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    Verbasco, la pianta che aiuta contro la tosse

    Rimedi alternativi

    di Stefania D’AmmiccoPubblicato il: 16-11-2021

    Il verbasco, spesso chiamato anche Tasso Barbasso, è un vegetale dalle mille proprietà, soprattutto per il periodo autunnale

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    Sanihelp.it – Una pianta molto comune e spesso non utilizzata in erboristeria.
    Si tratta dal Verbasco, anche chiamato Tasso Barbasso, un vegetale che si trova in tante aree del nostro Paese, e che può aiutare nel caso in cui si manifestino diversi disturbi legati soprattutto all’arrivo dei primi freddi.
    Questa pianta, infatti, è ricca di sostanze che possono aiutare contro la tosse, e non solo.
    La tosse per la quale il vegetale è più adatto è la così detta tosse secca, in quanto la pianta può agire come sedativo naturale.
    Inoltre, la si potrà utilizzare come antinfiammatorio per tutta una serie di problematiche legate alle vie respiratorie, dalla bronchite al semplice raffreddore, sempre non abbandonando l’uso dei rimedi previsti dal proprio medico.
    È spesso utilizzato anche per la tracheite, e come diuretico per aumentare, quindi, la minzione giornaliera, così come per il mal d’orecchi, con formulazioni non alcoliche, adatte all’inserimento nell’orecchio.
    Il modo migliore per assumere questo tipo di vegetale è la tintura madre, che ci si potrà procurare in erboristeria.
    Per gli adulti sono previsti dosaggi più alti rispetto a quelli previsti per i bambini, ma sarà sempre il medico, o l’erborista, a consigliare l’uso.
    Per chi ami le tisane, sarà possibile anche farsi preparare un composto a base di Tasso Barbasso da bere un paio di volte al giorno fino alla scomparsa dei sintomi.

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    Per la Clerici la menopausa «è una gran rottura di scatole»

    Donne

    di Valeria GhittiPubblicato il: 16-11-2021

    Prima le vampate, poi il cambiamento del corpo hanno destabilizzato la conduttrice, che si è concentrata su alimentazione e sport per affrontare gli inconvenienti di questa fase.

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    Sanihelp.it – «Era ottobre 2017 e all’improvviso il ciclo mestruale si è interrotto. Mi sono detta, all’inizio, che figata, non ho più la scocciatura delle mestruazioni, niente più mal di pancia, antidolorifici…. E invece avrei preferito avere quelle scocciature il più a lungo possibile. Perché diciamolo: la menopausa è una grande rottura di scatole». Parole di Antonella Clerici che, in una intervista rilasciata al magazine Ok salute e benessere ha rivelato il modo in cui ha affrontato questo delicato momento della vita femminile.
    Tra gli effetti indesiderati della menopausa la conduttrice ha ricordato innanzitutto le vampate, che ha cercato di affrontare con autoironia, mentre ha definito destabilizzante il cambiamento del corpo che si è trovata a vivere: «Improvvisamente ero diventata spessa; non grassa, spessa. La pelle era diversa e non era una questione di peso o ritenzione idrica: ero proprio grossa. I vestiti non mi entravano e le costumiste erano costrette a cercare ogni giorno l’abito più giusto per me. Non è stato semplice fare i conti con questa nuova fisicità, soggetta per di più al giudizio di milioni di persone» ha ammesso.
    Non si è lasciata abbattere e ha tentato la strada della terapia ormonale sostitutiva prima e della fitoterapia dopo, ma in entrambi i casi si è trovata a fare i conti con effetti collaterali: dolori addominali, nausea, mal di testa, malessere generale e aumento di peso nel primo caso e problematiche all’endometrio nel secondo. Ha quindi chiesto aiuto alla sua nutrizionista di fiducia, Evelina Flachi, che l’ha aiutata a riorganizzare la propria routine alimentare, anche per contrastare l’ipercolesterolemia che la menopausa ha portato con sé.
    «I risultati più soddisfacenti, però, li ho raggiunti aggiungendo alla dieta l’allenamento aerobico. Mi sono resa conto che la corsa o la passeggiata veloce sono le attività che più si sposano con la mia fisicità, che per snellirsi ha necessità di movimento costante. Per tale motivo mi impegno nel trovare un’ora, almeno tre volte alla settimana, da dedicare allo sport. Quando mi capita di non riuscirci sto male perché mi sento subito appesantita e poco energica» ha spiegato. «Ogni giorno prendo, inoltre, una bustina da sciogliere nell’acqua che contiene tutte le vitamine e i sali minerali di cui ho bisogno. In questo modo, e senza l’assunzione di ormoni o medicine (salvo quella per il colesterolo), sono riuscita a perdere i chili in eccesso e a controllare gli effetti della menopausa».

