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    Gattuso e la miastenia

    Malattie
    di Valeria GhittiPubblicato il: 29-12-2020

    Recentemente apparso con occhiali provvisti di benda, l’allenatore del Napoli ha spiegato di soffrire di una malattia autoimmune. Ecco di cosa si tratta.
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    Sanihelp.it – «Soffro di una malattia autoimmune, la miastenia. Sono 10 giorni che non sono me stesso e voglio dirlo a tutti i ragazzini che hanno paura quando hanno un qualcosa di strano e non si vedono bene allo specchio: la vita è bella e bisogna affrontarla senza paura, senza nascondersi» così Rino Gattuso, tecnico del Napoli, ha parlato, ai microfoni di Sky, subito dopo il pareggio con il Torino, chiarendo perché da alcuni giorni appariva in panchina con occhiali protettivi.
    La miastenia gravis è una malattia autoimmune caratterizzata da debolezza muscolare: in pratica il sistema immunitario aggredisce parti dell’organismo non riconoscendole come proprie. Nel caso specifico, esso produce anticorpi che impediscono a una sostanza necessaria per la contrazione dei muscoli, l’acetilcolina, di svolgere la propria funzione causando, così, la debolezza muscolare. I sintomi oculari – visione doppia (diplopia) e abbassamento di una o entrambe le palpebre –  sono generalmente i primi a comparire. La malattia, caratterizzata da facile affaticamento dei muscoli, tende a peggiorare quando si è stanchi e migliora dopo il riposo.
    «Comunque sono vivo» ha proseguito scherzando Gattuso. «Perché ho sentito voci in giro che dicevano che ho un mese di vita, ma tranquilli che non muoio. Ho questa malattia da 10 anni, questa è la terza volta che mi ha colpito e stavolta mi ha colpito forte, ma tranquilli perché l’occhio tornerà al suo posto e sarò più bello, speriamo, il più presto possibile. Adesso non sono bello da vedere, ma passerà pure questa».
    Del resto già nel 2018, nell’ambito del programma monografico Campi di Battaglia, nella puntata a lui dedicata, Ringhio aveva rivelato di fare i conti da tempo con questo problema: «A 34 anni ero quasi a fine carriera e durante Milan-Lazio per trenta minuti ho giocato con un occhio solo. Ad un certo punto al trentesimo minuto mi sono scontrato con un giocatore, pensavo fosse un avversario, invece era Nesta.  Ne ho sentite tante, dal tumore alla distrofia muscolare. Finalmente poi hanno scoperto che ho la miastenia (oculare). Ti porta alla diplopia perché non funzionano bene i muscoli degli occhi e gli occhi vanno per affari loro. Vedi tutti gli oggetti in quattro o cinque posizioni diverse».
    Non ci sono cure risolutive per la malattia, ma le attuali terapie possono aiutare a ridurre i sintomi e permettere una buona qualità di vita a chi ne soffre. Andrebbero anche evitati sforzi fisici e stress, ma Gattuso non sembra intenzionato a rinunciare alla vita stressante da tecnico: «I ragazzi mi sono stati tanto vicino, anche se lo nascondevo negli ultimi giorni facevo tanta fatica: vedere doppio 24 ore al giorno non è facile, solo un pazzo come me può stare in piedi. E non mi piace vedere la gente che si emoziona a vedermi in questo modo… Ma va accettato perché nella vita c’è di peggio, e io ho la fortuna di fare quello che mi piace nella vita».

