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L’Ue continua a fare passi indietro sull’ambiente, e la AEA avverte: “Lontani dagli obiettivi”


Per i più scettici si è passati da un corposo calice di sforzi condivisi sull’ambiente a un bicchiere mezzo vuoto e totalmente annacquato. Per i più ottimisti invece i ripensamenti sul Green Deal – con regole meno severe e semplificazione della burocrazia per le aziende – daranno nuovo impulso alla battaglia climatica. Nel mezzo, c’è il futuro ambientale e climatico dell’Unione Europea che però, secondo la stessa Agenzia ambientale europea, è attualmente più nero che verde.

Riduzione emissioni e pacchetto Omnibus, cosa cambia

Nelle ultime settimane l’Unione Europea ha varato modifiche al pacchetto Omnibus, concordato i suoi obiettivi climatici e ha dato il via a una serie di modifiche che riguardano i futuri impegni green. Se c’è l’intesa per un obiettivo climatico giuridicamente vincolante per ridurre le emissioni di gas serra del 90% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2040 e di acquistare crediti di carbonio esteri per coprire il 5% dei tagli alle emissioni – uno sforzo maggiore ad altri Paesi (come la Cina) – questo piano rimane però al di sotto da quanto raccomandato dagli scienziati ed è più debole dei piani originali di Bruxelles. In settimana si è poi deciso, dopo mesi di pressioni da parte di aziende e anche governi, per ridimensionare le leggi sulla trasparenza in materia di sostenibilità: le aziende avranno meno obblighi di rendicontazione sulla sostenibilità e di controllare le proprie catene di fornitura per individuare violazioni dei diritti umani e danni ambientali. In sostanza, sono svincolate da vincoli sui piani per ridurre le emissioni a zero e gli investitori avranno meno certezze per identificare quali aziende siano veramente impegnate nel green, dall’altra parte però – grazie a regole più semplici e minore burocrazia – le imprese (soprattutto quelle medio-piccole) potrebbero trovare nuovo slancio finanziario. Per ora sono poi state rinviate al 2028 anche le applicazioni della tassa sulle emissioni di carbonio per edifici e trasporti su strada. In generale, dopo mesi di progressivo smantellamento del Green Deal, la sensazione è quella che l’Ue punti a dare più chance alla competitività svuotando passo dopo passo gli impegni sulla sostenibilità che aveva preso. Altro passaggio destinato a far discutere è poi quello relativo all’espansione delle reti elettriche europee. Abbiamo una rete obsoleta e servono più garanzie per la transizione energetica basata sulle rinnovabili che possa permettere la decarbonizzazione: per accelerare i lavori di elettrificazione in tutti i settori sono state proposte modifiche al regolamento delle reti transeuropee (TEN-E) in modo da conferire più poteri di condurre una pianificazione direttamente alla Commissione Ue, piani da aggiornare ogni quattro anni. Inoltre, con il Pacchetto Reti, viene accelerato anche il rilascio delle autorizzazioni per progetti energetici e infrastrutture, di fatto allentando le norme di pianificazione ambientali per le reti (che possono richiedere anche 10 anni).

La rabbia degli ambientalisti: “Autodistruzione”

Questo maggiore potere all’Ue e l’allentamento delle norme più stringenti sull’ambiente preoccupano però gli ambientalisti che temono come i permessi metteranno a rischio la natura già minacciata da crisi del clima e della biodiversità. Per Ioannis Agapakis dell’organizzazione ClientEarth queste modifiche “sono peggiori di quanto chiunque si aspettasse, con la Commissione europea che continua sulla sua strada di autodistruzione, con un impatto indubbio sulla natura dell’Unione europea, sulla salute dei suoi ecosistemi e sulla funzionalità dei suoi servizi ecosistemici”. Per rispondere, la responsabile dell’ambiente UE, Jessika Roswall, ha spiegato a tutti che “non c’è contraddizione tra elevati standard ambientali e competitività. Sono due facce della stessa medaglia: norme più chiare e semplici significano maggiore chiarezza e migliore attuazione, e una migliore attuazione apporta benefici al nostro ambiente e alla nostra economia”. Il tema continua ad essere molto divisivo e anche in Italia associazioni ambientaliste come WWF e Lipu hanno lanciato appelli contro “proposte che segnano l’ennesimo grave arretramento delle politiche ambientali dell’Unione europea e rischiano di demolire decenni di protezione della natura, con effetti immediati su aria, acqua, ecosistemi e salute pubblica” sostiene il WWF.

Per l’associazione “la Commissione procede senza una vera valutazione di impatto. Parla solo di tagliare costi amministrativi e tace sui costi enormi che ricadono sulla collettività: più inquinamento, più spese sanitarie, più ecosistemi degradati, più alluvioni e frane per eventi climatici estremi”. Il dito è puntato anche contro “la revisione al ribasso della Direttiva Quadro sulle Acque è motivo di forte allarme. I nostri fiumi e le nostre acque interne sono già in condizioni critiche. Allentare ulteriormente le norme significherebbe più inquinamento, maggiori rischi sanitari e una minore capacità di far fronte a eventi estremi come alluvioni e siccità”. Secondo Bernardo Tarantino, specialista Affari Europei e Internazionali del WWF Italia, “è il momento di fermare questa regressione e riaffermare con forza il ruolo dell’Unione europea come custode del bene comune”. La Lipu aggiunge inoltre che l’attuazione delle nuove disposizioni porterà “a un’ulteriore perdita di habitat e al declino delle specie nell’UE, con rischi di estinzioni molto elevati” e ricorda come anche le Direttive Uccelli e Habitat siano oggi a rischio. Per Claudio Celada, direttore Conservazione natura Lipu-BirdLife Italia “indebolirle ora non solo cancellerebbe decenni di progressi conquistati con fatica, ma spingerebbe anche l’UE verso un futuro in cui gli ecosistemi e le comunità che da essi dipendono sarebbero esposti a pericoli”.

L’Agenzia Europea dell’Ambiente: “Fuori strada su obiettivi green”

Per paradosso però a dare ragione alle associazioni ambientaliste sui “passi indietro” del Green Deal Ue c’è la stessa Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA). Da poche ore è infatti uscito un report in cui l’Agenzia scrive nero su bianco che “nonostante i progressi in settori chiave, l’Unione Europea resta probabilmente fuori strada per la maggior parte degli obiettivi ambientali del 2030”. Nella sua nuova valutazione l’AEA attraverso il giudizio e l’analisi di 28 indicatori principali (dalla mitigazione all’adattamento passando per inquinamento e biodiversità) sostiene infatti che “rispetto allo scorso anno, le prospettive sono peggiorate per tre indicatori, riflettendo la stagnazione della spesa ambientale, il continuo calo delle imposte ambientali e l’aumento delle perdite legate al clima, causato da eventi estremi più frequenti” e chiosa sottolineando come “nessuno dei 28 indicatori ha mostrato prospettive migliori”. Una conclusione che lascia però aperto anche a un interrogativo: forse dobbiamo ancora aspettare prima di vedere gli effetti positivi delle politiche verdi? Il problema, viste le attuali criticità climatiche e ambientali, è che non abbiamo poi così tanto tempo a disposizione.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml

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