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    Tumore esofago: progressi con l'immunoterapia

    Tumori: prevenzione e terapie
    di Elisa BrambillaPubblicato il: 06-10-2020

    Passo in avanti importante nella terapia del tumore all’esofago
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    Sanihelp.it – I dati, presentati al Congresso della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO), relativi allo studio di Fase 3 KEYNOTE-590, dimostrano che l’immunoterapia in combinazione con la chemioterapia è efficace nel trattamento in prima linea dei pazienti con tumore dell’esofago e della giunzione gastroesofagea. 
    Lo studio ha valutato pembrolizumab in combinazione con chemioterapia a base di platino (cisplatino più 5-fluorouracile [5-FU]) per il trattamento di prima linea dei pazienti con tumore localmente avanzato o metastatico dell’esofago e della giunzione gastroesofagea (GEJ) e ha dimostrato che pembrolizumab in combinazione con la chemioterapia ha migliorato in modo significativo la sopravvivenza globale (OS), riducendo il rischio di morte del 27% rispetto alla chemioterapia in tutti i pazienti in trattamento.«È la prima volta che si osserva un passo in avanti così importante nel tumore dell’esofago» dice Carmine Pinto, Direttore Unità Operativa di Oncologia Medica, Clinical Cancer Center di Reggio Emilia – «è una neoplasia aggressiva che, nel 2015 in Italia, ha provocato circa 1.800 decessi». «Questo studio rappresenta una nuova arma nel trattamento dei pazienti con carcinoma dell’esofago – aggiunge Carmine Pinto – i clinici possono così disporre di una strategia terapeutica più articolata per entrambi gli istotipi, squamocellulare e adenocarcinoma, indipendentemente dall’espressione di PD-L1, con una buona tollerabilità, anche in relazione alle condizioni generali dei pazienti colpiti da questa neoplasia. Il beneficio risulta ancora maggiore nei pazienti ad istologia squamosa che esprimono PD-L1, dove riscontriamo una riduzione del rischio di morte del 43%».

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    Caduta dei capelli, i rimedi ayurvedici per contrastarla

    Cure alternative
    di Stefania D’AmmiccoPubblicato il: 29-09-2020

    Come aiutare il cuoio capelluto e le chiome a riprendersi dopo un periodo di stress oppure di carenze alimentari senza l’uso di farmaci
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    Sanihelp.it – La caduta dei capelli è un evento drammatico sia per gli uomini sia per le donne, e può colpire per diversi tipi di motivi.
    Dalle cause ormonali, allo stress, fino alle carenze vitaminiche, sono tanti gli elementi che possono influire negativamente sulla vita dei capelli.
    Se è vero che spesso non si può rimediare alla caduta dei capelli se non con il trapianto, esistono alcuni rimedi ayurvedici che possono dare una mano nel caso in cui la caduta dei capelli non sia genetica né irreparabile.
    Ecco, quindi, alcune ricette che potrete mettere in pratica fin da subito per aiutare i capelli a rimanere più sani più a lungo.
    Il primo rimedio è costituito dall’impacco con l’Amla, un frutto che viene chiamato anche Indian Gooseberry.
    Per fare la maschera sarà necessario procurarsi la polvere di Amla, che si può trovare ormai anche in erboristeria e in molti negozi di alimentazione naturale.
    Si mescoleranno tre cucchiai di polvere con acqua, fino a far diventare il composto cremoso ma non troppo denso.
    Successivamente, bisognerà applicare il composto sul cuoio capelluto e sui capelli, lasciandolo in posa per almeno trenta minuti.
    Si potrà sciacquare il composto e si procederà con il normale shampoo. Per avere la giusta efficacia si dovrà ripetere l’applicazione per due volte alla settimana per almeno due mesi.
    Un’altra erba indiana che si potrà usare per contrastare la caduta dei capelli è il Bhringraj, che si può trovare tranquillamente in foglie.
    Si mescoleranno le foglie con acqua fino ad ottenere un composto non troppo liquido, e si applicherà il tutto sui capelli e sul cuoio capelluto per almeno 25 minuti.
    Successivamente si potrà risciacquare il composto e procedere al normale shampoo.
    Infine, se la caduta di capelli è determinata soprattutto dallo stress si potrà usare l’Ashvagandha, una polvere che consente di contrastare l’eccesso di cortisolo.
    Si preparerà una pasta mescolando tre cucchiai di Ashvagandha con acqua, in modo da ottenere una pasta non troppo densa.
    Si potranno aggiungere anche tre cucchiai di Amla per rendere il composto più efficace, e si lascerà la pasta in posa per almeno 25 minuti, prima di lavare i capelli.

