Tumori: prevenzione e terapie
La combinazione di due principi attivi immuno-oncologici dà importanti risultati
Sanihelp.it – La combinazione di nivolumab e ipilimumab riduce il rischio di progressione della malattia del 20%, di morte del 13% e incrementa le risposte del 60% rispetto alla terapia con un solo farmaco. Questi risultati sono dimostrati da una metanalisi coordinata dall’Università La Sapienza di Roma, che ha considerato studi su 2.440 pazienti con diversi tipi di tumore.
Per la prima volta in 30 anni, con questa cura si è avuto un miglioramento significativo della sopravvivenza globale in una neoplasia molto difficile da trattare come il mesotelioma.
Nel melanoma metastatico a 5 anni il 52% dei pazienti trattati con la combinazione è vivo, e si tratta di un risultato eccezionale se si considera che, prima dell’introduzione dell’immuno-oncologia, questa percentuale non superava il 5%.
La combinazione viene sperimentata anche nel trattamento del tumore del polmone, in associazione con basse dosi di chemioterapia, con il 63% dei pazienti vivi a un anno, nel carcinoma renale, con una riduzione del rischio di morte del 40% rispetto alla terapia standard.
Nel tumore gastrico avanzato e dell’esofago, la combinazione ha migliorato non solo la sopravvivenza globale, ma anche la sopravvivenza libera da progressione. Da 10 anni a questa parte, in questa neoplasia, non si osservavano risultati così eclatanti.
«I benefici offerti dalle combinazioni di molecole immuno-oncologiche – afferma Paolo Marchetti, Direttore di Oncologia Medica B del Policlinico Umberto I di Roma e Ordinario di Oncologia all’Università La Sapienza – sono costituiti da risposte più veloci e durature e dalla sopravvivenza a lungo termine, come evidenziato nella metanalisi, che sarà pubblicata nelle prossime settimane. Gli studi considerati hanno riguardato i tumori del polmone (non a piccole cellule e a piccole cellule), del rene, colon-retto, gastrointestinale, sarcoma, mesotelioma e melanoma. Nivolumab e ipilimumab agiscono su checkpoint immunitari diversi e la loro azione sinergica contribuisce all’obiettivo della sopravvivenza a lungo termine e a un migliore controllo di malattia. La combinazione agisce sia riconoscendo la componente antigenica, cioè individuando la diversità delle cellule tumorali, sia a livello della neoplasia impedendo che quest’ultima possa spegnere la risposta immunitaria. Nella metanalisi abbiamo effettuato una valutazione agnostica, prescindendo cioè dal tipo di cancro. L’immuno-oncologia infatti ha un unico bersaglio, il sistema immunitario, indipendentemente dall’istologia tumorale».