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    Linfoma di Burkitt: guarire si può

    Tumori: prevenzione e terapie

    di Elisa BrambillaPubblicato il: 16-11-2021

    Colpisce maggiormente i bambini, ma può comparire a qualsiasi età

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    Sanihelp.it – Il linfoma di Burkitt prende il nome dal chirurgo D. Burkitt, che per primo ne descrisse la sintomatologia intorno alla metà del Novecento.I linfomi sono tumori del sistema linfatico, in quanto originano dai linfociti, che sono le cellule deputate alla difesa dell’organismo.Possono essere suddivisi in linfomi di Hodgkin e linfomi non Hodgkin e il linfoma di Burkitt è un tipo di linfoma non Hodgkin che origina dai linfociti B, è aggressivo e cresce e si diffonde molto rapidamente. Colpisce più frequentemente i bambini e i giovani adolescenti, più i maschi che le femmine.I sintomi possono includere ingrossamento dei linfonodi del collo, delle ascelle o dell’inguine, febbre, perdita di peso, stanchezza e malessere generale, dolore al petto e difficoltà di respirazione.Il linfoma di Burkitt è associato al virus di Epstein Barr (EBV), al virus dell’immunodeficienza umana (HIV) o a mutazioni genetiche.Per la diagnosi è fondamentale la visita medica, per verificare la presenza di linfonodi ingrossati tramite la palpazione delle regioni del collo, delle ascelle e dell’inguine, analisi del sangue e delle urine, indagini per immagini (raggi X, TAC, risonanza magnetica e tomografia a emissione di positroni, PET), biopsia dei linfonodi e prelievo di midollo osseo.Il trattamento di elezione è la chemioterapia, che deve iniziare il più presto possibile. La cura, oltre che rapida, deve essere personalizzata e di solito c’è una buona percentuale di successo, specialmente con i bambini. La ricerca sta comunque andando avanti, concentrandosi sui farmaci mirati, le cosiddette targeted therapy, sempre più efficaci e con minori effetti indesiderati.

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    Pelizzari si conferma testimonial per la salute prostatica

    Uomo

    di Valeria GhittiPubblicato il: 09-11-2021

    Torna la campagna di sensibilizzazione per la prevenzione del tumore prostatico, Metti un baffo a novembre. E il campione di apnea dà ancora il suo contributo.