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    Aifa approva pembrolizumab per nuove indicazioni

    Tumori: prevenzione e terapie
    di Elisa BrambillaPubblicato il: 29-12-2020

    L’Agenzia Italiana del Farmaco dà l’ok per curare altre tre neoplasie
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    Sanihelp.it – È stata approvata da AIFA la rimborsabilità di pembrolizumab, un anticorpo monoclonale, per la terapia in fase avanzata di tre neoplasie: il tumore del polmone non a piccole cellule squamoso, del rene e di testa-collo.
    Giordano Beretta, Presidente Nazionale Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e Responsabile dell’Oncologia Medica all’Humanitas Gavazzeni di Bergamo, spiega: «Almeno un paziente su quattro, pari a quasi un milione di persone in Italia è tornato ad avere la stessa aspettativa di vita della popolazione generale e può considerarsi guarito. L’impatto delle terapie innovative come l’immuno-oncologia su questi risultati è significativo, soprattutto perché consentono benefici a lungo termine».Pembrolizumab è la prima immunoterapia rimborsata dall’Agenzia del Farmaco per il trattamento in prima linea del tumore del rene, in particolare in combinazione con axitinib (inibitore tirosin chinasico), nei pazienti con carcinoma a cellule renali metastatico non trattati in precedenza.Sergio Bracarda, Direttore della Struttura Complessa di Oncologia Medica e Traslazionale dell’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni, afferma che «in questa neoplasia la chemioterapia e la radioterapia si sono sempre dimostrate poco efficaci, al contrario della chirurgia, conservativa quando possibile. Oltre il 50% dei pazienti diagnosticati in fase precoce guarisce grazie all’intervento. Ma il 30% arriva alla diagnosi già in stadio avanzato e, in un terzo, la malattia può recidivare in forma metastatica dopo l’intervento chirurgico. Storicamente, i pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato presentano tassi di sopravvivenza a 5 anni inferiori al 10%. Nello studio di fase 3 KEYNOTE-426, la combinazione di pembrolizumab con axitinib ha migliorato in modo significativo la sopravvivenza globale».L’immunoterapia con pembrolizumab è risultata efficace anche nei tumori della testa e del collo (faringe, laringe e cavo orale), aumentando la sopravvivenza globale. Nel 2020 si stimano circa 9.900 nuove diagnosi nel nostro Paese.Nel tumore del polmone non a piccole cellule a istologia squamosa, AIFA ha approvato pembrolizumab in combinazione con chemioterapia (carboplatino e paclitaxel/nabpaclitaxel). Soddisfazione da parte di Nicoletta Luppi, Presidente e Amministratore Delegato MSD Italia, per il riconoscimento di innovatività che oggi, in oncologia, è riservato a pochissime opzioni di trattamento e solo a quelle molecole che si distinguono per la capacità di soddisfare, in maniera significativa, importanti bisogni terapeutici, primo fra tutti l’aumento della sopravvivenza. 

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    Dermaplaning, per eliminare le imperfezioni senza bisturi

