Sanihelp.it – Rinviato a data da destinarsi l’Estremo Live 2023 di Piero Pelù: ad annunciarlo è stato lo stesso cantante attraverso i propri canali social lo scorso 30 giugno: «Ragazzacci miei, non avrei mai voluto farvi questa comunicazione ma a questo punto è inevitabile. Durante una session di registrazione a Milano ho subìto uno shock acustico forte dalle cuffie» ha scritto. «Questa cosa ha acutizzato gli acufeni coi quali già convivevo da molti anni rendendoli ora molto aggressivi e dopo vari controlli, fatti con i migliori otorini d’Italia, ho ricevuto l’unanime comunicazione che avrò bisogno di un riposo forzato per le mie orecchie di rocker, dunque, il tour Estremo di quest’estate 2023 dovrà essere rimandato di alcuni mesi».
Con il termine acufene si indica un disturbo tanto frequente quanto difficile da trattare: la percezione di suoni che non esistono descritti come ronzii, fischi, sibili, o pulsazioni. Secondo l’American Tinnitus Institute può avere oltre 200 cause possibili (organiche e anatomiche, virali e ambientali ma anche vascolari, oncologiche o legate all’invecchiamento). Stando ad un recente studio finanziato dalla Comunità Europea sulla prevalenza e incidenza globale dell’acufene, ne soffrono 749 milioni di persone, con una incidenza del 14% nella popolazione mondiale e 120 milioni di casi gravi. Si riscontra soprattutto tra gli anziani, ma anche tra coloro che hanno subito danni a causa di esposizione a suoni ad alta intensità oppure per stati di ansia o traumi. E tra chi lavora con la musica sono diversi a soffrirne: oltre a Pelù anche Caparezza e Chris Martin dei Coldplay, solo per citarne alcuni. I trattamenti attualmente disponibili contro gli acufeni mirano a ridurre gli effetti più gravi della malattia, con risultati tuttavia temporanei e/o ridotti. Eppure parliamo di disturbi che, se a volte possono essere lievi e transitori, in molti casi sono intensi e costanti e possono determinare problemi come ansia e depressione, difficoltà a concentrarsi, a lavorare o a socializzare, oltre che disturbi del sonno.
Una speranza arriva dall’ultimo congresso nazionale della Società Italiana di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale (SIO) svoltosi a Milano dove sono stati presentati i dati della sperimentazione effettuata presso il Dipartimento ORL del Policlinico di Tor Vergata riguardanti un nuovo dispositivo medico, battezzato Acufree, che si è mostrato molto promettente. «L’acufene non è una patologia esclusivamente cocleare poiché coinvolge tutte le vie uditive, anche a livello del sistema nervoso centrale ed è per questo motivo che abbiamo testato la terapia multimodale sincrona», sottolinea il Professor Di Girolamo, direttore dell’unità operativa ORL del Policlinico Universitario Tor Vergata e primo autore dello studio. «Si tratta di un sistema innovativo e non invasivo che con l’utilizzo di un dispositivo specificamente sviluppato e brevettato agisce su più livelli: Acufree si basa su una stimolazione sonora specifica personalizzata su ogni singolo paziente, a cui si associano onde elettromagnetiche a bassa e alta frequenza». La stimolazione elettromagnetica interferisce con i segnali che attivano la percezione dell’acufene.
La sperimentazione è stata condotta all’Università di Tor Vergata su 50 pazienti con una storia di acufene cronico di età maggiore di 18 anni, età media di 56 anni e una ipoacusia di grado medio o lieve. I pazienti sono stati sottoposti a un protocollo audiologico completo al momento dell’arruolamento e a un monitoraggio intensivo nel corso della terapia, con durata complessiva di 14 settimane e due sessioni di trattamento al giorno per 18 minuti ciascuna. I risultati, applicati ai due principali riferimenti internazionali di misurazione, hanno mostrato un miglioramento significativo nel 72% dei pazienti per il TFI (Tinnitus Functional Index) e 68% per il THI (Tinnitus Handicap Index). Il trattamento con questo dispositivo, che sarà in commercio a breve, promette di ridurre il disagio di acufeni e di migliorare la qualità della vita dei pazienti in maniera non invasiva, senza effetti collaterali e con la comodità di poterlo usare tranquillamente a casa, evitando sedute e visite mediche continue per tempi prolungati.