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    Ad Elisabetta Canalis piace combattere

    Attività fisica
    di Valeria GhittiPubblicato il: 29-09-2020

    Krav maga, muay thai e kickboxing aiutano l’ex velina a stare in forma, potenziare la concentrazione e contrastare lo stress.
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    Sanihelp.it – Non è un mistero che Elisabetta Canalis abbia una passione per l’attività fisica: nel 2016 aveva anche aperto una palestra con l’ex collega Maddalena Corvaglia. Se prima di approdare in televisione, era dedita all’equitazione e, in particolare, al dressage, una volta appesi gli stivali da cavallerizza al chiodo, ha optato per le arti marziali e gli sport da combattimento: tre anni di krav maga, poi muay thai e kickboxing, che ancora oggi alterna tra Los Angeles e Milano.
    «Queste discipline hanno in comune con l’equitazione il costringere chi le pratica a lavorare sulla concentrazione per evitare di farsi male. Se non mantieni il contatto con il cavallo e una seduta corretta, l’animale, imprevedibile e facile allo spavento, può sbalzarti di sella in qualsiasi momento. Esercitandoti nel combattimento la disattenzione può costare un pugno in faccia. Quindi devi liberare la mente e concentrarti sia sul modo in cui l’avversario ti attacca, sia su come ottimizzare le energie senza sprecarle per sostenere venti minuti di assalti» spiega l’ex velina in una recente intervista a Ok salute e benessere.
    Sono sport che l’hanno aiutata anche a conoscersi meglio e a contenersi, e li consiglia a chi ha uno «spirito guerriero» come il suo: «Il combattere è un atto che mi viene naturale, per me è un gioco, pesante ma divertente. Quando prendo un pugno, mi viene da ridere. Durante gli sparring – la messa in pratica dei gesti tecnici affrontando un altro atleta – mi sembra di tornare bambina, quando avevo otto anni e giocavo per strada sotto casa di mia nonna insieme con gli amichetti». Così, oltre a tenersi in forma, ha acquisito anche una maggiore sicurezza in se stessa e, durante il lockdown è riuscita a tenere alto l’umore.
    Non solo calci e pugni, però. Elisabetta pratica anche pilates perché, ricorda: «Gli sport da combattimento non sono completi per salvaguardare la forma fisica di una donna. Servono anche esercizi più specifici, come, ad esempio, per i glutei».

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    Carta dei Diritti dei malati di cancro gastrointestinale