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    Sanihelp.it – Il tumore alla prostata è il tumore più frequente nella popolazione maschile, in Italia sono quasi 40 mila le nuove diagnosi ogni anno, che rappresentano quasi il 20 per cento di tutti tumori maschili. La ricerca scientifica ha fatto enormi progressi nel trattamento e nella cura di questo tumore, ma il primo passo deve essere fatto innanzitutto dagli uomini con la prevenzione, perché un esame in più può salvare la vita favorendo una diagnosi precoce, un trattamento tempestivo e una prognosi più favorevole.
    Per sensibilizzare sull’importanza della prevenzione di questo tumore maschile, Janssen Oncology, con il patrocinio di Europa Uomo, Fondazione Pro e Salute Uomo, promuove a novembre, mese dedicato alla prevenzione e cura della salute maschile, la campagna Metti un baffo a novembre, con riferimento all’ormai popolare simbolo – i baffi appunto – della prevenzione per questo tipo di tumore.
    L’iniziativa nasce da una sfida importante: convincere gli uomini a fare la visita urologica per il tumore alla prostata, superando i tabù e le barriere culturali insieme alla ritrosia a farsi visitare perché «far emergere il problema è il modo migliore di affrontarlo». Il campione mondiale di apnea Umberto Pelizzari presta il suo volto come testimonial anche della campagna 2021, rinnovando per il secondo anno il suo impegno e sostegno per diffondere la conoscenza dell’importanza della prevenzione in questo ambito. La determinazione e la costanza con cui ha intrapreso il suo percorso sportivo e personale, sono valori in linea con il messaggio della campagna. La prevenzione, infatti, ha bisogno di determinazione, per non rimandare controlli e visite, e di costanza, perché diventi una buona abitudine nella quotidianità degli uomini.
    La campagna è attiva durante il mese di novembre. Al centro il sito Oncovoice.it, che costituisce un vero e proprio punto di riferimento per i pazienti e che consente approfondimenti sulla patologia, con numerose informazioni e consigli. Inoltre, per diffondere maggiormente il messaggio e sensibilizzare la popolazione sul tema saranno coinvolti altri personaggi famosi – uno tra tutti l’ex calciatore, oggi commentatore sportivo, Giuseppe Bergomi – che condivideranno sui loro social post e stories per parlare della campagna. Il grande pubblico sarà a sua volta invitato ad amplificare il messaggio e, attraverso le installazioni in giro per le città, potrà diventare protagonista della campagna #MettiUnBaffoaNovembre.

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    Un gesto generoso: la donazione dei capelli

    Tumori: prevenzione e terapie

    di Elisa BrambillaPubblicato il: 02-11-2021

    Una ragazzina ha dato il via a una gara di solidarietà

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    Sanihelp.it – Si chiama Greta, ed è la figlia di un medico che lavora all’Istituto Oncologico Veneto (IOV) di Padova, la bambina che qualche mese fa ha deciso di raccogliere i suoi capelli in una lunga treccia per donarla alle pazienti del suo papà, in modo che potessero avere una parrucca di capelli veri.Questo perché la chemioterapia alla quale viene sottoposto chi è colpito da un tumore ha tra gli effetti collaterali proprio la perdita dei capelli. Il gesto di Greta ha dato il via a una vera e propria gara di solidarietà e tante donne e ragazze hanno deciso di seguire il suo esempio, così che allo IOV sono state donate moltissime trecce.Lo rivela l’associazione veronese La cura sono io, che si è occupata di trasformare in parrucche i capelli donati.Il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, venuto a conoscenza dell’iniziativa ha commentato: «La sofferenza di una donna malata di tumore va oltre il dolore fisico. C’è quello morale legato anche alle conseguenze estetiche delle cure. Da queste ragazze e donne è partito e arrivato a destinazione un commovente messaggio d’amore, che spero trovi una grande emulazione.Il gesto di Greta è diventato contagioso e per questo ringrazio e abbraccio protagonisti e protagoniste di questa bella storia di solidarietà e auguro alle donne che riceveranno queste parrucche di guarire e tornare presto ad avere i propri capelli – conclude – Con gli oncologi veneti sono in ottime mani».Chi volesse donare i propri capelli cosa deve fare? Per prima cosa è necessario interpellare le associazioni che si occupano di realizzare le parrucche per i malati oncologici. I capelli devono essere sani, senza doppie punte, devono essere legati in una coda o in una treccia, e per il taglio è meglio farsi aiutare da un parrucchiere.

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    Francesca Neri soffre di cistite interstiziale

    Malattie rare

    di Valeria GhittiPubblicato il: 02-11-2021

    L’attrice è da anni lontana dalla scene e ne ha raccontato il motivo in un libro e in alcune recenti interviste. Ha anche pensato al suicidio.

