Lo hanno definito il “primo prigioniero politico della storia dell’Antartide”. Eppure, Leonid Pshenichnov, biologo ucraino di 70 anni, con la politica ha ben poco a che fare: la sua storia è quella di un conservazionista, uno scienziato che da anni si batte per proteggere e conservare le specie e le popolazioni ittiche nelle terre dei ghiacci.
A settembre Pshenichnov era in procinto di partecipare a una conferenza sulla protezione della fauna marina antartica in Australia ma non è mai riuscito a lasciare la Crimea dove viveva. Lì, in quella zona occupata dai russi, è stato arrestato e imprigionato dai militari russi con l’accusa di alto tradimento. Il motivo? Secondo il Cremlino, per i suoi studi e le sue posizioni, starebbe tentando di danneggiare l’economia di Mosca, in sostanza di “ostacolare la pesca industriale russa di krill in Antartide“.
L’arresto di Pshenichnov ha fatto insorgere la comunità scientifica che chiede il suo immediato rilascio e definisce la sua detenzione come “illegale”. Il biologo, da decenni, con diversi studi e pubblicazioni su riviste internazionali, lavora fornendo informazioni e sostegno all’importanza delle aree marine protette della regione antartica. I suoi studi hanno contribuito anche a rimarcare l’importanza di non abusare, in quelle aree remote, della pesca del krill, crostacei che sono alla base dell’alimentazione di molti cetacei e pesci e fondamentali nella catena alimentare.
Lo scienziato, che vive a Kerch in Crimea, ora conquistata dalle truppe russe, viene descritto dal Cremlino come un “cittadino della Federazione russa che è passato dalla parte del nemico” e che “dalla parte della delegazione ucraina” era appunto in procinto di partecipare al CCAMLR, la conferenza sulla conservazione delle risorse marine in Antartide a Hobart in Tasmania. Per i russi Pshenichnov con i suoi studi e le sue ricerche avrebbe indebolito la pesca russa di krill in Antartide perché intenzionato a sostenere una proposta ucraina di limitazione della pesca. Con questa posizione il biologo avrebbe dunque danneggiato “gli interessi economici russi”. Il ricercatore rischia ora tra i 12 e i 20 anni di carcere e la situazione è stata definita da alcuni suoi colleghi, che chiedono il rilascio immediato, come “estremamente critica” dato che Pshenichnov soffre di alcuni problemi di salute poco compatibili con la detenzione.
Sempre secondo i colleghi scienziati, a Pshenichnov “primo prigioniero politico della storia dell’Antartide” sarebbe stato volutamente impedito di partire perché alla conferenza CCAMLR avrebbe potuto appunto sostenere la tesi ucraina per la protezione delle acque antartiche. Va ricordato inoltre che Mosca ha definito lo scienziato come “russo” e dunque lo ha potuto accusare di alto tradimento, solo perché trovandosi in un territorio occupato dai militari di Putin è stato di fatto costretto ad assumere la cittadinanza russa anche se è ucraino. Pshenichnov, che vanta un lungo curriculum di ricerca all’Istituto di Ricerca Meridionale per la Pesca Marina e l’Oceanografia di Kerch, a quello per la Pesca e l’Ecologia Marina di Berdiansk e poi all’Istituto di Oceanografia di Kiev, era rimasto in Crimea solo per stare vicino alla sua famiglia. I suoi ultimi sforzi erano proprio concentrati sull’idea di istituire aree marine protette nell’Oceano antartico per limitare lo sfruttamento eccessivo delle risorse.
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11 Agosto 2025
L’arresto del biologo ha ovviamente alzato ulteriormente le tensioni diplomatiche. L’Ucraina sta facendo pressione su altri Paesi e sulla commissione CCAMLR affinché a livello internazionale spingano per il rilascio dello scienziato vittima di “un palese abuso dei diritti umani”. Il National Antarctic Research Centre sostiene che l’Ue, Norvegia, Regno Unito, Nuova Zelanda e Corea, siano uniti nel condannare l’incarcerazione da parte della Russia. Anche in apertura lavori della commissione CCAMLR, iniziata una settimana fa, c’è stato un accorato appello da parte dei ricercatori per il rilascio di Pshenichnov, “biologo e non politico” da sempre impegnato nella protezione della natura, soprattutto di quei mari dove quest’anno – per la prima volta – la quantità dei piccoli crostacei pescati nelle acque antartiche ha raggiunto un livello “insostenibile” secondo gli stessi scienziati. In questa situazione di “profondo shock”, i colleghi – che descrivono il biologo ucraino come un ricercatore “eccezionale” – fanno un appello anche alla società civile: “Facciamo tutti pressione, aiutateci a liberarlo da questa incarcerazione illegale”.