    Tumori: prevenzione e terapie
    di Elisa BrambillaPubblicato il: 29-09-2020

    Il documento afferma dei diritti per i malati oncologici
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    Sanihelp.it – Sono neoplasie molto frequenti che colpiscono ogni anno circa 80.000 persone e rientrano tra le prime 5 cause di morte per tumore in Italia.
    Sono spesso diagnosticati già in fase avanzata, ciononostante i tumori gastrointestinali (che riguardano stomaco, colon-retto e pancreas) non hanno ancora trovato nel Servizio Sanitario Nazionale «una risposta che possa assicurare ai pazienti una presa in carico e un supporto adeguati e omogenei sul territorio e in tutte le fasi della malattia. Chi convive con queste neoplasie deve spesso fare i conti con ritardi e tempi lunghi dell’iter diagnostico, disomogeneità nella presenza delle strutture di eccellenza, carenza della continuità assistenziale, che penalizza in particolare i pazienti in fase più avanzata» spiega la Favo (Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia), presentando la prima Carta dei diritti dei pazienti con tumori gastrointestinali, #TumoriGIFacciamociSentire.
    Il documento afferma diversi diritti: 
    il diritto all’assistenza multidisciplinare, con la creazione dei tumor board, team multidisciplinari dedicati; 
    la definizione di una rete di centri di eccellenza, che assicuri standard omogenei sul territorio;
    il diritto alla migliore terapia in ogni fase della malattia, fino al supporto nutrizionale, psiconcologico e palliativo e alla continuità assistenziale tra l’ospedale e il domicilio del paziente.
    «La Carta dei diritti sottolinea l’importanza della diagnosi precoce, della continuità terapeutica e dell’equità di accesso, aspetti questi che ovviamente interessano tutti i malati di cancro, ma che assumono particolare rilevanza per le persone colpite da tumori gastrointestinali – afferma Francesco De Lorenzo, presidente Favo – le associazioni firmatarie denunciano con forza la grande difficoltà o addirittura il mancato accesso ai trattamenti terapeutici nelle fasi più avanzate di malattia, con il grave conseguente impatto negativo sulla qualità di vita dei pazienti, aspetto che interessa tanto quanto l’accesso equo e omogeneo alle terapie disponibili».
    La Carta si rivolge alle istituzioni, ai politici, ai responsabili della pianificazione sanitaria delle Regioni, chiamati a garantire i bisogni delle persone colpite dai tumori gastrointestinali, dalle fasi iniziali fino agli stadi più avanzati. 

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    Tappetino chiodato, che cos'è e quali sono i benefici

    Cure alternative
    di Stefania D’AmmiccoPubblicato il: 22-09-2020

    Il tappetino che preme sui punti dell’agopuntura può servire per scopi diversi: capire se possa essere adatto alla propria situazione può essere davvero interessante
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    Sanihelp.it – Un accessorio che sta spopolando sempre di più anche nel nostro Paese.
    Si tratta del tappetino chiodato, un tappetino, del tutto simile a quelli per la pratica dello yoga, ma che è accessoriato con l’aggiunta di piccoli chiodi in materiale plastico e dalla punta arrotondata.
    Questo dispositivo è stato inventato non di recente, in quanto la sua creazione risale agli anni Sessanta, e viene utilizzato con scopi diversi.
    Il principio grazie al quale può funzionare è abbastanza intuitivo: può eseguire un massaggio lungo i punti già utilizzati dalla medicina tradizionale cinese e può agire, quindi, su disturbi diversi.
    Il vantaggio, rispetto ad una seduta di agopuntura o di altri tipi di medicine alternative, è costituito dalla possibilità di massaggiare allo stesso tempo moltissimi punti diversi in un modo piuttosto semplice.
    Per usare il tappetino chiodato sarà sufficiente porlo su una superficie piana e rigida, come il pavimento, e distendersi.
    La propria seduta potrà durare da pochi minuti ad un quarto d’ora e i benefici che si potranno notare saranno diversi.
    Oltre all’uso da distesi, sarà possibile utilizzare il tappetino chiodato anche come un sistema per massaggiare le piante dei piedi. Ci si potrà, quindi, camminare per alcuni minuti al giorno per riattivare la circolazione e ridurre la ritenzione.
    Infatti, il tappetino chiodato può aiutare con:
    –        problemi articolari
    –        dolori muscolari e rigidità
    –        mal di testa
    –        problemi di circolazione, sia sanguigna sia linfatica
    –        problemi di insonnia
    –        problemi legati allo stress e all’ansia
    Inoltre, aiuta anche ad ossigenare la pelle e i tessuti in generale e, al tempo stesso, ad espellere le tossine.
    Infine, sembra che, grazie al rilascio dell’ossitocina, che viene anche definita come l’ormone del benessere, l’uso del tappetino chiodato possa fungere da analgesico e da sistema grazie al quale agire anche su lievi disturbi cronici e dell’umore.

