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In Alaska si vota l’orso più grosso, ma è questione di sopravvivenza

Come ogni anno torna negli States la Fat Bear Week, il concorso che dal 2014 nel Katmai National Park dell’Alaska dedicato agli orsi. Un contest tra i più discussi d’America, visto che chiunque voglia partecipare può votare online (entro il 30 settembre) scegliendo l’orso bruno tra i tanti che si preparano al letargo. Ma per comprendere a pieno perché la pinguedine dei plantigradi venga sottoposta al giudizio del web bisogna conoscere l’importanza che questa rappresenta per superare i mesi più duri.

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Alla fine della bella stagione gli orsi sono costretti a prepararsi per il letargo stagionale, durante il quale entreranno in un sonno profondo interrompendo alcune funzioni corporali tra cui nutrirsi ed eliminare liquidi e solidi, mentre la frequenza cardiaca e il metabolismo subiscono un brusco rallentamento che durerà mesi. Si tratta di un cambiamento radicale in funzione dell’adattamento, soprattutto se consideriamo che alcuni orsi in Alaska come in Scandinavia possono trascorrere anche sette mesi nelle loro tane durante l’inverno.

La dieta prima del letargo

Il letargo è una forma di adattamento fondamentale che permette agli orsi di conservare a lungo le energie durante i mesi più freddi, quando le condizioni meteorologiche sono avverse e il cibo in natura scarseggia. Per questo il peso corporeo è un aspetto indispensabile per la loro sopravvivenza. Alle femmine questo grasso è anche necessario per portare a termine la gravidanza ed allattare la prole. Questa fase di riposo è preceduta da una iperfagia, un periodo cioè di alimentazione vorace durante il quale gli orsi mangiano spesso per poter accumulare la massa grassa necessaria per superare l’ibernazione. In questa fase il fabbisogno calorico può raggiungere picchi molto elevati, fino a 20 mila kilocalorie al giorno, portando l’animale a ingrassare notevolmente e a minimizzare i dispendi energetici.

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In Europa d’estate gli orsi cambiano la loro dieta per nutrirsi di frutta (soprattutto bacche), ghiande e noci, andando anche a caccia di prede. Ma è in Alaska che l’orso bruno diventa un campione di massa grassa, visto che alcuni esemplari possono raggiungere i 650 kg, più del doppio di quella dei loro cugini europei.

Uno degli orsi in concorso (foto: Fat Bear Week) 

In particolare, l’orso bruno dell’Alaska si nutre perlopiù di salmone, un alimento ipercalorico, concentrandosi soprattutto sulle uova e sul cervello, ricchi di grassi, e può arrivare a divorare fino a 40 pesci al giorno. Si tratta di un apporto calorico eccezionale, che va dalle 20 mila alle 100 mila calorie quotidiane, cosicché l’animale arriva ad aumentare di peso più di 2 kg al giorno.

Una questione di vita o di morte

Non si tratta però solo di peso corporeo. La Fat Bear Week è una full immersion nelle sfide che ciascuno degli esemplari del parco sotto osservazione deve affrontare per poter superare i mesi successivi. Gli orsi bruni maschi non hanno vita facile, ma le femmine devono affrontano sfide perfino maggiori: se non riescono ad accumulare abbastanza grasso corporeo, rischiano di perdere intere cucciolate a causa del dispendio energetico richiesto dall’allevamento dei cuccioli. I più giovani poi sono anche vulnerabili agli attacchi di altri orsi, in particolare dei maschi, che possono uccidere i cuccioli per eliminare la concorrenza e accorciare il periodo di calore della madre, aumentando le proprie possibilità di riprodursi. Combattere con i rivali per il cibo, il territorio o l’accoppiamento vuol dire subire ferite o ammalarsi, se non morire, e via via con gli anni adattarsi vuol dire competere contando solo sulle proprie forze.

Così chi vota online per l’orso che ha più chance di sopravvivenza grazie alla stazza si troverà magari a favorire una femmina che deve badare ai cuccioli o magari a un orso anziano sfavorito in confronto ad esemplari più giovani e forti. Insomma, quello che può sembrare un contest dedicato agli orsi sovrappeso in realtà mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla conservazione, a sostenere la difesa dell’habitat e a promuovere il coinvolgimento del pubblico nei confronti della fauna selvatica.

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Nel frattempo, la crisi climatica sta avendo un impatto anche sul letargo degli orsi. I cambiamenti nei ritmi stagionali fanno sì che le loro principali risorse alimentari, come bacche e salmone, si sovrappongano, e alcuni orsi potrebbero modificare la loro dieta. Questo può alterare gli ecosistemi e potenzialmente portare a squilibri nutrizionali e a cambiamenti comportamentali.

Nei Monti Cantabrici in Spagna, ad esempio, gli inverni più miti hanno portato gli orsi bruni a rimanere attivi durante l’inverno, un periodo rischioso durante il quale il cibo scarseggia e i cuccioli sono vulnerabili. Al contrario, alcuni orsi possono essere spostati in aree meno ricche di cibo, costringendo altri che attualmente si nutrono di salmone a entrare nelle tane prima e a rimanervi più a lungo, perdendo opportunità di alimentazione cruciali. Per questo il Parco Nazionale Katmai rilancia con la Fat Bear Week: di questi tempi votare un orso può aiutare a salvare un intero ecosistema.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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