Una nuova vetrina regale. Quest’anno, per la prima volta nella storia delle Conferenza delle parti sul clima, il principe William parteciperà alla COP30 in Brasile a Belem. Il vertice, dieci anni dopo l’Accordo di Parigi, è una sorta di ultimo appello sia per le decisioni politiche da prendere di fronte alla crisi del clima che avanza sia per dimostrare che il multilateralismo dei grandi meeting dell’Onu, in cui ogni Paese teoricamente ha lo stesso peso, funziona ancora. Nonostante la delicatezza di questo incontro che si svolgerà nel cuore dell’Amazzonia (si inizia il 6 novembre con il summit dei leader e poi il 10 ci sarà l’avvio della Conferenza) le premesse per la riuscita e la valorizzazione della COP30 quest’anno sono decisamente scoraggianti.
Anche se l’ex segretario Onu Ban Ki-moon ha ricordato più volte che “il mondo sta guardando e la storia ricorderà chi si è presentato” l’inizio della COP30 potrebbe infatti risultare in sordina: ovviamente non ci saranno gli Stati Uniti di Donald Trump che ha trascinato gli Usa fuori dall’Accordo di Parigi, così come sono probabili le assenze di molti leader mondiali, dal premier britannico Keir Starmer ancora indeciso sulla partecipazione sino a Giorgia Meloni che dovrebbe saltare la Conferenza. Anche Papa Leone XIV, nonostante le speranze di partecipazione, quasi sicuramente non sarà in Brasile. Per contro però un bel messaggio ha deciso di portarlo proprio il Principe di Galles che, come ha fatto a più riprese il padre Carlo (soprattutto alla COP26 di Glasgow) con la sua presenza aiuterà a tenere gli “occhi del mondo puntati sulla COP”, per dirla alla Ban Ki-moon.
La conferenza
Fra problemi logistici e assenze Cop30 rischia il fallimento
10 Ottobre 2025
Il principe William sta da tempo portando avanti impegni e battaglie sul fronte dell’ambientalismo e della questione climatica ma è soprattutto con il premio Earthshot, un riconoscimento ambientale mondiale che viene conferito a chi si impegna in soluzioni e cambiamenti positivi per l’ambiente, che la casa reale sta appoggiando chi si sta battendo in prima linea nella lotta alla crisi climatica.I finalisti del premio Earthshot 2025 sono già stati annunciati – da chi ha progettato un innovativo filtro per le microplastiche a chi ha realizzato il primo grattacielo al mondo completamente riciclato o progetti di riforestazione e protezione degli oceani – ma i cinque vincitori si conosceranno e verranno premiati a Rio de Janeiro, alla presenza di William, il 5 novembre. Poi il Principe di Galles volerà a Belem per presenziare alla COP30 e dovrebbe prendere parte all’incontro dei leader mondiali di 190 governi che si terrà poco prima dell’inizio ufficiale della Conferenza. La sua partecipazione, per gli addetti ai lavori, è molto importante, anche banalmente per una questione di immagine, per tenere in sostanza i fari dei media puntati sui negoziati. Solitaire Townsend, co-fondatrice della società di consulenza Futerra crede per esempio che “Sua Altezza Reale sappia benissimo che, con la sua presenza, attirerà milioni di sguardi sull’evento. In un’epoca in cui gli impatti climatici sono in aumento, ma la copertura mediatica è in calo, qualsiasi cosa attiri l’attenzione dovrebbe essere celebrata”. Il punto è proprio questo: COP30 ha bisogno di più visibilità in questa fase drammatica.
Nonostante le ondate di calore continuino ad uccidere migliaia di persone ogni anno e nonostante eventi estremi sempre più intensi stiamo modificando la vita di milioni di abitanti della Terra, la questione climatica negli ultimi anni sembra essere scivolata in secondo piano. Le politiche negazioniste di Donald Trump, che punta ad un ritorno dei combustibili fossili e sta affossando ogni fondo per le soluzioni rinnovabili e sostenibili, ha di fatto contribuito a far traballare pesantemente la transizione energetica ed ecologica necessaria per tentare di frenare le emissioni climalteranti. Con lui altri Paesi – come l’Argentina di Javier Milei – si sono smarcati dalla questione climatica e anche l’Europa, con l’Ue che continua a rivedere a ribasso il Green Deal ed è in ritardo nel presentare i suoi NDC (i piani per i contributi determinanti di taglio alle emissioni), mostra obiettivi climatici incerti nella loro realizzazione. Se a tutto ciò si uniscono guerre e tensioni geopolitiche, oltre a COP che negli ultimi anni si sono svolte nei petrol-stati o in territori di gas e combustibili fossili, è facile immaginarsi come le Conferenze delle Parti abbiano perso attenzione e, talvolta, anche credibilità.
Per questo nell’ambiente dell’UNFCCC che organizza la Conferenza la presenza del principe, annunciata ufficialmente da Kensington Palace, è stata molto apprezzata. William dovrebbe inoltre partecipare da solo: Carlo – che alla COP28 di Dubai aveva tenuto il discorso di apertura ricordando a tutti che “la Terra non ci appartiene, noi apparteniamo alla Terra” – molto probabilmente non andrà in Brasile e il figlio avrà dunque il compito di raccogliere il suo testimone. Nel farlo, soprattutto quando è la politica a latitare, cercherà di svolgere un ruolo nuovo anche nella “diplomazia climatica” che ha bisogno di nuovi impulsi. Impulsi che per ora, al di là della presenza lodevole di William, sembrano non ottenere consensi: il presidente Luiz Inacio Lula ha mandato una lettera a Trump, Milei e anche il leader cinese Xi Jinping per invitarli ad esserci ma pare non abbia ottenuto risposta.