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    Sanihelp.it – Da alcuni anni Francesca Neri convive con una malattia cronica, la cistite interstiziale. Anche se il nome potrebbe erroneamente far pensare all’infezione batterica della vescica, questa condizione è ben differente. Nota anche come sindrome della vescica dolorosa, è riconosciuta tra le malattie rare, colpisce più le donne degli uomini e consiste in una infiammazione cronica della parete vescicale che, come si legge sul sito dell’Associazione Italiana Cistite Interstiziale (AICI) comporta dolore pelvico, pressione o disagio legato alla vescica associato a sintomi del basso tratto urinario (come un persistente e urgente bisogno di urinare). Non ci sono infezioni. Il dolore può coinvolgere vescica, uretra, genitali, pavimento pelvico, zona perianale, addome, zona lombo-sacrale e può estendersi anche alle gambe.
    Una condizione che può diventare davvero invalidante. E lo testimonia la stessa attrice, che, recentemente intervistata dal Corriere della Sera, ha rivelato: «Ho accarezzato l’idea del suicidio. Ho passato mesi a giocare a burraco online di notte. Il mio lockdown è durato tre anni. E quando è arrivato per tutti, con la pandemia, sono stata meglio perché condividevo la situazione degli altri». Tre anni, perché tanto è durata la fase acuta della malattia, ma, come chiarisce, non è finita: «Non ne sono fuori, non si guarisce: impari a gestirla e a non provocarla in modo che non sia invalidante». Intervistata sullo stesso tema da Silvia Toffanin ha chiarito ulteriormente le difficoltà di convivere con questa malattia: «Il dolore fisico costante ti fa perdere il controllo di te stesso, e io non l’avevo mai perso; mi ha fatto perdere i contatti con la realtà».
    Nel frattempo le ha provate tutte: «Urologia, Agopuntura, ayurveda, nutropuntura, ozonoterapia. Fino al luminare che mi proponeva un massaggio intravaginale. Ma che mi faccio penetrare da uno sconosciuto?» ha dichiarato ancora al Corriere. Poi ha cominciato a stare meglio: «Ho trovato un equilibrio, devo imparare a difenderlo. Ho cominciato a privarmi di cose che potevano scatenare una reazione. L’aria condizionata, il caldo, certi cibi. La vescica è una parete e se viene lesionata si creano ferite interiori».
    Si è confrontata anche con tante donne nella sua stessa condizione: «io che non credo ai social, sono stata in una chat di donne che soffrono questa patologia. Un po’ come gli alcolisti anonimi». E ha scritto un libro, Come carne viva (edito da Rizzoli), dove racconta quello che ha vissuto in questi anni. Al riguardo ha spiegato a Verissimo: «Ė stata la mia terapia. Volevo condividere con altre persone che hanno vissuto la stessa cosa, mettere un punto e andare oltre».

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    Formicolio agli arti, i rimedi naturali

    Cure alternative

    di Stefania D’AmmiccoPubblicato il: 26-10-2021

    Come attenuare questo fastidioso disturbo senza effetti collaterali e recuperando una buona qualità della vita

