale causato dall’uomo sia responsabile di circa il 65% dei decessi avvenuti in 12 città, tra cui Londra, Parigi, Madrid, Barcellona e Roma. Anche scegliere di passare le vacanze in una capitale europea d’estate potrebbe dunque diventare in futuro motivo di stress termico e preoccupazioni. Per questo soprattutto negli ultimi dieci anni, che sono già i più caldi di sempre, molti vacanzieri hanno iniziato a programmare le ferie basandosi su quella che all’estero chiamano “coolcation”, ovvero la ricerca di luoghi più freschi, con temperature miti, soprattutto nel Nord Europa oppure in Nord America, come nel Canada devastato dai roghi.
Eppure, a causa del cambiamento della circolazione dell’aria e degli anticicloni, anche i Paesi Scandinavi – una delle mete chiave della coolcation – sono stati attraversati da diverse ondate di calore. Un esempio su tutti è la Finlandia dove per oltre due settimane le temperature sono sempre state in alcune località sopra i 30 gradi: persino il paese di Babbo Natale, Rovaniemi, non è stato risparmiato dal caldo estremo, tale da far strage purtroppo di decine di renne.
Caldo anomalo in Finlandia, strage di renne nel paese di Babbo Natale
06 Agosto 2025
In generale, una delle mete rifugio dal caldo, è sempre stata la montagna: anche qui però le cose stanno radicalmente cambiando. Lo zero termico in alcuni periodi è schizzato a oltre 5.400 metri e le ondate di caldo, con punte oltre i 34 gradi, si sono fatte sentire in diverse aree delle nostre Alpi con conseguenze talvolta drammatiche: dai crolli ripetuti sulle nostre montagne, con tanto di chiusura dei sentieri, sino al devastante scioglimento dei ghiacciai, con il permafrost che continua ad arretrare. Gli eventi meteo estremi, soprattutto in montagna, hanno poi contribuito a rischi maggiori per gli escursionisti: quest’anno c’è stato un numero record di incidenti con quasi 100 decessi da inizio giugno. Decessi che, fra le cime così come al mare, in alcuni sfortunatissimi casi sono stati causati anche dai fulmini: con i mari sempre più caldi in atmosfera c’è infatti sempre più energia che non fa che rendere le tempeste più potenti, talvolta con riscontri drammatici.
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18 Agosto 2025
Mari più caldi e nuovi invasori pericolosi
Alla domanda “dove andiamo in vacanza?” tra caldo estremo e rischi di incendi spesso la soluzione che prima ci immaginavamo era una località di mare dove trovare un po’ di refrigerio in acqua. Anche qui però il cambiamento in atto è evidente e non privo di rischi.
Biodiversità
Il Mediterraneo è già estremamente caldo, +5 gradi rispetto alla media
25 Giugno 2025
Già a inizio giugno nel Mediterraneo sono state riscontrate anomalie termiche notevoli: il mare era più caldo, in certe zone (come il Tirreno ad esempio) di quasi cinque gradi. I mari più caldi non portano però solo a l’intensificazione dei fenomeni meteo, dai temporali alle trombe d’aria, ma anche a favorire la possibilità che nuove specie si adattino, così come al proliferare delle fioriture di alghe, oppure della mucillagine che – come accaduto in Adriatico – rischia di rovinarci le vacanze. Se in questi giorni in Spagna diverse spiagge sono state chiuse per il rischio di incappare nel Drago blu, mollusco urticante, da noi per precauzione sono stati dichiarati off limits alcuni lidi dell’Adriatico per la diffusione dell’Ostreopsis ovata, alga tossica che con i mari bollenti ha più chance di proliferare.
L’allarme
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23 Luglio 2025
E poi ci sono sempre i rischi dettati, per via delle acque più calde, dall’adattamento di specie aliene che oggi popolano i nostri mari e che possono essere pericolose per l’uomo, come il pesce leone, il pesce palla maculato oppure i pesci coniglio.
“Stiamo entrando nell’era del non-turismo”
Così, in questo contesto di rischi in aumento durante le vacanze estive, se lo correliamo all’aumento dei prezzi aerei, il caro vita e l’over tourism (con aree del mondo, come alle Canarie o alle Baleari, dove aumentano le battaglie anti-turisti), secondo alcuni esperti stiamo entrando a pieno “nell’era del non turismo“. Quella in cui anche le vacanze estive andranno ripensate. A dirlo, senza mezzi termini e sul palco della più grande fiera del turismo al mondo, è stato di recente Stefan Gössling, ricercatore svedese che ha lavorato come consulente per le Nazioni Unite e la Banca Mondiale e fra i più esperti nel campo del turismo e dei trasporti. “Al momento è un fenomeno concentrato a livello locale ma in futuro diventerà più frequente, coprirà più località e diventerà qualcosa di rivoluzionario” ha spiegato Gössling mentre citava parallelamente l’aumento dei costi e come il nuovo clima, dalla siccità che impatta sugli hotel spagnoli fino all’erosione costiera che sta cancellando spiagge nel sud Europa, tra incendi e ondate di calore stia diventando determinante e creando stress finanziario nel mondo del turismo. E “non si tratta solo di qualche ondata di caldo o di incendi – ha aggiunto l’esperto – ma dell’aumento dei costi di tutto, dal cibo alle assicurazioni, che renderà i viaggi come li conosciamo noi inaccessibili”.
Considerazioni, insieme all’osservazione di ciò che è accaduto in Europa quest’estate, che secondo un editoriale su The Guardian a firma di Ajit Niranjan dovrebbero portarci a ragionare su un turismo più “rilassante” all’interno dei confini nazionali, evitando così rischi e costi alti all’estero. Le tendenze e i modelli degli scienziati però – nonostante un mondo guidato dalla deriva negazionista di Donald Trump che non sta prendendo di petto l’allarmante questione climatica – ci dicono che le estati più roventi, con tutti i rischi connessi, saranno sempre di più e letteralmente ovunque, con quasi nessun luogo esente dagli effetti del global warming, soprattutto nei mesi di giugno, luglio e agosto nell’emisfero nord. Preso atto di questo, dovremmo dunque seriamente cominciare a ripensare al concetto di vacanze estive?.