Infortuni
La sciatrice ha vinto l’argento in discesa libera solo due settimane dopo un parziale infortunio al ginocchio. Scopriamo cosa ha contribuito al recupero.
Sanihelp.it – Lo scorso 23 gennaio, a Cortina, Sofia Goggia ha rimediato, cadendo in pista, una lesione parziale al legamento crociato sinistro e una piccola frattura al perone. Un infortunio che avrebbe potuto costarle la partecipazione alle Olimpiadi invernali di Pechino, in programma dal 4 febbraio. E invece siamo qui a esultare per quello che sembra una sorta di miracolo: la discesista azzurra non solo ha partecipato, ma il 15 febbraio, a distanza di soli 23 giorni dall’infortunio, è riuscita anche a piazzarsi sul secondo gradino del podio, conquistando l’argento.
Un recupero in extremis che si deve anche alla medicina rigenerativa. «Siamo orgogliosi di aver contribuito, insieme al suo coraggio e volontà di ferro, e ai suoi preparatori atletici, all’incredibile recupero e straordinario risultato di Sofia» commenta infatti Claudio Zorzi, chirurgo ortopedico, direttore del Dipartimento di Ortopedia e Traumatologia dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (VR) cui la campionessa bergamasca ha affidato il ginocchio sinistro dopo la rovinosa caduta di Cortina.
Appena due settimane prima della gara, Sofia è stata sottoposta a un trattamento con PRP infiltrato nel legamento parzialmente lesionato. Il PRP (plasma ricco di piastrine) è un gel che si ottiene da un normale prelievo di sangue venoso del paziente, che viene successivamente centrifugato per ottenere un composto concentrato di plasma e piastrine che viene quindi iniettato all’interno dell’articolazione con una semplice infiltrazione. «Ė una procedura largamente applicata sulle articolazioni del ginocchio, dell’anca e della spalla soprattutto in presenza di artrosi che, all’IRCCS di Negrar, con oltre 6mila trattamenti l’anno, registra una delle casistiche più ampie a livello internazionale» spiega Zorzi. «L’impiego sui legamenti crociati è invece più recente ed esistono ancora pochi casi trattati».
Quello di Sofia Goggia è appunto uno di questi. «I fattori di crescita presenti nel preparato ematico stimolano il processo riparativo del tessuto, trasformandosi in una potente medicina biologica ad alto effetto anti-infiammatorio. Il primo beneficio per il paziente è la scomparsa del dolore, come la stessa Goggia ha riferito. Si tratta di una metodica di medicina rigenerativa, semplice, mininvasiva e ben tollerata, che richiede un intervento di una decina minuti. Il paziente viene dimesso dopo qualche ora di osservazione» conclude Zorzi.