    Cure alternative
    di Stefania D’AmmiccoPubblicato il: 29-12-2020

    In che cosa consiste questa tecnica e a quali tipi di problemi della pelle si possa concretamente applicare
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    Sanihelp.it – 
    Ringiovanire con una tecnica non invasiva ma, sicuramente, ancora poco conosciuta.
    Si tratta del dermaplaning, un sistema di dermoabrasione grazie al quale è possibile esfoliare la pelle per farla rigenerare e, quindi, ridurre i segni del tempo e migliorare la grana restringendo i pori.
    Questo trattamento, che può essere praticato solo da un dermatologo, consiste nell’eliminazione, tramite una specie di scalpello chirurgico, di quello che è lo strato superiore della pelle.
    Il passaggio dello scalpello consente di rifinire la parte superficiale della pelle e di rimuovere le cellule morte.
    Molte persone non si sono ancora rivolte a questa tecnica, sicuramente innovativa e alternativa, per i dubbi in merito alla sua efficacia.
    In realtà, gli effetti che si possono ottenere mediante la sua esecuzione sono diversi, e tra questi rientrano i seguenti:
    Una pelle più luminosa
    Il dermaplaning è una sorta di esfoliazione profonda, che consente di rendere la pelle più luminosa, eliminando anche le differenze tra le diverse zone del viso.
    Riduzione dei pori e della grana della pelle
    Eliminando lo strato superficiale della pelle sarà possibile promuovere il rinnovamento cellulare con la conseguente riduzione dei pori e della grana della pelle.
    Questo consentirà di agire anche sulle forme di iper pigmentazione, e sulle piccole cicatrici, così come sulle piccole rughe.
    Riduzione dell’acne
    Consentendo alla pelle di respirare meglio, questa tecnica darebbe anche la possibilità di ridurre l’acne nel medio e lungo periodo, migliorando la risposta della pelle alla stimolazione da parte degli ormoni.
    Il dermaplaning è una tecnica sicura, ma in alcuni casi può essere consigliata. Sicuramente, dovrebbero evitarla coloro che soffrono di cheratosi, di rosacea e di acne cistica.
    Nel momento in cui ci si sarà sottoposti al trattamento si potrà sentire la pelle un po’ infiammata e questa apparirà sicuramente arrossata. Questi disturbi scompariranno in un massimo di due giorni.
    L’eliminazione dello strato superficiale della pelle eliminerà anche la normale peluria. Tuttavia, i dermatologi rassicurano soprattutto le donne in merito a questo dettaglio: la peluria non tenderà a ricrescere più nera e folta.
    Per mantenere i benefici del dermaplaning sarebbe consigliato eseguirlo, soprattutto le prime volte, una volta al mese, per poi diradare le sedute.

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    Acqua di riso, l'elisir per capelli rovinati

    Rimedi dolci
    di Stefania D’AmmiccoPubblicato il: 22-12-2020

    Come avere chiome sane e una cute più idratata grazie all’uso di questo ingrediente economico e accessibile
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    Sanihelp.it – Molti considerano l’acqua utilizzata per cuocere il riso come un residuo inutile, da gettare via.
    In realtà, l’acqua di riso viene considerata un elisir per i capelli, in particolare come un mezzo per aumentare lo spessore dei capelli e per ridurre i problemi al cuoio capelluto.
    Ecco come utilizzare l’acqua di riso per i capelli.
    Se tutti conosciamo l’acqua di riso come residuo della cottura, è possibile realizzare questa acqua di bellezza mettendo a mollo per diverse ore del riso in acqua.
    Basterà mettere una tazza di riso in acqua (una quantità sufficiente e di poco superiore a quella del riso), lasciando a riposare per almeno 12 ore fino a quando il riso inizierà a produrre le sostanze che renderanno l’acqua benefica per i capelli.
    Questo perché il riso tenderà a fermentare e, come accade per altre sostanze fermentate, potrà produrre gli effetti positivi, in questo caso sulla pelle e sui capelli.
    In particolare, nell’acqua di riso sono stati trovati nutrienti quali antiossidanti, flavonoidi, vitamine B, la vitamina E, carboidrati e aminoacidi.
    Per utilizzare, poi, l’acqua di riso esistono diversi sistemi.
    Per chi non abbia particolari problemi, ma voglia comunque avere capelli più lucidi, sarà possibile fare l’ultimo risciacquo, dopo lo shampoo, usando proprio l’acqua prodotta dal riso.
    Per chi, invece, voglia rinforzare profondamente capelli e cute si potrà eseguire un impacco di acqua di riso prima del lavaggio: si distribuirà il composto sul cuoio capelluto e sui capelli, e si lascerà per venti minuti circa.
    Infine, per chi non voglia fare un vero e proprio impacco ma una maschera, si potrà applicare l’acqua di riso prima del balsamo, e dopo il lavaggio. Si lascerà in posa circa tre minuti e poi si sciacquerà.

