“Piantiamo nuovi alberi. Conserviamo quelli che abbiamo e piantiamone di nuovi”. L’esortazione arriva dall’Arcivescovo di Bologna, il cardinale Matteo Maria Zuppi, alla presentazione del progetto Patrimonio bosco. Patrimonio di futuro, iniziativa che coinvolgerà i territori degli istituti diocesani dell’Emilia Romagna. Obiettivo: la tutela delle foreste. Al centro i crediti di sostenibilità, strumenti attraverso i quali verranno finanziati progetti di riforestazione e di messa in sicurezza di aree forestali sull’Appennino. Perché i boschi, ha ribadito il cardinale – che ha più volte richiamato “la cura del creato come una responsabilità collettiva che riguarda il bene comune e le generazioni che verranno” – non sono solo un patrimonio naturale, ma un’eredità da preservare e trasmettere. “Senza tutela dell’ambiente non può esserci un vero sviluppo né speranza per il domani”.
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Il richiamo a Papa Francesco
Il messaggio del presidente della Conferenza Episcopale Italiana si inserisce nel più ampio contesto di ecologia integrale promosso da Papa Francesco che più volte nella sua vita ha invitato sia credenti che non credenti, a guardare alla crisi climatica non solo come una questione ambientale, ma come imperativo morale e sociale che richiede cambiamenti profondi nelle scelte di vita e della società. “Perché se non c’è cura del patrimonio c’è incuria, non ci sono vie di mezzo – ha esortato il cardinale Zuppi – la tutela dell’ambiente e delle aree interne è anche un tema spirituale, di cura delle nostre radici, come germoglio di futuro. Per questo spero che ci siano altre iniziative come questa”. Il cardinale insiste sul concetto di lasciare a chi verrà un domani un mondo per lo meno non peggiore di quello di oggi: “Le aree interne vanno collegate e curate, sono le nostre radici e l’inizio di un nuovo futuro. Piantare qualcosa vuol dire che qualcuno poi lo vedrà”.
Il Parco nazionale calcolerà i crediti ambientali
“Patrimonio Bosco. Patrimonio di futuro”, nasce in collaborazione col Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano e con la regione Emilia-Romagna, per una gestione forestale innovativa. Il progetto si fonda sul calcolo dei crediti ambientali, ossia il valore ecologico rappresentato dalla capacità dei boschi di assorbire anidride carbonica e contribuire alla mitigazione del clima. In pratica, enti pubblici e privati possono acquistare i crediti ambientali per compensare le proprie emissioni, finanziando interventi di riforestazione, gestione sostenibile e protezione del patrimonio boschivo. Un’esperienza unica in Italia, sperimentale come spiegano Fausto Giovanelli e Giuseppe Vignali, presidente e direttore del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano: “Vendiamo crediti di sostenibilità alle aziende, loro li comprano e noi al 100% li ridiamo ai proprietari, che migliorano gestione e creano nuovi crediti. All’insegna di tutte le certificazioni e rendicontazioni del caso, a prova di green washing”. Ci crede Claudio Malizia, direttore generale istituto centrale per il sostentamento del clero, definendolo un “progetto pilota che stiamo seguendo con molto interesse. Contiamo che questi modelli possano essere replicati in tutta Italia, da altri istituti con le loro regioni”.
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L’esperienza, avviata nel 2018 ha avuto successo arrivando da 10mila ettari ai 30 mila attuali e generando più crediti di sostenibilità. Evidenzia Giovanelli: “Estendiamo ad alcune migliaia di ettari di proprietà verdi diocesane il modello di gestione dei boschi che abbiamo sviluppato fin qui nell’Alto appennino, con oltre 32 mila ettari di bosco pianificati e certificati, con assorbimento dell’anidride carbonica, la depurazione di acque e la tutela del suolo. Sosteniamo comunità ed enti pubblici, proprietari di aree demaniali, quindi, in modo che i boschi diventino a tutti gli effetti un grande patrimonio sostenibile. Oggi purtroppo ancora a metà tra abbandono e sfruttamento intensivo”. Il tutto, enfatizza ancora il presidente del parco, “con capacità migliori di resilienza al cambiamento climatico in questa terra tra Emilia e Toscana, che noi chiamiamo la nostra Amazzonia”.
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