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    Tumore al pancreas: una cura su misura

    Tumori: prevenzione e terapie
    di Elisa BrambillaPubblicato il: 22-09-2020

    È una scoperta dell’Università di Verona
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    Sanihelp.it – È stato identificato un nuovo biomarcatore, chiamato IL8, quale fattore predittivo di risposta al nuovo farmaco nanotecnologico sperimentale (nal-IRI) per il trattamento dei pazienti affetti da cancro del pancreas in stadio avanzato.i risultati di questo studio, diretto da Davide Melisi, oncologo della Sezione di Oncologia medica del dipartimento di Medicina dell’Università di Verona, sono stati pubblicati di recente sulla rivista Clinical Cancer Research.«Il tumore del pancreas è la neoplasia maggiormente resistente ai trattamenti chemioterapici convenzionali – spiega il Prof. Melisi – le nanotecnologie hanno dato a oggi i migliori risultati sperimentali sia nel trattamento dei pazienti di nuova diagnosi che in quelli già trattati, ma avere a disposizione un biomarcatore che possa far decidere quale terapia possa essere più indicata è quanto mai indispensabile».
    Lo studio, sostenuto dalla Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, ha dimostrato che, semplicemente misurando nel plasma dei pazienti il fattore circolante IL8, si abbia un’indicazione dell’attivazione, nel tumore, di TAK1, una componente di una delle vie di segnalazione maggiormente responsabili di chemioresistenza in queste neoplasie e identificata proprio dal team di studiosi dell’Università di Verona.
    «Poter condurre studi, che vadano dalle prime prove di laboratorio in cellule in coltura, attraverso gli studi più complessi in animali di laboratorio, fino alla validazione clinica nei pazienti, dà una particolare soddisfazione ed è il frutto del lavoro di un gruppo solido e affiatato di giovani medici e biologi che lavorano con me oramai da anni e che ci permette di affrontare il problema cancro a 360° – conclude Melisi – oggi il nuovo farmaco nanotecnologico nal-IRI è in sperimentazione clinica nel nostro reparto praticamente in tutti gli stadi della malattia, per i pazienti con malattia avanzata, ma anche per quelli con malattia precoce e potenzialmente resecabile».

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    Miley Cyrus dice addio alla dieta vegana

    Alimentazione
    di Valeria GhittiPubblicato il: 22-09-2020

    La popstar, che ha seguito a lungo un’alimentazione vegana, ha rivelato di essere tornata a nutrirsi di proteine animali.
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    Sanihelp.it – «Ho dovuto iniziare ad introdurre nella mia dieta pesce e omega 3. Il mio cervello non stava funzionando a dovere». Così Miley Cyrus, l’ex Hanna Montana di casa Disney, ha rivelato, durante il podcast del comico e commentatore televisivo Joe Rogan, Joe Rogan Experience, di aver smesso di seguire il regime alimentare vegano che aveva scelto da alcuni anni e di essere passata a una dieta pescetariana, cioè che include anche il pesce. «Adesso sono molto più sveglia di prima, ad un certo punto credo anche di essere stata piuttosto malnutrita» ha aggiunto.
    La cantante ha deciso di evitare cibi di origine animale a partire dal 2014, pare in seguito alla morte del proprio cane, e ha condiviso la scelta con il fidanzato, l’attore Liam Hemsworth. I due avevano incluso una selezione vegana di cibi anche nel proprio banchetto di nozze (celebrato il 23 dicembre 2018 e naufragato nel 2019). Sembra che sia stato proprio l’ex marito a cucinarle il primo pesce alla griglia del menù pescetariano. Egli stesso ha rivelato a sua volta, lo scorso aprile, di aver abbandonato il regime alimentare vegano, dopo un’operazione ai reni.
    È facile immaginare come, in seguito a queste dichiarazioni, la star non sia più la paladina dei vegani. Lei stessa ha mostrato, durante il podcast, di esserne ben consapevole e di essere abituata alle critiche. Più recentemente è tornata sull’argomento intervenendo telefonicamente durante il programma radiofonico neozelandese The Edge: «Penso che quando diventi il volto di qualcosa c’è molta pressione», ha sottolineato, ammettendo anche che, da vegana, era molto – probabilmente troppo –  preoccupata delle diete degli altri.
    «Se potessi imparare a vivere al 110% con uno stile di vita vegano, sarebbe l’ideale. Semplicemente non ci sono arrivata» ha concluso, ribadendo che non è comunque certa che la sua scelta alimentare attuale sia quella definitiva.