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    Covid 19: neoplasia ematologica aumenta rischio di decesso

    Tumori: prevenzione e terapie
    di Elisa BrambillaPubblicato il: 15-12-2020

    La compresenza di una neoplasia ematologica e di Covid-19 determina un rischio di decesso del 20%

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    Sanihelp.it – Chi soffre di neoplasie ematologiche e contrae l’infezione virale da Covid 19 corre un rischio maggiore di decesso.
    Lo studio, presentato al congresso dell’American Society of Hematology (ASH), rivela che il rischio sale ulteriormente per coloro che sono ricoverati in terapia intensiva.Questo accade perché molti pazienti oncoematologici sono immunodepressi, soprattutto se trattati con chemioterapia e immunoterapia, trattamenti immunosoppressivi.
    Oltre a questo, i pazienti con questo tipo di neoplasie sono spesso più anziani e possono essere affetti da altre patologie, come ipertensione e diabete, che li rendono più suscettibili alle complicanze dell’infezione virale, tra cui ipercoagulabilità e trombosi.«I pazienti con neoplasie ematologiche e infezione da Covid 19 sono più vulnerabili da un punto di vista medico, con una maggiore probabilità di morte rispetto alla popolazione generale», ha detto l’autore principale dello studio, William A. Wood, della University of North Carolina di Chapel Hill. «L’aumento del rischio di infezione grave o morte tra questi pazienti è concentrato in alcuni gruppi di soggetti e i dati del nostro registro globale hanno contribuito a comprendere più chiaramente questa situazione».
    Questo registro dell’ASH Research Collaborative raccoglie i dati di pazienti di ogni età con una neoplasia ematologica in corso o in anamnesi e una diagnosi di infezione da SARS-CoV-2 confermata dal laboratorio o presunta. 
    Uno su cinque di questi pazienti è deceduto. Le neoplasie più rappresentate erano leucemia e linfoma.
    I sintomi più frequenti dei pazienti che avevano contratto l’infezione da nuovo coronavirus erano febbre, tosse, dispnea (difficoltà di respiro) e astenia.È importante che gli operatori sanitari istruiscano i loro pazienti a evitare in tutti i modi l’esposizione al virus, ma se dovessero comunque contrarre l’infezione non bisogna per forza pensare al peggio.
    «Molti pazienti con neoplasie ematologiche sono sopravvissuti alla Covid-19, compresi alcuni che avevano una malattia grave e sono stati trattati in terapia intensiva. Per questo motivo, è importante l’erogazione di un’assistenza sanitaria del più alto livello possibile» ha concluso Wood.

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    Due tumori insieme per Violante Guidotti Bentivoglio

    Testimonianze
    di Valeria GhittiPubblicato il: 15-12-2020

    La moglie dell’ex ministro Calenda si è trovata a combattere nel 2017 una duplice battaglia contro il cancro, al sangue e al seno. Che poi ha scelto di raccontare.
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    Sanihelp.it – Violante Guidotti Bentivoglio non è un personaggio famoso nel senso più comune della definizione: vive lontano dai riflettori, è manager della comunicazione finanziaria ed è nota per lo più come mogliw dell’ex ministro Carlo Calenda. Di lei si è cominciato a parlare proprio quando l’allora ministro scelse di abbandonare gli impegni pubblici per starle vicino nel momento della malattia.
    Si, perché nel 2017 si è ammalata e non di una sola patologia: «Dopo tre mesi di mal di testa atroci, lividi, dolori alle ossa mi ricoverano d’urgenza al Policlinico Gemelli di Roma con una diagnosi di leucemia. I sintomi sono quelli da manuale della patologia, a cui io non avevo dato importanza. Gli esami eseguiti per inquadrare meglio la situazione, rivelano che c’è anche un tumore del seno» racconta in un’intervista  rilasciata a giugno 2020 a Io Donna. «Non possono intervenire subito, però, perché la chemioterapia impiegata per combattere la leucemia riduce drammaticamente le difese immunitarie. Ma ho la fortuna che quella chemio valga anche per la neoplasia al seno. Finito il ciclo, mi operano e seguo poi l’iter normale della cura, facendo la radioterapia. Per vincere la leucemia, che si riaffaccia, mi sottopongo poi al trapianto di midollo osseo».
    Nell’intervista parla anche di un’altra fortuna: quella di aver avuto costantemente al suo fianco la famiglia che, in un certo senso, si è ammalata con lei. La madre, i figli, il marito, le amiche, le compagne di stanze: tutti hanno avuto un ruolo important,e perché spiega: «Il legame con gli altri diventa la forza, ti insegna che la rabbia che ti cova dentro non aiuta a guarire. Se non la incanali per combattere, per te e per gli altri. […]Avere accanto chi riesce a guardare a te per quello che tu eri e a trattati per quello che tu eri, è importantissimo».
    Ed anche per questo ha scelto di entrare in Komen Italia, associazione nazionale di e per le donne operate di tumore al seno, e di raccontare pubblicamente la sua esperienza. «Ho sposato la loro battaglia per portare a tutte gli screening di prevenzione, ecografie e mammografie, e per sostenere le donne malate. L’ho fatto per restituire quanto ho ricevuto dagli altri» chiarisce. Se, infatti, per la leucemia non c’è prevenzione, per il cancro al seno sì. «Scoprire la patologia in fase precoce fa la differenza: aumenta le possibilità di guarigione, e permette di curarsi con terapie meno invasive. E siccome oggi il tumore al seno colpisce una donna su nove, questo è un messaggio importantissimo da far circolare». E ci mette la faccia e la sua storia perché« Chi si ammala di tumore ha  bisogno del sostegno di chi lo può capire. […] Se non ci sei passato, per immedesimarsi in questa situazione ci vuole una intelligenza straordinaria».

