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Ecoansia, ne soffre il 44% dei giovani. “Fate yoga e frequentate climate cafè”


Gli adulti, soprattutto quelli che devono prendere decisioni drastiche per il Pianeta, continuano a ignorare gli effetti della crisi del clima, ma fra i ragazzi lo sguardo al futuro c’è eccome, ed è decisamente più cupo. A tal punto , talvolta, da rinunciare persino a voler fare figli. Chi oggi è una persona di mezza età cresciuta magari negli Usa guidati da quel Donald Trump che definisce “truffa” il cambiamento climatico, negli anni Ottanta era abituato a un grave disastro climatico ogni quattro mesi: un adolescente americano nel 2025 li osserva una volta ogni tre settimane. Se a questo si aggiungono i video, le notizie e le immagini che ogni giorno, dall’Asia all’Africa passando per i Caraibi, mostrano gli impatti della devastazione dei fenomeni meteo intensi nel mondo, è comprensibile come nei ragazzi stiano aumentando sempre di più l’ecoansia e la solastalgia (la Treccani la definisce “stato di angoscia che affligge chi ha subito una tragedia ambientale provocata dall’intervento maldestro dell’uomo sulla natura”).

Coinvolto un campione di 3.600 giovani tra i 18 e i 35 anni

Un recente studio commissionato da Greenpeace e ReCommon all’Istituto Europeo di Psicotraumatologia e Stress Management (IEP) ci restituisce per esempio una fotografia dell’Italia dove per il 44% dei giovani intervistati “l’ansia generata dal cambiamento climatico ha un effetto negativo sul benessere psicologico nella vita di tutti i giorni”.

Quasi la metà di oltre 3600 giovani fra 18 e 35 anni, presi come campione, ha raccontato infatti di soffrire in qualche modo di ecoansia. Lo studio, pubblicato sul Journal of Health and Environmental Research e realizzato in collaborazione di Unione degli universitari (UDU) e Rete degli studenti (RdS) sostiene che “il 41% dei giovani intervistati associa il tema del cambiamento climatico a sentimenti di ansia per il futuro, il 19% a una sensazione di rabbia e frustrazione, il 16% ad impotenza e rassegnazione. Solo l’1% ha risposto affermando di sentirsi responsabile o di avere dei doveri nei confronti del Pianeta”.

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Paura per il futuro

La crisi del clima incide dunque “sul modo in cui immaginano il futuro, sulle decisioni quotidiane e persino sulle relazioni sociali” sostiene Rita Erica Fioravanzo, presidente dello IEP, ribadendo che “per tutelare i giovani, dobbiamo riconoscere la gravità del loro disagio e affrontarlo insieme alle cause strutturali del cambiamento climatico”.

Il forte collegamento fra ecoansia e un maggiore disagio psicologico generale è avvertito soprattutto tra chi sperimenta alluvioni, ondate di calore e minacce climatiche, per esempio “i giovani che vivono al Sud e nelle Isole, i quali presentano in media sia più preoccupazione per gli effetti della crisi climatica, sia in alcuni casi sintomi psicologici più intensi”. La fotografia italiana sull’ecoansia sembra andare di pari passo con quella britannica, recentemente descritta da un rapporto dell’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (UKHSA).

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In Gran Bretagna i coetanei esitanti ad avere i figli

In questo caso però si va anche oltre: ad esempio circa il 40% degli intervistati in Gran Bretagna ha affermato che il cambiamento climatico li ha resi esitanti ad avere figli , citando timori sulla sicurezza e le risorse future. Interessante, come in molti altri testi simili, che alla fine non si faccia un profondo riferimento alle cause principali della crisi del clima (le emissioni da fonti fossili) nella ricerca di soluzioni, ma vengano però suggerite ai giovani colpiti da ecoansia o solastalgia “la partecipazione ad attività di gruppo e comunitarie , tra cui yoga, citizen science e climate café, che è stata associata a una riduzione del disagio psicologico”.

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Più che frequentare cafè in Italia Greenpeace raccomanda invece che siano i governi a dare un segnale ai giovani per “riaccendere la speranza nel futuro agendo contro le cause della crisi climatica e facendo pagare ai suoi principali responsabili, le aziende del gas e del petrolio, i danni che stanno causando con le loro emissioni” sostiene Simona Abbate della campagna Clima di Greenpeace Italia.

Nel frattempo, tra l’azione che manca e l’ansia che cresce e si sviluppa fra i giovani, è sempre la realtà a fornirci purtroppo il quadro più nitido del futuro che è già qui: nelle ultime ore, in Marocco a Safi, alluvioni improvvise ucciso in poco tempo quasi 40 persone.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml

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