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    Bakuchiol, il retinolo naturale per una pelle giovane

    Sostanze alternative
    di Stefania D’AmmiccoPubblicato il: 15-09-2020

    L’estratto di questa pianta esotica consente di combattere le rughe, ridare compattezza al viso e anche di prevenire i nuovi segni del tempo
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    Sanihelp.it – Un componente naturale che ha gli stessi effetti del retinolo.
    Sta prendendo sempre più piede l’utilizzo di elementi naturali all’interno di creme e cosmetici, e uno di questi, con un nome sicuramente esotico, potrebbe essere il nuovo componente anti età per il futuro.
    Si tratta del Bakuchiol, un estratto che proviene dalle foglie e dai semi della pianta chiamata Babchi. Questa pianta, che ha anche il nome latino di Psoralea corylifolia, è un’erba dai fiori viola, e viene utilizzata da secoli sia in ayurveda sia nella medicina tradizionale cinese.
    Proprio questa pianta potrebbe essere la nuova soluzione per chi voglia combattere i segni dell’età in modo meno aggressivo rispetto a quanto accade con l’uso del retinolo tradizionale.
    Infatti, in molte persone, e soprattutto in chi abbia una pelle delicata, il retinolo può comportare effetti negativi quali l’arrossamento, il senso di bruciore e di secchezza, mentre il Bakuchiol non determina questi effetti collaterali, mentre consente di ridurre l’acne, l’invecchiamento e anche l’iper pigmentazione.
    I benefici che derivano dall’uso di questo estratto sono di diverso tipo.
    Innanzitutto, consente di ridurre le rughe più sottili e anche di aumentare la naturale elasticità della pelle in modo gentile.
    Inoltre, dà la possibilità di aumentare anche la compattezza della pelle che, in sole 12 settimane, sarebbe molto più soda e giovane.
    Un’altra azione dell’estratto si ritroverebbe nella sua capacità di stimolare il collagene, una sostanza che è alla base della costituzione della nostra pelle, e che viene prodotta in quantità molto più ridotte già a partire dai 35 anni.
    Essendo un sostanza naturale, il Bakuchiol consentirebbe anche di nutrire e di ridurre l’infiammazione a livello cutaneo, ed è per questo che i suoi estratti sarebbero davvero indicati per tutti coloro che soffrano di pelle secca, infiammata e delicata.
    Infine, sarà possibile utilizzare il Bakuchiol anche per combattere l’acne, soprattutto in combinazione con altre sostanze molto utili, come l’acido acetilsalicilico, che già da solo viene impiegato con questo scopo.
    Un elemento davvero ottimo legato all’uso del Bakuchiol è costituito anche dalla virtuale assenza di effetti collaterali e avversi.
    Si potrà, quindi, prescrivere il suo utilizzo anche a chi abbia avuto delle esperienze negative con il retinolo, e anche alle donne nel periodo della gravidanza e dell’allattamento.

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:Dr Josh Axe© 2020 sanihelp.it. All rights reserved.

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