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    Tintura madre di eucalipto, uso e controindicazioni

    Rimedi alternativi
    di Stefania D’AmmiccoPubblicato il: 15-12-2020

    Come utilizzare questo preparato per aiutare le vie respiratorie, ma anche per ridurre le infiammazioni a livello delle vie urinarie
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    Sanihelp.it – L’eucalipto è una pianta conosciuta soprattutto per il suo aroma inconfondibile, ed è per questo che ormai da secoli viene usata soprattutto per proteggere le vie respiratorie.
    Esistono diversi metodi per utilizzare l’olio che si può estrarre da questa pianta, ricco di polifenoli, flavonoidi e tannini.
    Uno di questi è sicuramente la tintura madre di eucalipto, utilizzata in fitoterapia soprattutto in caso di raffreddore, tosse e per il trattamento dei casi di sinusite.
    L’estratto idroalcolico della pianta, inoltre, riesce a svolgere un’azione antibatterica e antisettica, che aiuta anche coloro che soffrano di infezioni a livello urogenitale (come al cistite e la candidosi) e anche per ridurre gli odori sgradevoli.
    Infine, l’eucalipto può aiutare a regolare in modo naturale la glicemia del sangue, diventando un rimedio utile per i diabetici.
    La tintura madre di eucalipto si prepara usando le foglie, che verranno raccolte da aprile a novembre. La tintura si prepara con un rapporto tra le foglie e il solvente di 1:10, con una gradazione alcolica di 55% volumi.  
    Se, quindi, si può preparare anche a casa la tintura madre di eucalipto, sarà consigliato l’acquisto in erboristeria.
    Sarà anche un’occasione durante la quale informarsi presso il proprio medico o erborista in merito alle controindicazioni.
    Infatti, la tintura madre dovrebbe essere ben preparata, così da avere la giusta diluizione, altrimenti possono comparire sintomi come la nausea, il vomito e la diarrea.
    Inoltre, la tintura madre non andrà assunta nel caso in cui si soffra di malattie del tratto gastrointestinale e delle vie biliari. Anche le malattie del fegato costituiscono un ostacolo alla sua assunzione, così come lo stato di gravidanza e di allattamento.  
    La tintura madre, seppure con posologie diverse a seconda delle situazioni, potrà essere assunta così: da 30 a 40 gocce, 2-3 volte al giorno diluite in acqua.

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:Healthline© 2020 sanihelp.it. All rights reserved.

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