Il granchio blu potrebbe avere presto compagnia. Un nuovo ospite tropicale, a quanto pare, entra ufficialmente nella fauna marina italiana. Si tratta di Gonioinfradens giardi, un granchio originario del Mar Rosso e dell’Oceano Indiano che negli ultimi anni aveva già iniziato a espandersi nel Mediterraneo orientale. Ora, per la prima volta, la specie è stata individuata anche nelle acque italiane: è accaduto, nello specifico, a Portopalo di Capo Passero, in Sicilia sud-orientale. La scoperta, realizzata dal ricercatore catanese Francesco Tiralongo – figura di riferimento internazionale nello studio delle invasioni biologiche e già autore di importanti lavori sul “fenomeno granchio blu” – insieme alla biologa napoletana Paola Leotta, conferma un trend ormai consolidato nel Mediterraneo: specie nate per vivere in mari più caldi stanno avanzando sempre più verso ovest, spinte dal riscaldamento climatico e dalla loro notevole adattabilità. Il ritrovamento, avvenuto grazie alla collaborazione di un pescatore professionista, Alfonso Barone, da anni collaboratore esperto del progetto di citizen science “AlienFish”, nato su impulso di Tiralongo per monitorare le invasioni di specie aliena, è una femmina in parte danneggiata dalle reti, ma in perfetto stato di conservazione: era ancora viva quando tirata a bordo, catturata a poco più di 10 metri di profondità con una rete da posta. La specie è stata documentata e identificata grazie a un’attenta analisi morfologica condotta presso il laboratorio sulla fauna marina dell’università di Catania.
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Un’altra specie aliena che avanza verso ovest
La presenza di Gonioinfradens giardi nel Mediterraneo è relativamente recente: il primo avvistamento risale al 2010 a Rodi, in Grecia. Da allora il granchio ha progressivamente colonizzato varie aree dell’Egeo, del Levante e dello Ionio. Con il ritrovamento in Sicilia, la specie raggiunge il punto più occidentale mai documentato nel bacino, un’indicazione chiara del suo processo di espansione in corso. “È tuttavia molto probabile che la specie sia già più diffusa di quanto immaginiamo”, spiega Tiralongo. “Il problema è che assomiglia a diversi altri granchi della famiglia Portunidae, e può quindi passare inosservata ai pescatori meno esperti, ma anche ai biologi”. Il cambiamento climatico, con acque sempre più calde e condizioni ambientali più favorevoli a specie di origine tropicale, sta amplificando il fenomeno. A ciò si aggiunge la capacità ecologica del granchio di adattarsi a diversi habitat costieri, dalle praterie sommerse ai fondali sabbiosi.
Perché la scoperta è importante
L’arrivo di una nuova specie aliena non è mai un fatto neutro: può alterare gli equilibri ecologici, competere con specie autoctone, introdurre nuove dinamiche predatore-preda. “Non è ancora chiaro quale impatto avrà Gonioinfradens giardi sugli ecosistemi marini italiani, ma l’esperienza con altri crostacei invasivi, come il granchio blu americano, il Callinectes sapidus, rende necessario un monitoraggio attento e continuo”, annota Tiralongo. Il caso conferma anche l’importanza della collaborazione con il mondo della pesca. “L’esemplare è stato infatti consegnato da una famiglia di pescatori locali, che svolgono un ruolo essenziale nel riconoscere novità e segnalarle tempestivamente alla comunità scientifica tramite il progetto AlienFish”, spiega ancora il ricercatore. L’articolo scientifico sarà pubblicato nei primi mesi del 2026 sulla rivista internazionale “Mediterranean Marine Science”.
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Come cambia il Mediterraneo
Il Mediterraneo è oggi il mare con la più alta percentuale di specie aliene al mondo. Molte arrivano attraverso il Canale di Suez, altre tramite il trasporto navale, altre ancora sfruttano semplicemente il nuovo clima caldo del bacino. Questa nuova segnalazione conferma una tendenza ormai evidente: la biodiversità mediterranea si trova nel pieno di una trasformazione storica. “Non stiamo assistendo a fenomeni isolati – commenta Tiralongo – il mosaico di specie del Mediterraneo sta cambiando rapidamente. Documentare, monitorare e comprendere questi cambiamenti è fondamentale per predisporre strategie di gestione efficaci”. Il ritrovamento di Gonioinfradens giardi è quindi non solo un nuovo tassello nella mappa delle invasioni biologiche, ma anche un campanello d’allarme sul ritmo con cui il Mare Nostrum diventa sempre più tropicale.
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