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    Sanihelp.it -Il formicolio agli arti, alle mani e ai piedi, può essere davvero fastidioso.
    Esistono davvero moltissimi motivi per i quali questo sintomo si può presentare, e sarà sempre bene, nel caso in cui il formicolio continui per diverso tempo, rivolgersi al proprio medico.
    Infatti, se nella maggior parte si può trattare di motivazioni prettamente meccaniche, come accade a chi abbia infiammazioni a livello della schiena, in altri casi il formicolio può essere la spia di un problema sistemico più grande.
    In ogni caso, per poter gestire al meglio questo sintomo, oltre alle indicazioni mediche, esistono alcuni rimedi naturali che potrete mettere in pratica.
    Il primo consiste nell’assumere un integratore a base di curcuma e piperina. Questi due componenti consentono di eliminare le infiammazioni e di ridurre, quindi, anche il formicolio agli arti.
    La curcuma può essere usata anche per fare un massaggio alle parti colpite dal problema. Si realizzerà una pasta a base di curcuma e acqua e si massaggerà la pasta sulle parti colpite. Bisognerà fare attenzione al fatto per il quale la curcuma colori la pelle! Si consiglia, quindi, di non lasciare la pasta per troppo tempo sulla superficie dell’epidermide.
    Un altro rimedio antinfiammatorio è l’aglio. Esistono appositi preparati a base di aglio grazie ai quali è possibile ottenere i benefici legati a questo vegetale senza l’effetto collaterale dell’odore.
    La cannella è un altro ottimo rimedio per i formicolii. Si potrà assumere internamente in questo modo: in un bicchiere d’acqua tiepida si mescolerà un cucchiaio di cannella in polvere. Per chi voglia si potrà anche aggiungere un cucchiaino di miele. Si berrà la miscela al mattino a digiuno per una settimana.
    Un ottimo rimedio è anche costituito dall’uso degli impacchi caldi e freddi, che riattivano la circolazione. Si preparerà un impacco caldo da appoggiare sulle parti interessate, e si lascerà in posa per cinque minuti. Si farà seguire l’impacco dall’immersione o lo strofinamento delle parti con acqua fredda. Si potrà ripetere diverse volte.
    Infine, l’agopuntura è un ottimo rimedio per chi soffra da tempo di formicolii agli arti e di parestesie in generale. Infatti, consentirà di riattivare sia la circolazione sia il normale funzionamento del sistema nervoso.

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    Cosa è successo a Linda Evangelista

    Bellezza

    di Valeria GhittiPubblicato il: 26-10-2021

    L’ex top model ha rivelato di aver subito un raro effetto collaterale di un trattamento estetico cui si è sottoposta 5 anni fa. Vediamo di cosa si tratta.

    © Instragram (profilo ufficiale di Linda Evange

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    Sanihelp.it – La top model canadese Linda Evangelista ha recentemente rivelato in un post su Instagram di essere rimasta «permanentemente deformata» dopo quella che doveva essere una procedura non chirurgica di routine.
    Cinque anni fa si è infatti sottoposta a un trattamento di CoolSculpting, nota anche come criolipolisi: è un trattamento che consiste nella rottura (lisi) delle cellule di grasso (lipo) attraverso l’azione del freddo (crio deriva dal greco e significa appunto freddo). Le cellule adipose sono infatti particolarmente suscettibili all’azione delle basse temperature e, una volta cristallizzate, vanno incontro ad apoptosi, ovvero a morte, e vengono poi eliminate dall’organismo, in modo graduale. In pratica, quindi, si elimina il grasso in eccesso attraverso il raffreddamento cutaneo localizzato.
    Ma nel caso di Linda Evangelista qualcosa è andato storto: «Ho sviluppato una iperplasia adiposa paradossa o PAH, un rischio di cui non ero stata informata prima di sottopormi alle procedure» ha scritto. Quello di cui parla è effettivamente un possibile effetto collaterale della criolipolisi, ma considerato estremamente raro (cioè non toglie che chi ha trattato la modella avrebbe dovuto informarla anche di questa possibilità): in pratica le cellule adipose trattate, invece di andare in apoptosi, vanno incontro a un aumento di volume, per cui si ha un effetto praticamente opposto a quello voluto.
    Non a caso l’ex modella si definisce sfigurata e irriconoscibile: «La PAH non solo ha messo in crisi le mie fonti di sussistenza, mi ha provocato anche una profonda depressione, profonda tristezza e un enorme disprezzo del mio aspetto. Sono diventata una reclusa» ha aggiunto. Dopo questa rivelazione ha anche fatto sapere di aver intentato una causa presso la corte federale di New York per chiedere 50 milioni di dollari alla società responsabile del trattamento cosmetico.

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