La canapa sta diventando un materiale centrale in diversi settori grazie alle sue caratteristiche naturali, sostenibili e performanti. Dal mondo dell’abbigliamento tecnico per lo sport outdoor alle applicazioni tessili per l’hôtellerie di fascia medio-alta fino all’edilizia, questa fibra antica è oggi protagonista di una vera e propria rivoluzione green, capace di coniugare qualità, durabilità e rispetto per l’ambiente. Sfide tecniche, culturali e di mercato rimangono, ma l’impegno delle aziende che investono sulla canapa disegna un futuro sostenibile in diversi ambiti produttivi.
La rivoluzione tessile di Steva Hemp
Nel settore tessile alberghiero medio-alto, la canapa acquisisce nuovo valore grazie a Steva Hemp, azienda altoatesina che propone prodotti artigianali realizzati con filiera corta e metodi manuali. “Molti dei tessuti che utilizziamo e che indossiamo non sono sostenibili, vengono prodotti lontano dall’Europa e trattati con sostanze chimiche,” racconta Gordana Stevancevic, giovane imprenditrice alla guida del marchio. “Per questo abbiamo iniziato a concentrarci sulla canapa come alternativa ecologica, quando ancora la domanda di questa fibra era bassa”. La canapa impiegata per la biancheria e per i tessuti hôtellerie offre grande resistenza ai lavaggi industriali e morbidezza al tatto, rispondendo a una crescente domanda di qualità e sostenibilità.
Contrariamente a molti dei tessuti presenti in commercio, legati a territori ristretti, la canapa cresce facilmente in molti Paesi; tuttavia, in Europa si stanno ancora recuperando competenze tecniche perse nel tempo che invece i leader asiatici conservano. Nonostante il costo iniziale superiore rispetto al cotone, il risparmio a lungo termine e la durabilità rendono questa fibra competitiva. Il materiale è coltivato senza pesticidi e lavorato senza agenti chimici, con una produzione che punta a ridurre l’impatto ambientale. “L’80% del lino mondiale proviene dalla Francia e poi viene filato in tutto il mondo, ma rimane comunque limitato a un territorio predefinito. – specifica Stevancevic – Noi vogliamo mantenere una filiera corta e lavorare il più possibile a livello regionale”. Steva Hemp sta ampliando la propria offerta anche ai privati attraverso un concept store a Merano e uno shop online. La sfida più grande resta superare i pregiudizi, come quelli legati alle ‘lenzuola alla cannabis’. “La canapa è ancora troppo spesso associata ad effetti psicotropi,” ammette Stevancevic, “ma noi ci impegniamo a educare i consumatori, evidenziando l’assenza di THC nei tessuti e promuovendo un approccio più consapevole.” Gli scarti di canapa trovano infatti impiego nella produzione di carta, alimentando così una filiera circolare. “È importante continuare a spiegare le origini di questa fibra naturale, perché si combatte solo parlando”.
La sfida di Salewa
Nel panorama delle aziende che fanno della sostenibilità una missione non si può non citare Salewa. Marchio leader nell’abbigliamento tecnico per sport di montagna, ha scelto di inserire la canapa nelle proprie collezioni con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale, mantenendo alta la funzionalità tecnica. Questa fibra naturale vanta prestazioni eccellenti: è più durevole e isolante, traspirante, resistente al calore e ai raggi UV, e ha proprietà antibatteriche. Inoltre, assorbe fino al 30% dell’umidità mantenendo una sensazione di asciutto, qualità fondamentali per chi pratica attività sportive intense. “Ci sono diversi modi di intendere la sostenibilità: si può ridurre l’uso di sostanze chimiche, impiegare materiali riciclati, utilizzare componenti naturali come lana o piuma certificate, che rispettano la natura e l’animale stesso,” spiega Roberta Lazzarotto, senior product manager di Salewa. “Oppure usare fibre naturali che non sono frutto di processi chimici dannosi per il nostro pianeta”.
Per compensare il rallentamento dell’asciugatura dovuto alla natura della canapa, Salewa la miscela con fibre come il poliestere riciclato ‘Sorona’ derivato dal mais, migliorando traspirabilità e performance tecniche. Un ulteriore passo sostenibile riguarda la riciclabilità: essendo biodegradabile, si presta naturalmente a un ciclo di vita sostenibile, sebbene la combinazione con materiali sintetici imponga processi di separazione complessi, oggi affrontati con tecniche meccaniche e chimiche da aziende specializzate. La sfida di Salewa? Il suo aspetto, più grezzo rispetto ai tessuti convenzionali. Per questo la inserisce principalmente in linee specifiche come la collezione climbing ‘Lavaredo’, dove la community è più consapevole dell’impatto ambientale. L’azienda continua a investire in nuove collezioni, mirando ad ampliare l’uso anche nel segmento lifestyle, bilanciando sostenibilità, estetica e performance. “La nostra sfida – conclude Lazzarotto – è trovare la combinazione perfetta che risponda anche a esigenze estetiche e di performance, oggi prioritarie per chi acquista capi tecnici”.
Il paradigma di Schönthaler
In edilizia, Schönthaler ha scelto di puntare sulla canapa come materiale base per costruzioni durature e rispettose dell’ambiente. L’azienda produce blocchi in canapa, calce e minerali, pannelli fonoassorbenti e intonaci naturali, prodotti con forte valore ecologico e salutare. La svolta è arrivata circa quindici anni fa, quando il fondatore Werner Schönthaler, dopo un grave incidente in montagna, ha preso coscienza dell’importanza dei bisogni primari dell’uomo: alimentazione, abbigliamento e ambiente in cui si vive. “Ho iniziato a riflettere su quanto gli spazi influenzino il benessere e la salute, da lì è nata l’idea di adottare materiali naturali che siano una ‘terza pelle’ in grado di proteggere e migliorare la vita quotidiana” racconta l’imprenditore Werner Schönthaler.
I blocchi in canapa e calce si distinguono per la durabilità, che può arrivare ai cento anni, e per l’efficace assorbimento di CO2, contribuendo a contenere l’impatto climatico degli edifici. Dal punto di vista tecnico, il materiale garantisce un ottimo controllo dell’umidità grazie alla sua porosità e capacità capillare, permettendo un ricambio naturale dell’aria. Inoltre, aumenta il pH delle pareti, rendendole sterili e migliorando così la qualità dell’aria interna. L’isolamento termico è efficiente in tutte le stagioni, riducendo di conseguenza i consumi energetici. “L’edilizia tradizionale produce il 50% dei rifiuti globali, mentre l’uso della canapa permette di ridurre drasticamente gli scarti. Questo prodotto elimina la necessità di isolanti sintetici, difficili da riciclare,” conclude. Il costo è circa il 20% in più rispetto a quello convenzionale, inferiore invece rispetto al legno. Attualmente il 90-95% della produzione di Schönthaler è destinata all’esportazione verso Svizzera, Austria e Germania, mercati più aperti alle tecnologie edili naturali. In Italia, invece, soprattutto nelle grandi città, la diffusione è più lenta, anche se stanno crescendo interesse e consapevolezza tra architetti e clienti, spinti da normative ecologiche più stringenti.